“E’ ora che pastori e laici camminino insieme, in ogni ambito della vita della Chiesa, in ogni parte del mondo! I fedeli laici non sono ‘ospiti’ nella Chiesa, sono a casa loro, percio’ sono chiamati a prendersi cura della propria casa. I laici, e soprattutto le donne, vanno maggiormente valorizzati nelle loro competenze e nei loro doni umani e spirituali per la vita delle parrocchie e delle diocesi”. Cosi’ il Papa al Convegno internazionale “Pastori e fedeli laici chiamati a camminare insieme”. “Questa corresponsabilita’ vissuta fra laici e pastori permettera’ di superare le dicotomie, le paure e le diffidenze reciproche”, ha affermato.
I laici
“E’ vero che i laici sono chiamati a vivere principalmente la loro missione nelle realta’ secolari in cui sono immersi ogni giorno, ma cio’ non esclude che abbiano anche le capacita’, i carismi e le competenze per contribuire alla vita della Chiesa: nell’animazione liturgica, nella catechesi e nella formazione, nelle strutture di governo, nell’amministrazione dei beni, nella programmazione e attuazione dei programmi pastorali, e cosi’ via”, ha detto il Papa. “Per questo i pastori vanno formati, fin dai tempi del seminario, a una collaborazione quotidiana e ordinaria con i laici, cosi’ che il vivere la comunione diventi per loro un modo di agire naturale, e non un fatto straordinario e occasionale”, ha sottolineato. Secondo il Pontefice, i laici “possono portare, con il loro linguaggio ‘quotidiano’, l’annuncio del Vangelo, impegnandosi in varie forme di predicazione. Possono collaborare con i sacerdoti per formare i bambini e i giovani, per aiutare i fidanzati nella preparazione al matrimonio e per accompagnare gli sposi nella vita coniugale e familiare. Vanno sempre consultati quando si preparano nuove iniziative pastorali ad ogni livello, locale, nazionale e universale. Si deve dare loro voce nei consigli pastorali delle Chiese particolari. Devono essere presenti negli uffici delle Diocesi”. E ancora: “Possono aiutare nell’accompagnamento spirituale di altri laici e dare il loro contributo anche nella formazione dei seminaristi e dei religiosi. E, insieme con i pastori, devono portare la testimonianza cristiana negli ambienti secolari: il mondo del lavoro, della cultura, della politica, dell’arte, della comunicazione sociale. Potremmo dire: laici e pastori insieme nella Chiesa, laici e pastori insieme nel mondo”.
Vivere la comunione
Francesco ha spiegato che “la strada che Dio sta indicando alla Chiesa e’ proprio quello di vivere piu’ intensamente e piu’ concretamente la comunione e il camminare insieme. La invita a superare i modi di agire in autonomia, i binari paralleli che non si incontrano mai: il clero separato dai laici, i consacrati separati dal clero e dai fedeli, la fede intellettuale di alcune e’lites separata dalla fede popolare, la Curia romana separata dalle Chiese particolari, i vescovi separati dai sacerdoti, i giovani separati dagli anziani, i coniugi e le famiglie poco coinvolti nella vita delle comunita’, i movimenti carismatici separati dalle parrocchie, e cosi’ via. Questa e’ la tentazione piu’ grave in questo momento”. E “c’e’ ancora tanta strada da fare perche’ la Chiesa viva come un corpo, come vero Popolo, unito dall’unica fede in Cristo Salvatore, animato dallo stesso Spirito santificatore e orientato alla stessa missione di annunciare l’amore misericordioso di Dio Padre”.
La testimonianza
E se la formazione dei laici “dev’essere orientata alla missione”, e’ anche vero che “l’apostolato dei laici e’ anzitutto testimonianza! Testimonianza della propria esperienza – ha detto il Papa -, testimonianza della preghiera, testimonianza del servizio a chi e’ nel bisogno, testimonianza della vicinanza ai poveri e alle persone sole, testimonianza dell’accoglienza, soprattutto da parte delle famiglie. E cosi’ ci si forma alla missione: andando verso gli altri”. Inoltre, “per essere missionaria la Chiesa e’ chiamata ad essere sinodale”, e “questo orizzonte ci da’ la giusta chiave di lettura per il tema della corresponsabilita’ dei laici nella Chiesa”. In particolare, “superando una visione sociologica che distingue classi e ranghi sociali e che si basa in fondo sul ‘potere’ assegnato ad ogni categoria”. “L’accento va posto sull’unita’ e non sulla separazione – ha aggiunto Francesco -. Il laico, piu’ che come ‘non chierico’ o ‘non religioso’, va considerato come battezzato, come membro del Popolo santo di Dio”.
L’ideologia è una peste nella Chiesa
Intervenendo al Convegno, a proposito della formazione dei laici papa Francesco ha detto che “dev’essere orientata alla missione”, e non limitata alla “teoria”, “perche’ cosi’ diventa ideologia, e l’ideologia nella Chiesa e’ una peste”. E un’altra “peste” indicata dal Pontefice nel suo discorso e’ stata quella dei “laici clericalizzati”.
L’intervista su Canale 5
“La Chiesa è il santo popolo di Dio che va avanti con un Pastore che non è un dirigente politico”. Lo ha sottolineato il Papa nel corso del dialogo intervista con don Davide Banzato nello speciale ‘I viaggi del cuore’ trasmesso da Canale 5. “Se si pensa solo ad una Chiesa come preti e Vescovi si è clericalisti”. Bisogna invece essere “Pastori, non dirigenti che comandano. E il Pastore deve muoversi continuamente”, ha aggiunto Bergoglio. Francesco, che a dicembre farà dieci anni di pontificato, ha chiesto di pregare per lui “perché possa essere cristiano, e aiutare la Chiesa . Per aiutare il santo popolo di Dio. Pregare a favore, per me , non contro”, ha detto con un sorriso. Il pensiero del Papa è andato anche alla guerra in Ucraina: ” Veniamo dalla pandemia e questo ci ha indebolito e siamo in guerra, una guerra feroce che determina una crisi economico -finanziaria. In tutta Europa la gente non saprà come pagare la luce. E’ un momento brutto, di desolazione umana. Morti torturati, prima della morte , bimbi che non sanno più ridere. Sono andato a trovare i bimbi feriti ucraini al Bambino Gesù. Nessun sorriso. E un Momento difficile questo”.