Dopo essersi congedato dalla Prefettura Apostolica di Ulan Bator, dove ha soggiornato in questi giorni in Mongolia, Papa Francesco ha raggiungo in auto la Casa della Misericordia, dove questa ha incontrato gli operatori della carità e ha inaugurato la struttura, ultimo appuntamento del viaggio apostolico prima del ritorno in Italia. La Casa della Misericordia, situata in un complesso scolastico dismesso appartenuto un tempo alle Suore Ospedaliere di San Paolo di Chartres, nel distretto di Bayangol, nella parte centrale della città, è nata grazie all’iniziativa dei responsabili della Chiesa locale e del prefetto apostolico di Ulan Bator, il cardinale Giorgio Marengo, e grazie all’aiuto della direzione nazionale delle Pontificie Opere Missionarie australiane, la Catholic Mission.
Gli operatori della carità
L’edificio, che si sviluppa su tre piani, più un piano seminterrato, è stato trasformato in un luogo di accoglienza temporanea per i poveri ed è stato dotato di una clinica, che risponderà ai bisogni delle persone senza fissa dimora e delle vittime di violenza domestica. La Casa potrà essere anche rifugio temporaneo per i migranti giunti in città senza quei punti di riferimento che possano fornire loro un supporto iniziale. Gli operatori della Casa della Misericordia lavoreranno a stretto contatto con le strutture sanitarie, la polizia locale e gli assistenti sociali presenti nel distretto. All’ingresso della Casa della Misericordia, il Papa è stato accolto dal direttore della struttura. Dopo il saluto di benvenuto del direttore, il Pontefice ascolta due testimonianze: della rappresentante del gruppo sanità e di un’operatrice testimonianze. Quindi pronuncia il suo discorso e, prima di congedarsi, benedice la targa che denominerà la Casa della Misericordia.
Progresso nazioni? Non armi, ma educazione e salute
“Il vero progresso delle nazioni non si misura sulla ricchezza economica e tanto meno su quanto investono nell’illusoria potenza degli armamenti, ma sulla capacità di provvedere alla salute, all’educazione e alla crescita integrale della gente”. Così il Papa nell’incontro con gli operatori della carità a Ulan Bator. Questa struttura, “che avete costruito e che oggi ho la gioia di benedire e inaugurare”, ha detto Francesco, “è un’espressione concreta di quel prendersi cura dell’altro in cui i cristiani si riconoscono; perché dove c’è accoglienza, ospitalità e apertura all’altro si respira il buon profumo di Cristo”. “Lo spendersi per il prossimo, per la sua salute, i suoi bisogni primari, la sua formazione e la sua cultura – ha proseguito -, appartiene fin dagli inizi a questa vivace porzione del Popolo di Dio. Da quando i primi missionari sono arrivati a Ulan Bator negli anni Novanta, hanno sentito subito l’appello alla carità, che li ha portati a prendersi cura dell’infanzia derelitta, di fratelli e sorelle senza fissa dimora, dei malati, delle persone con disabilità, dei carcerati e di quanti nella loro condizione di sofferenza chiedevano di essere accolti”. Oggi vediamo come “da quelle radici è cresciuto un tronco, sono spuntati dei rami e sono sbocciati tanti frutti: numerose e lodevoli iniziative benefiche, sviluppatesi in progetti a lungo termine”.
La Casa della Misericordia
La Casa della Misericordia, ha detto ancora Francesco, “si propone come punto di riferimento per una molteplicità di interventi caritativi”, ed è “una sorta di porto dove attraccare, dove poter trovare ascolto e comprensione”. Essa, però, rappresenta una versione inedita delle iniziative sostenute dalle varie istituzioni cattoliche, dal momento che “è la Chiesa particolare a portare avanti l’opera, nella sinergia di tutte le componenti missionarie ma con una chiara identità locale, come genuina espressione della Prefettura Apostolica nel suo insieme”. “Mi piace molto il nome che avete voluto darle: Casa della Misericordia – ha sottolineato -. In queste due parole c’è la definizione della Chiesa, chiamata a essere dimora accogliente dove tutti possono sperimentare un amore superiore, che smuove e commuove il cuore”. Ha quindi auspicato “che possiate trovarvi tutti attorno a questa realizzazione, che le varie comunità missionarie vi partecipino attivamente, impegnando personale e risorse”. Bergoglio ha voluto incoraggiare il volontariato, e ha sfatato “tre miti”: “quello per cui solo le persone benestanti possono impegnarsi nel volontariato”; “quello per cui la Chiesa cattolica (…) fa tutto questo per proselitismo”. Infine, “quello secondo cui a contare sarebbero solo i mezzi economici, come se l’unico modo per prendersi cura dell’altro fosse l’impiego di personale stipendiato e l’investimento in grandi strutture”.
Il rientro in Italia
Dopo la cerimonia di congedo presso l’Aeroporto Internazionale “Chinggis Khaan” di Ulaanbaatar, in Mongolia, Papa Francesco si è imbarcato, a mezzogiorno ora locale, sul volo che lo ripoterà in Italia. L’arrivo all’ Aeroporto fi Roma-Fiumicono è previsto per le 17.20 ora italiana.