Il Papa ha incontrato questa mattina i giovani nello Stadio dei Martiri a Kinshasa, nella Repubblica Democratica del Congo, nella terza giornata della visita pastorale in Africa. Le persone presenti all’evento sono state circa 65mila.
Superare il tribalismo, porta alla guerra
Il Papa, ha invitato i giovani congolesi a guardarsi “dalla tentazione di puntare il dito contro qualcuno, di escludere qualcun altro perche’ e’ di un’origine diversa dalla vostra”. Occorre dunque prendere le distanze “dal regionalismo, dal tribalismo, che sembrano rafforzarvi nel vostro gruppo e invece rappresentano la negazione della comunita’. Sapete come succede: prima si crede ai pregiudizi sugli altri, poi si giustifica l’odio, quindi la violenza, alla fine – ha avvertito il Pontefice – ci si trova nel mezzo della guerra”. “Certo, e’ piu’ facile condannare qualcuno che capirlo, questo succede in tutto il mondo; ma la via che Dio indica per costruire un mondo migliore passa dall’altro, passa dall’insieme, passa dalla comunita’”, ha sottolineato Papa Francesco.
Evitare occultismo e stregoneria
Il Papa, nell’incontro con i giovani nello Stadio dei Martiri a Kinshasa, ha chiesto loro di non lasciarsi rovinare la gioventu’ “dalla solitudine e dalla chiusura. Pensatevi sempre insieme e sarete felici, perche’ la comunita’ e’ la via per stare bene con se’ stessi, per essere fedeli alla propria chiamata. Invece, le scelte individualiste all’inizio sembrano allettanti, ma poi lasciano solo un grande vuoto dentro”. Il Papa ha fatto due esempi: la droga e la stregoneria. “Pensate alla droga: ti nascondi dagli altri, dalla vita vera, per sentirti onnipotente; e alla fine ti ritrovi privo di tutto. Ma pensate anche alla dipendenza dall’occultismo e dalla stregoneria, che rinchiudono nei morsi della paura, della vendetta e della rabbia. Per favore, non lasciatevi affascinare da falsi paradisi egoisti, costruiti sull’apparenza, su guadagni facili o su religiosita’ distorte”, ha ammonito il Pontefice. Papa Francesco ha messo in guardia i giovani anche dal mondo dei social: “La virtualita’ non basta, non possiamo accontentarci di interfacciarci con persone lontane o persino finte. La vita non si tocca con un dito sullo schermo. E’ triste vedere giovani che stanno ore davanti a un telefono: dopo che si sono specchiati, li guardi in faccia e vedi che non sorridono, lo sguardo e’ diventato stanco e annoiato. Niente e nessuno puo’ sostituire la forza dell’insieme, la luce degli occhi, la gioia della condivisione! Parlare, ascoltarsi e’ essenziale, stare insieme e’ essenziale: mentre sullo schermo ciascuno cerca quello che gli interessa, scoprite ogni giorno, cari giovani, la bellezza di lasciarvi stupire dagli altri, dai loro racconti e dalle loro esperienze”, e’ stato l’invito del Papa.
Non cedere alla sporcizia della corruzione
Il Papa chiede di dire si’ all'”onesta’” e no alla “corruzione”. “Diciamo insieme: no alla corruzione”, ha chiesto il Papa parlando in francese. Poi ha citato il caso di Floribert Bwana Chui che 15 anni fa venne ucciso a Goma per aver bloccato il passaggio di alimenti deteriorati che avrebbero danneggiato la salute della gente. “Poteva lasciare andare, non lo avrebbero scoperto e ci avrebbe pure guadagnato. Ma, in quanto cristiano, prego’, penso’ agli altri e scelse di essere onesto, dicendo no alla sporcizia della corruzione. Questo e’ mantenere non solo le mani pulite ma il cuore pulito”.
Missione e non mestiere
Il Papa, nell’incontro con i sacerdoti, i religiosi e le suore della Repubblica Democratica del congo, ha ricordato loro il senso della “missione”. “Ricordiamocelo: il sacerdozio e la vita consacrata diventano aridi se li viviamo per ‘servirci’ del popolo invece che per ‘servirlo’. Non si tratta di un mestiere per guadagnare – ha sottolineato Francesco nell’incontro nella Cattedrale di Notre Dame du Congo – o avere una posizione sociale, e nemmeno per sistemare la famiglia di origine, ma e’ la missione di essere segni della presenza di Cristo, del suo amore incondizionato, del perdono con cui vuole riconciliarci, della compassione con cui vuole prendersi cura dei poveri”. “Noi – ha proseguito il Pontefice – siamo stati chiamati a offrire la vita per i fratelli e le sorelle, portando loro Gesu’, l’unico che risana le ferite del cuore. Per vivere cosi’ la nostra vocazione abbiamo sempre delle sfide da affrontare, delle tentazioni da vincere”. Per fare questo occorre evitare “la mediocrita’ spirituale, la comodita’ mondana, la superficialita’”.
Non pensare ai soldi
Il Papa chiede ai sacerdoti del Congo che ha incontrato nel pomeriggio di non cedere alla “mondanita’”, di rispettare il celibato e a non praticare “quei vizi che vorremmo sradicare negli altri e nella societa’”. “C’e’ un grande rischio”, ha avvertito, quello “di approfittare del ruolo che abbiamo per soddisfare i nostri bisogni e le nostre comodita’”. “Allora, anziche’ di servire il Vangelo, ci preoccupiamo di gestire le finanze e di portare avanti qualche affare vantaggioso per noi”.Per il Pontefice “e’ scandaloso quando cio’ avviene nella vita di un prete o di un religioso” e ha anche invitato a “vivere il celibato come segno di disponibilita’ completa al Regno di Dio”.