“L’annuncio nasce dall’incontro con il Signore; ogni attivita’ cristiana, soprattutto la missione, comincia da li’. Testimoniarlo, infatti, significa irradiarlo; ma, se non riceviamo la sua luce, saremo spenti; se non lo frequentiamo, porteremo noi stessi anziche’ Lui, e sara’ tutto vano. Dunque, puo’ portare il Vangelo di Gesu’ solo chi sta con Lui. Ugualmente, pero’, non c’e’ stare senza andare. Infatti seguire Cristo non e’ un fatto intimistico: senza annuncio, senza servizio, senza missione la relazione con Lui non cresce”.
L’Udienza Generale del mercoledì
Lo ha detto oggi papa Francesco nell’udienza generale, in cui ha proseguito le sue catechesi sulla “passione di evangelizzare, lo zelo apostolico”. “L’annuncio non parte da noi – ha spiegato -, ma dalla bellezza di quanto abbiamo ricevuto gratis, senza merito: incontrare Gesu’, conoscerlo, scoprire di essere amati e salvati. E’ un dono cosi’ grande che non possiamo tenerlo per noi, sentiamo il bisogno di diffonderlo; pero’ nello stesso stile, nella gratuita’. In altre parole: abbiamo un dono, percio’ siamo chiamati a farci dono; c’e’ in noi la gioia di essere figli di Dio, va condivisa con i fratelli e le sorelle che ancora non lo sanno! Questo e’ il perche’ dell’annuncio”. Secondo il Pontefice, “Ecco che cosa va detto, prima di tutto e in tutto: Dio e’ vicino. Noi, predicando, spesso invitiamo la gente a fare qualcosa, e va bene; ma non scordiamoci che il messaggio principale e’ che Lui e’ vicino a noi. In effetti, e’ piu’ facile esortare ad amarlo che a lasciarsi amare da Lui.
Accogliere l’amore di Dio
Accogliere l’amore di Dio e’ piu’ difficile perche’ noi vogliamo essere sempre al centro, protagonisti, siamo piu’ portati a fare che a lasciarci plasmare, a parlare piu’ che ad ascoltare. Ma, se al primo posto sta quello che facciamo, i protagonisti saremo ancora noi. Invece l’annuncio deve dare il primato a Dio, e agli altri l’opportunita’ di accoglierlo, di accorgersi che Lui e’ vicino”. Inoltre, “il modo, lo stile e’ essenziale nella testimonianza”. E riprendendo le parole di Gesu’ – “Io vi mando come pecore in mezzo a lupi” -, il papa ha sottolineato che “non ci chiede di saper affrontare i lupi, cioe’ di essere capaci di argomentare, controbattere e difenderci. Noi penseremmo cosi’: diventiamo rilevanti, numerosi, prestigiosi e il mondo ci ascoltera’ e ci rispettera’. No, vi mando come pecore, come agnelli. Ci chiede di essere cosi’, di essere miti e innocenti, disposti al sacrificio; questo infatti rappresenta l’agnello:
mitezza, innocenza, dedizione. E Lui, il Pastore, riconoscera’ i suoi agnelli e li proteggera’ dai lupi. Invece, gli agnelli travestiti da lupi vengono smascherati e sbranati”.
La preghiera per l’Ucraina
In piu’, “dice di non appoggiarsi sulle certezze materiali, di andare nel mondo senza mondanita’”. “Il Signore invia tutti i discepoli, ma nessuno va da solo – ha concluso Francesco -. La Chiesa apostolica e’ tutta missionaria e nella missione ritrova la sua unita’. Dunque: andare miti e buoni come agnelli, senza mondanita’, insieme. Qui sta la chiave dell’annuncio. Accogliamo questi inviti di Gesu’: le sue parole siano il nostro punto di riferimento”.”E non dimentichiamo la cara e martoriata popolazione Ucraina, pregando affinche’ possano finire presto le sue crudeli sofferenze”. Lo ha detto papa Francesco al termine dell’udienza generale.