Il Papa ha incontrato, nella Freedom Hall di Giuba, una rappresentanza degli sfollati che vivono in diversi campi di accoglienza del Sud Sudan. Secondo le autorita’ locali all’evento c’erano 2500 persone.
Grazie a chi aiuta
In Sud Sudan si sta consumando “una tragedia umanitaria”. Lo ha detto il Papa, nell’incontro con gli sfollati a Giuba. Francesco ha allora ringraziato la vice rappresentante speciale dell’Onu, Sara Beysolow Nyanti: “lei e molti altri non sono rimasti fermi a studiare la situazione, ma si sono dati da fare”. “Qui infatti perdura la piu’ grande crisi di rifugiati del continente, con almeno quattro milioni di figli di questa terra sfollati, con l’insicurezza alimentare e la malnutrizione che colpiscono i due terzi della popolazione e con le previsioni che parlano di una tragedia umanitaria che puo’ peggiorare ulteriormente”.
Le donne sono la chiave
Il Papa chiede che in Sud Sudan siano valorizzate di piu’ le donne. “Le madri, le donne sono la chiave per trasformare il Paese: se riceveranno le giuste opportunita’, attraverso la loro laboriosita’ e la loro attitudine a custodire la vita, avranno la capacita’ – ha detto Francesco nell’incontro con gli sfollati alla Freedom Hall di Giuba – di cambiare il volto del Sud Sudan, di dargli uno sviluppo sereno e coeso! Ma, vi prego, prego tutti gli abitanti di queste terre: la donna sia protetta – e’ l’accorato appello del Pontefiice -, rispettata, valorizzata e onorata. Per favore: proteggere, rispettare, valorizzare e onorare ogni donna, bambina, ragazza, giovane, adulta, madre, nonna. Senza questo non ci sara’ futuro”.
Serve la pace
Il Papa torna a chiedere pace per il Sud Sudan. “Rinnovo con tutte le forze il piu’ accorato appello – ha detto nell’incontro con gli sfollati a Giuba – a far cessare ogni conflitto, a riprendere seriamente il processo di pace perche’ abbiano fine le violenze e la gente possa tornare a vivere in modo degno. Solo con la pace, la stabilita’ e la giustizia potranno esserci sviluppo e reintegrazione sociale. Ma non si puo’ piu’ attendere: un numero enorme di bambini nati in questi anni ha conosciuto soltanto la realta’ dei campi per sfollati, dimenticando l’aria di casa, perdendo il legame con la propria terra di origine, con le radici, con le tradizioni”, ha sottolineato Papa Francesco.
Siate semi di speranza
“Siete voi il seme di un nuovo Sud Sudan, il seme per una crescita fertile e rigogliosa del Paese. Siete voi, di tutte le diverse etnie, voi che avete patito e state soffrendo, ma che non volete rispondere al male con altro male. Voi, che fin d’ora scegliete la fraternita’ e il perdono, state coltivando un domani migliore”, ha sottolineato Francesco. Per questo e’ importante “tessere trame di comunione e percorsi di riconciliazione con chi, diverso da voi per etnia e provenienza, vi vive accanto. Siate semi di speranza, nei quali gia’ s’intravede l’albero che un giorno, speriamo vicino, portera’ frutto”.
L’aiuto di tutti
In Sud Sudan “c’e’ bisogno dell’aiuto di tanti, di tutti”. E’ l’appello che Francesco lancia alla comunita’ internazionale da Giuba, dove sta incontrando gli sfollati, tutte quelle persone, due milioni nel Paese e altri due fuori dai confini, che non hanno piu’ un tetto a causa della guerriglia, della poverta’ o delle calamita’ naturali e che vivono da anni nei campi allestiti dai centri umanitari. “Soccorriamo il Sud Sudan, non lasciamo sola la sua popolazione, che tanto ha sofferto e soffre”, chiede il Papa.