Ricevendo oggi in udienza in Vaticano una delegazione del Real Club de Tenis Barcelona, in occasione dei 125 anni del club sportivo, Papa Francesco, ‘a braccio’ prima di proseguire la sua riflessione, si è complimentato con gli italiani per la vittoria, ieri all’Australian Open, di Jannik Sinner. Lo riferisce Vatican News.
Dal tennis lezioni di vita
Anche dal tennis è possibile trarre lezioni di vita, ha detto il Pontefice, sottolineando nel suo discorso in spagnolo che lo sport offre opportunità “per la crescita di ogni persona e della società”. Francesco ha evidenziato che nel tennis, uno sport individuale o di coppia e non di squadra, “sembrerebbe che la sfida tra giocatori abbia a che vedere soprattutto con il desiderio di prevalere sull’avversario”, ma “in realtà, fin dalla sua origine inglese, è espressione dell’apertura dei fondatori a ciò che di buono poteva venire dall’esterno e a un dialogo con altre culture”.
Non possiamo vincere sempre
“Nel tennis, come nella vita, non possiamo vincere sempre – ha affermato -, ma sarà una sfida che arricchisce se, giocando in modo educato e secondo le regole, impareremo che non è una lotta ma un dialogo che implica il nostro sforzo e ci consente di migliorarci. Concepire un po’ lo sport non solo come combattimento ma anche come dialogo. C’è un dialogo che, nel caso del tennis, spesso diventa artistico”.
Per il Pontefice si tratta di un insegnamento sul quale riflettere in maniera più ampia, guardando dentro sé stessi. “Nel campo di gioco, come in quello dell’esistenza, a volte ci sentiamo soli, altre volte sostenuti da chi gioca con noi questa partita della vita – ha osservato -. Ma, anche quando giochiamo ‘singoli’, siamo sempre alla presenza del Signore che ci insegna che cosa significa il rispetto, la comprensione e il bisogno di una comunicazione costante con l’altro”.
Tenere in considerazione lo sviluppo umano e spirituale
Infine il Papa ha raccomandato di tenere in considerazione anzitutto lo sviluppo umano e spirituale quando nello sport si lavora con i bambini, “che sognano un futuro sportivo di eccellenza”, perché “lo sport deve aiutare in questo”, e rimarcato che “le esigenze dell’allenamento non possono prevalere sulla loro crescita integrale”. Da qui l’invito ad aver cura dei più piccoli, di quanti “possono beneficiare dei valori dello sport in ambienti sociali complessi” e anche di coloro che potrebbero avere successo in competizioni di alto livello.