Il Papa, in Aula Paolo VI per l’udienza generale, ha deciso di non leggere la catechesi e di affidare il compito ad un suo collaboratore. “Ancora non sto bene, con questa gripe”, influenza in spagnolo, e “la voce non è bella”. Il Pontefice ha pronunciato le poche parole sul suo stato di salute con la voce un po’ affaticata. Poi ha passato la parola, sia per la lettura della catechesi che per quella dei saluti ai fedeli dei vari gruppi linguistici, a monsignor Filippo Ciampanelli della Segreteria di Stato.
La tregua a Gaza
“Per favore, continuiamo a pregare per la grave situazione in Israele e in Palestina. Pace per favore, pace”. Lo ha detto il Papa al termine dell’udienza generale scegliendo di fare personalmente questo appello per la pace, nonostante abbia dovuto interrompersi per qualche colpo di tosse. “Auspico che prosegua la tregua in corso a Gaza, affinché siano rilasciati tutti gli ostaggi e sia ancora consentito l’accesso ai necessari aiuti umanitari. Ho sentito la parrocchia lì, manca l’acqua, manca il pane, la gente soffre. E’ la gente semplice, la gente del popolo che soffre, non soffrono quelli che fanno la guerra. “Chiediamo la pace”, è stato l’appello del Papa. ”Non dimentichiamo il popolo ucraino che soffre tanto e che è ancora in guerra. La guerra sempre è una sconfitta, tutti perdono. Tutti no, c’è un gruppo che guadagna tanto: i fabbricatori di armi, questi guadagnano bene sopra la morte degli altri”.
La catechesi
“Si sente quasi sempre parlare male dell’oggi. Certo, tra guerre, cambiamenti climatici, ingiustizie planetarie e migrazioni, crisi della famiglia e della speranza, non mancano motivi di preoccupazione. In generale, l’oggi sembra abitato da una cultura che mette l’individuo al di sopra di tutto e la tecnica al centro di tutto, con la sua capacità di risolvere molti problemi e i suoi giganteschi progressi in tanti campi. Ma al tempo stesso questa cultura del progresso tecnico-individuale porta ad affermare una libertà che non vuole darsi dei limiti e si mostra indifferente verso chi rimane indietro”, si legge nella catechesi.
“L’umanità parla una lingua sola – potremmo dire che ha un “pensiero unico” –, è come avvolta in una specie di incantesimo generale che assorbe l’unicità di ciascuno in una bolla di uniformità”, continua a leggere Monsignor Ciampanelli. “Anche oggi la coesione, anziché sulla fraternità e sulla pace, si fonda spesso sull’ambizione, sui nazionalismi, sull’omologazione, su strutture tecnico-economiche che inculcano la persuasione che Dio sia insignificante e inutile: non tanto perché si ricerca un di più di sapere, ma soprattutto per un di più di potere”, continua la catechesi. “Lo zelo apostolico non è mai semplice ripetizione di uno stile acquisito, ma testimonianza che il Vangelo è vivo oggi qui per noi. Coscienti di questo, guardiamo dunque alla nostra epoca e alla nostra cultura come a un dono. Occorre stare nei crocevia dell’oggi. Uscire da essi significherebbe impoverire il Vangelo e ridurre la Chiesa a una setta. Frequentarli, invece, aiuta noi cristiani a comprendere in modo rinnovato le ragioni della nostra speranza, per estrarre e condividere dal tesoro della fede «cose nuove e cose antiche”, conclude la catechesi odierna.
Rivedi l’Udienza Generale di oggi, mercoledì 29 novembre.