Un incontro cominciato intorno alle 7.00 di mattina perché il Papa, prima dell’udienza generale, voleva avere tutto il tempo necessario per ascoltare le sofferenze della Chiesa ucraina e per ribadire la sua vicinanza: “Voglio assicurarvi la mia solidarietà e la costante vicinanza nella preghiera. Io sono con il popolo ucraino”, ha detto spiegando il contesto in cui erano state pronunciate le parole sulla ‘grande Russia’. “Di ritorno dalla Mongolia, ho affermato che il vero dolore è quando il patrimonio culturale di un popolo è sottoposto alle manipolazioni da parte di un certo potere statale, a seguito delle quali esso si trasforma in un’ideologia che distrugge e uccide”, ha chiarito il Pontefice.
L”incontro
L’incontro, di circa due ore, si è svolto nell’ambito del Sinodo della Chiesa greco-cattolica ucraina che si svolge in questi giorni a Roma. Si tiene in Italia sia perché non era sicuro fare arrivare in Ucraina vescovi da varie parti del mondo, con il Paese tuttora sotto le bombe. Ma la motivazione dell’evento in Vaticano è anche cercare di fare sentire la propria voce, fuori e dentro la Chiesa. L’arcivescovo maggiore di Kiev, Sviatosalv Shevchuk, parla di “un dialogo franco e sincero” con il Papa, nel corso del quale i vescovi hanno ribadito il loro “dolore” per le sue parole sulla Russia. Un incontro nel corso del quale si è parlato, pregato, ma anche lanciato nuove richieste alla Santa Sede che da mesi media per lo scambio dei prigionieri. C’è in particolare il caso dei due sacerdoti redentoristi, p. Ivan Levytskyi e p. Bohdan Haleta, che sono ancora prigionieri in Russia. Il loro nome è stato messo in passato in diverse liste per lo scambio ma ad oggi di loro non c’è ancora nessuna notizia. Il Capo della Chiesa greco-cattolica Sviatoslav Shevchuk ha donato al Papaalcuni effetti personali dei Redentoristi prigionieri: una croce missionaria, un libro di preghiere e un rosario. “Queste cose, Santità, testimoniano la sofferenza della nostra Chiesa e del suo popolo di fronte agli orrori della guerra causata dall’aggressione russa”. Al Papa è stata anche donata un’icona di Gesù Cristo, che era stata salvata dalla chiesa bruciata dai russi nel villaggio di Chervone nella regione di Zaporizhia.
La sofferenza dell’Ucraina
Francesco ha parlato delle sofferenze che vede nei gruppi ucraini che incontra, soprattutto quelle dei bambini: “Questo è uno dei frutti della guerra: togliere il sorriso ai bambini”, ha detto il Pontefice. Poi ha sottolineato l’importanza di perseverare nella preghiera e ad ottobre, in tutti i santuari del mondo, si pregherà per la pace in Ucraina. Ieri il Sinodo greco-cattolico ucraino aveva incontrato il Segretario di Stato Pietro Parolin. Il cardinale aveva ricordato l’azione del Papa per la pace e i suoi gesti “ripetuti e significativi”; è dunque “ingiusto dubitare del suo affetto per il popolo ucraino e del suo sforzo, non sempre compreso e apprezzato, di contribuire a porre fine alla tragedia in atto e ad assicurare una pace giusta e stabile attraverso il negoziato”. Poi Parolin ha annunciato che la Santa Sede sta valutando un incontro sul tema della guerra, accogliendo la richiesta che lo stesso Shevchuk aveva rivolto alla Santa Sede.