“Questa domenica il Vangelo ci presenta uno degli incontri più belli e affascinanti di Gesù, quello con la samaritana. Gesù e i discepoli fanno sosta vicino a un pozzo in Samaria. Arriva una donna e Gesù le dice: ‘Dammi da bere’. Vorrei soffermarmi proprio su questa espressione: Dammi da bere. La scena ci mostra Gesù assetato e stanco, che si fa trovare al pozzo dalla samaritana nell’ora più calda, a mezzogiorno, e come un mendicante chiede ristoro. È un’immagine dell’abbassamento di Dio: in Gesù, Dio si è fatto uno di noi; assetato come noi, soffre la nostra stessa arsura”. Inizia così l’Angelus di Papa Francesco rivolto ai tanti fedeli e ai pellegrini riuniti in Piazza San Pietro nel decimo anniversario del suo pontificato.
L’Angelus di oggi
“Contemplando questa scena, ciascuno di noi può dire: il Signore, il Maestro, ‘colui che parla mi chiede da bere. Ha quindi sete come me. Ha la mia sete. Mi sei vicino davvero, Signore! Sei legato alla mia povertà… mi hai preso dal basso, dal più basso di me stesso, ove nessuno mi raggiunge’. La sete di Gesù, infatti, non è solo fisica, esprime le arsure più profonde della nostra vita – spiega – è soprattutto sete del nostro amore. Ed emergerà nel momento culminante della passione, sulla croce; lì, prima di morire, Gesù dirà: ‘Ho sete’, quella sete dell’amore che lo ha portato ad abbassarsi, ad essere uno di noi. Ma il Signore, che chiede da bere, è Colui che dà da bere: incontrando la samaritana le parla dell’acqua viva dello Spirito Santo, e dalla croce effonde dal suo costato trafitto sangue e acqua. Gesù, assetato d’amore, ci disseta d’amore. E fa con noi come con la samaritana: ci viene incontro nel nostro quotidiano, condivide la nostra sete, ci promette l’acqua viva che fa zampillare in noi la vita eterna”.
Dammi da bere
“Dammi da bere. C’è un secondo aspetto. Queste parole non sono solo la richiesta di Gesù alla samaritana, ma un appello – continua il Santo Padre – a volte silenzioso, che ogni giorno si leva verso di noi e ci chiede di prenderci cura della sete altrui. Dammi da bere ci dicono quanti, in famiglia, tanti sul posto di lavoro, tanti negli altri luoghi che frequentiamo, hanno sete di vicinanza, di attenzione, di ascolto; ce lo dice chi ha sete della Parola di Dio e ha bisogno di trovare nella Chiesa un’oasi dove abbeverarsi. Dammi da bere è l’appello della nostra società, dove la fretta, la corsa al consumo e soprattutto l’indifferenza generano aridità e vuoto interiore. E, non dimentichiamolo, dammi da bere è il grido di tanti fratelli e sorelle a cui manca l’acqua per vivere, mentre si continua a inquinare e deturpare la nostra casa comune; e anche essa, sfinita e riarsa, ‘ha sete’. Davanti a queste sfide, il Vangelo oggi offre ad ognuno di noi l’acqua viva che può farci diventare fonte di ristoro per gli altri. E allora, come la samaritana che lasciò la sua anfora al pozzo e andò a chiamare la gente del villaggio, anche noi non penseremo più solo a placare la nostra sete, anche la nostra sete intellettuale o culturale, ma con la gioia di aver incontrato il Signore potremo dissetare altri; potremo capire la loro sete e condividere l’amore che Lui ha donato a noi. Oggi, dunque, possiamo chiederci: io ho sete di Dio, mi rendo conto che ho bisogno del suo amore come dell’acqua per vivere? E poi, io che sono assetato, mi preoccupo della sete degli altri? La Madonna interceda per noi e ci sostenga nel cammino”.
La preghiera per l’Ucraina
“Venerdì 17 marzo, nell’ambito dell’iniziativa ’24 ore per il Signore’, mi recherò in una parrocchia romana per una celebrazione degli anziani. Un anno fa, in tale contesto, abbiamo compiuto il solenne atto di consacrazione al cuore immacolato di Maria invocando il dono della pace. Il Signore ascolta sempre le suppliche che il suo popolo gli rivolge per intercessione della madre”. “Rimaniamo uniti nella solidarietà con i nostri fratelli che soffrono a causa della guerra, soprattutto non dimentichiamo il popolo ucraino”. Lo ha detto Papa Francesco al termine dell’Angelus ai fedeli e ai pellegrini riuniti in piazza San Pietro.