Tra una pausa e l’altra del Sinodo in corso in Vaticano, papa Francesco cerca di portare la propria vicinanza alle comunità coinvolte, dopo l’attacco di Hamas di sabato scorso, nella riesplosione della violenza fra la Striscia di Gaza e Israele. “Ieri ho parlato con papa Francesco che mi ha manifestato la sua vicinanza e la sua preghiera per tutta la comunità ecclesiale di Gaza e per tutti i parrocchiani e abitanti”: a rivelarlo al Sir è il parroco di Gaza, padre Gabriel Romanelli, attualmente bloccato a Betlemme, in attesa di fare rientro presso la sua parrocchia, la Sacra Famiglia, l’unica cattolica della Striscia.
Le parole del parroco di Gaza
“Ho ringraziato il Pontefice per il suo appello alla pace in Israele e in Palestina di domenica scorsa all’Angelus – aggiunge il religioso argentino -. papa Francesco ha impartito la sua benedizione perché tutti sentano la sua vicinanza”. Attualmente la piccola di Gaza ospita 150 rifugiati e altri sono ospitati in strutture parrocchiali limitrofe. “I bombardamenti – racconta il sacerdote, riferendo testimonianze dei suoi parrocchiani – sono continui e duri. Sale la paura per una invasione di terra”. Sentito anche da Vatican News, il parroco rivela che le chiamate del Pontefice sono state già più d’una. “Il papa mi ha chiamato pochi minuti fa”, racconta, “e adesso stava per chiamare la stessa comunità direttamente con il mio vicario con le persone che sono rifugiate in parrocchia”. “papa Francesco ha chiamato anche ieri”, ricorda il parroco, spiegando che il Pontefice, manifestando la sua vicinanza, desiderava anche sapere come stava la gente e la parrocchia.
La comunità cristiana
“La comunità cristiana sta bene, tanto quanto si può stare in questa situazione. Fino ad adesso – e speriamo non accada mai – non c’è nessun morto”, spiega padre Romanelli al sito della Santa Sede. “Abbiamo tanti rifugiati. Ce ne sono circa 150. Ieri sera erano 135 e adesso si è aggiunta una famiglia. Un po’meno di 150 sono ospitati in parrocchia e poi abbiamo un’altra famiglia in un altro centro e nella scuola della Sacra Famiglia ospitiamo anche diversi vicini che sono venuti a rifugiarsi”. “Tanti hanno lasciato le loro case, cercando rifugio nella casa di qualche famigliare, di qualche amico in un luogo un po’ più tranquillo, ma in questi tre giorni è stata bombardata tutta la Striscia di Gaza e quindi nessuno sa dire dove si è più sicuri”, prosegue il parroco. “Ringraziando Dio, le strutture della Chiesa cattolica sono state sempre rispettate, sapendo che noi non entriamo in nessuna questione politica né militare e che la nostra è una missione di pace, una missione umanitaria dove abbiamo i nostri parrocchiani, dove abbiamo bambini disabili e persone che hanno bisogno di aiuto o abbandonati, con le sorelle di Madre Teresa e i padri del Verbo Incarnato – aggiunge -. Le nostre scuole sono state da sempre luoghi di accoglienza dove riceviamo le persone. La situazione è molto, molto grave”. (ANSA).