Papa Francesco a tutto campo: il dialogo con la Cina, che va avanti, con una commissione mista per la nomina dei vescovi presieduta dal Cardinale Parolin (ed è uno sguardo anche sull’accordo sino-vaticano) . Il concetto della “mistica del terzo vicino” applicato alla Mongolia, a significare la capacità di un Paese di cercare gli altri non per colonialismo, ma per dialogo. L’elogio del Vietnam, un Paese che ha avuto voglia di impegnarsi nel dialogo. Il chiarimento sulle sue parole su Pietro il Grande e Caterina II ai giovani russi, scambiate per un appoggio all’imperialismo. E poi il Sinodo, il cui protagonista è lo Spirito Santo, e l’accusa all’ideologia, una “acqua distillata che non dà sapore”, e la prossima pubblicazione della “Laudato Si bis”, se così si può chiamare, ovvero l’esortazione apostolica che punta ad aggiornare l’enciclica del 2015. Papa Francesco si concede ai giornalisti per circa quaranta minuti, all’inizio del volo, mentre l’aereo papale vola sopra il deserto del Gobi, a quota non altissima. Domande aperte, senza filtri, solo le prime due dedicate al viaggio che si è appena concluso.
La Mongolia e la mistica del terzo vicino
Un viaggio che ha voluto fare “pensando alla piccola comunità cattolica”, con la volontà di entrare in dialogo con la storia e la cultura dei popoli, con quello che è la mistica di un popolo”, perché “l’evangelizzazione non va concepita come proselitismo”, che invece respinge sempre, e invece “l’annuncio evangelico entra in dialogo con la cultura”. Per Papa Francesco, questo è “il contrario della colonizzazione religiosa”. Si dice “molto soddisfatto” dei risultati del viaggio, e apprezza l’attitudine al dialogo della Mongolia. In particolare, quando gli chiedono se Ulaanbatar può essere il centro di un dialogo culturale tra Europa e Asia, il Papa dice che la Mongolia ha “una cosa che favorisce questo dialogo” e che si permette di chiamare “la mistica del terzo vicino”. E cosa è questa mistica? Nasce dal fatto che “Ulaanbatar è la capitale di un Paese più lontana dal mare”, e si trova tra due grandi potenze, la Russia e la Cina, e per questo ha “una mistica di cercare di dialogare con i terzi vicini”, non per disprezzo verso Russia e Cina, con cui si hanno buoni rapporti, ma “per l’ansia di universalità e di far vedere i propri valori a tutto il mondo e anche ricevere dagli altri le parole”. È “curioso che nella storia andare a cercare una terra “tante volte si confondeva con il colonialismo, e cioè entrare per dominare”, e invece “voi con questa mistica del terzo vicino avete la filosofia di andare a cercare per dialogare”.
Il rapporto con la Cina
Capitolo Cina. Papa Francesco ieri ha abbracciato sull’altare il Cardinale John Ton Hon, emerito di Hong Kong, e il vescovo e cardinale preconizzato Chow, vescovo di Hong Kong. Nel farlo, ha rivolto un saluto al popolo cinese chiedendo di essere “buoni cittadini”. Questo, però, in un momento in cui il governo cinese stava impendendo l’accesso dei cattolici in Mongolia per la visita del Papa. Allora come sono i rapporti con la Cina e quali sono le novità sulla missione dal cardinale Zuppi? Papa Francesco sottolinea da subito che la visita del Cardinale Zuppi è una “missione di pace”. Invece, il Papa mette in luce che “i rapporti con la Cina sono rispettosi”, afferma di avere grande ammirazione per la Cina, e mette in luce che c’è una commissione, presieduta dal Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano, che lavora con il governo cinese per la nomina dei vescovi. Insomma, c’è dialogo, anche se il Papa concede che “dobbiamo andare più avanti nell’aspetto religioso per capirci di più”. E afferma: “Che i cinesi non pensino che la Chiesa non accetta la loro cultura e i loro valori e che la Chiesa dipenda da una potenza straniera”.
L’esempio del Vietnam
Anche in Vietnam c’è stata, stabilita a metà anni Novanta, una commissione per nomina dei vescovi, cui ha fatto seguito un lavoro di dialogo costante che ha portato, negli scorsi mesi, alla definizione delle “regole di ingaggio” per un rappresentante residente della Santa Sede ad Hanoi. Spesso ci si riferisce all’esperienza del Vietnam come esempio per il dialogo con la Cina. Papa Francesco afferma che quella del Vietnam è una esperienza di dialogo “molto bello”, ammette che ci sono state difficoltà, ma “da quelle parti hanno avuto la buona volontà di capirsi e di cercare strade per andare avanti”, anche perché con a cultura del Vietnam “c’è possibilità di dialogo”. Parole che suonano indirettamente come una stoccata alla Cina, che negli ultimi mesi ha prima nominato un ausiliare di una diocesi non riconosciuta da Roma e poi ha unilateralmente trasferito il vescovo di Haimen a Shanghai – nomina irregolare sanata poi dal Papa, ma che di fatto ha portato la Santa Sede a mettere in luce come lo spirito del dialogo non possa essere tradito. E sì, il Papa apre ad un viaggio in Vietnam, dice che se non andrà lui andrà Giovani XXIV, e questo è sicuro che ci sarà. Per i suoi viaggi, Papa Francesco ricorda che il prossimo è Marsiglia (22-23 settembre), e poi c’è “qualcuno in un Paese piccolo dell’Europa che stiamo vedendo se farlo, ma dico la verità per me è fare un viaggio adesso non è tanto facile come all’inizio, ci sono limitazioni, il camminare…” In una intervista a Vida Nueva, Papa Francesco aveva rivelato che questo Paese era il Kosovo.
Il Papa appoggia l’imperialismo?
Parlando il 25 agosto con i giovani russi in videocollegamento, nel saluto finale, il Papa ha detto ai giovani di non dimenticare la loro identità, e di rifarsi alla Madre Russia, a Pietro il Grande e Caterina II. Affermazioni che hanno suscitato proteste diplomatiche, irritazione da parte degli ucraini, hanno anche avuto conseguenze in ambito diplomatico, perché viste come una esaltazione dell’imperialismo russo e un avallo delle politiche di Putin. Ma è davvero così? Papa Francesco chiarisce. Alla fine del dialogo, ha voluto dare ai giovani un messaggio, ed è il messaggio di “farsi carico della loro eredità”, di “fare un dialogo tra nonni e nipoti”, ed è “una cosa che dico dappertutto”. Per dare un esempio – spiega ancora Papa Francesco – ho detto “l’eredità della Grande Russia, perché l’eredità russa è molto bella ,pensa nel campo delle lettere, della musica, fino ad arrivare a Dostoevskij che ci parla di questo umanesimo maturo. (ACI Stampa).