”Mi piace ricordare quelle parole iniziali di Papa Benedetto: ‘umile lavoratore nella vigna del Signore’. Sì, il cristiano, soprattutto il Papa, i Cardinali, i Vescovi, sono chiamati a essere umili lavoratori: a servire, non a essere serviti; a pensare, prima che ai propri frutti, a quelli della vigna del Signore. E quanto è bello rinunciare a sé stessi per la Chiesa di Gesù!”. Il Papa presiede nella Basilica Vaticana la messa di suffragio per Benedetto XVI e per i vescovi e i cardinali morti nel corso dell’anno. ”Benedetto XVI, – ricorda Bergoglio citando la Deus caritas est – nella sua prima Enciclica scrisse che il programma di Gesù è ‘un cuore che vede’. Quante volte ci ha ricordato che la fede non è anzitutto un’idea da capire o una morale da assumere, ma una Persona da incontrare, Gesù Cristo: il suo cuore batte forte per noi, il suo sguardo s’impietosisce davanti alla nostra sofferenza”. Il Pontefice sottolinea l’importanza di comunicare uno ”sguardo di compassione a chi vive il dolore per la morte dei propri cari! La compassione di Gesù ha una caratteristica: è concreta. Egli, dice il Vangelo, si ”avvicina e tocca la bara” .Toccare la bara di un morto era inutile; a quel tempo, inoltre, era ritenuto un gesto impuro, che contaminava chi lo compiva. Ma Gesù non bada a questo, la sua compassione azzera le distanze e lo porta a farsi vicino. È lo stile di Dio, fatto di vicinanza, compassione e tenerezza. E di poche parole. Cristo non fa prediche sulla morte, ma dice a quella madre una cosa sola: «Non piangere!»”.
E’ sbagliato piangere?
”Perché? È forse sbagliato piangere? – chiede il Papa-. No, Gesù stesso piange nei Vangeli. Non piangere, le dice, perché con il Signore le lacrime non durano per sempre, hanno fine. Egli è il Dio che, come profetizza la Scrittura, «eliminerà la morte» e «asciugherà le lacrime su ogni volto». Ha fatto sue le nostre lacrime per toglierle a noi. Ecco la compassione del Signore, che arriva a rianimare quel giovane figlio. Gesù lo fa, diversamente da altri miracoli, senza nemmeno chiedere alla madre di avere fede. Perché un prodigio così straordinario e tanto raro? Perché qui sono coinvolti l’orfano e la vedova, che la Bibbia indica, insieme al forestiero, come i più soli e abbandonati, che non possono riporre fiducia in nessun altro se non in Dio”. Bergoglio scandisce: ”Non si può essere intimi e cari a Dio ignorando loro, che godono della sua protezione e della sua predilezione, e che ci accoglieranno in cielo. Guardando a loro, ricaviamo un insegnamento importante, che condenso nella seconda parola di oggi: umiltà. Dio cerca persone umili, che sperano in Lui, non in sé stessi e nei propri piani. Fratelli e sorelle, questa è l’umiltà cristiana: non una virtù fra le altre, ma la disposizione di fondo della vita: credersi bisognosi di Dio e fargli spazio, riponendo ogni fiducia in Lui”.