“Per il peccatore c’è sempre speranza di redenzione; per il corrotto, invece, è molto più difficile. Infatti i suoi falsi ‘sì’, le sue parvenze eleganti ma ipocrite e le sue finzioni diventate abitudini sono come uno spesso ‘muro di gomma’, dietro al quale si ripara dai richiami della coscienza. E questi ipocriti fanno tanto male”. E’ l’ammonimento di Papa Francesco che, affacciato alla finestra dello studio nel Palazzo Apostolico Vaticano per recitare l’Angelus con i fedeli e i pellegrini riuniti in Piazza San Pietro, così ha voluto introdurre la preghiera mariana, spiegando il vangelo di oggi, che “parla – dice Bergoglio – di due figli, ai quali il padre chiede di andare a lavorare nella vigna. Il primo risponde subito ‘sì’, ma poi non ci va. Il secondo, invece, al momento si rifiuta, ma poi ci ripensa e ci va”.
Le parole del Papa
“Guardiamo ora a noi stessi”, l’invito del Pontefice: “Quando sbaglio, sono disposto a pentirmi e a tornare sui miei passi? Oppure faccio finta di niente e vivo indossando una maschera, preoccupandomi solo di apparire bravo e per bene? In definitiva, sono un peccatore, come tutti, oppure c’è in me qualcosa di corrotto?”. Analizzando la parabola e riferendosi ai due figli del proprietario della vigna, Francesco spiega: “Che dire di questi due comportamenti? Viene subito da pensare che andare a lavorare nella vigna richiede sacrificio e che sacrificarsi costa, non viene spontaneo, pur nella bellezza di sapersi figli ed eredi. Ma il problema qui non è tanto legato alla resistenza ad andare a lavorare nella vigna, ma alla sincerità o meno di fronte al padre e di fronte a sé stessi. Se infatti nessuno dei due figli si comporta in modo impeccabile, il primo mente, mentre il secondo sbaglia, ma resta sincero. Guardiamo al primo figlio, quello che dice ‘sì’, ma poi non va. Egli non vuole fare la volontà del padre, ma non vuole nemmeno mettersi a discuterne e parlarci. Così si nasconde dietro a un ‘sì’, dietro a un finto assenso, che nasconde la sua pigrizia e per il momento gli salva la faccia. Se la cava senza conflitti, però raggira e delude suo padre, mancandogli di rispetto in un modo peggiore di quanto non avrebbe fatto con uno schietto ‘no’. Il problema di un uomo che si comporta così è che non è solo un peccatore, ma un corrotto, perché mente senza problemi per coprire e camuffare la sua disubbidienza, senza accettare alcun dialogo o confronto onesto. Il secondo figlio, quello che dice ‘no’ ma poi va, è invece sincero. Non è perfetto, ma sincero”.
LA speranza di redenzione
Certo, prosegue il pontefice, “ci sarebbe piaciuto vederlo dire subito ‘sì’. Non è così ma, per lo meno, manifesta in modo schietto e in un certo senso coraggioso la sua riluttanza. Si assume, cioè, la responsabilità del suo comportamento e agisce alla luce del sole. Poi, con questa onestà di fondo, finisce col mettersi in discussione, arrivando a capire di avere sbagliato e tornando sui suoi passi. È, potremmo dire, un peccatore, ma non un corrotto. E per il peccatore c’è sempre speranza di redenzione; per il corrotto, invece, è molto più difficile. Infatti i suoi falsi ‘sì’, le sue parvenze eleganti ma ipocrite e le sue finzioni diventate abitudini sono come uno spesso ‘muro di gomma’, dietro al quale si ripara dai richiami della coscienza”. Da qui l’invito del Papa: “Guardiamo ora a noi stessi e, alla luce di tutto questo, poniamoci qualche interrogativo. Di fronte alla fatica di vivere una vita onesta e generosa, di impegnarmi secondo la volontà del Padre, sono disposto a dire ‘sì’ ogni giorno, anche se costa? E quando non ce la faccio, sono sincero nel confrontarmi con Dio sulle mie difficoltà, le mie cadute, le mie fragilità? Quando sbaglio, sono disposto a pentirmi e a tornare sui miei passi? Oppure faccio finta di niente e vivo indossando una maschera, preoccupandomi solo di apparire bravo e per bene? In definitiva, sono un peccatore, come tutti, oppure c’è in me qualcosa di corrotto? Maria, specchio di santità, ci aiuti a essere cristiani sinceri”.
L’incontro del 6 ottobre con i bambini
“Oggi qui accanto a me potete vedere ci sono cinque bambini in rappresentanza dei cinque continenti”, ha detto Papa Francesco all’Angelus, affacciandosi alla finestra del Palazzo apostolico con accanto i cinque bimbi. “Insieme con loro – ha proseguito – desidero annunciare che nel pomeriggio del 6 novembre nell’Aula Paolo VI incontrerò bambini di tutto il mondo. L’evento, patrocinato dal dicastero per la Cultura e l’Educazione, avrà come tema ‘Impariamo dai bambini e dalle bambine'”. “Si tratta di un incontro per manifestare il sogno di tutti – ha detto ancora il Pontefice -: tornare ad avere sentimenti puri come i bambini, perché chi è come un bambino appartiene al Regno di Dio”. Secondo Francesco, “i bambini ci insegnano la limpidezza delle relazioni, l’accoglienza spontanea di chi è forestiero e il rispetto per tutto il creato”. “Cari bambini, a tutti voi – ha concluso -, vi aspetto per imparare anche io da voi”.
Il Nagorno-Karabakh
“Ieri a Piacenza è stato proclamato beato don Giuseppe Beotti, ucciso in odio alla fede nel 1944. Pastore secondo il cuore di Cristo, non esitò a offrire la propria vita per proteggere il gregge a lui affidato. Un applauso al nuovo beato”, ha detto il Papa.”Seguo in questi giorni la drammatica vicenda degli sfollati del Nagorno-Karabakh. Rinnovo il mio appello al dialogo tra l’Azerbaigian e l’Armenia auspicando che i colloqui tra le parti, con il sostegno della comunità internazionale, favoriscano un accordo duraturo che ponga fine alla crisi umanitaria”. Lo ha detto Papa Francesco aggiungendo: “Assicuro la mia preghiera per le vittime dell’esplosione di un deposito di carburante avvenuta nei pressi della città di Stepanakert”.