Papa Francesco nella Basilica di San Pietro oggi ha presieduto la messa nella Solennità di Nostro Signore Gesù Cristo Re dell’Universo, fine dell’Anno liturgico, e in occasione della ricorrenza diocesana della 39/a Giornata Mondiale della Gioventù, che si celebra oggi in tutto il mondo nelle Chiese particolari sul tema “Quanti sperano nel Signore camminano senza stancarsi” (cfr Is 40,31).
Hanno concelebrato la liturgia con il Pontefice circa 275 tra cardinali, vescovi e sacerdoti. L’odierna Gmg fa seguito alla 38/a edizione e alla celebrazione internazionale svoltasi a Lisbona nell’agosto del 2023. Al termine della messa, si svolgerà il tradizionale passaggio dei simboli della Giornata Mondiale della Gioventù, dando inizio al loro pellegrinaggio verso Seul 2027.
I simboli della Gmg – la Croce dei Giovani e l’Icona di Maria Salus Populi Romani – saranno consegnati, prima dei riti di conclusione, da una delegazione di giovani portoghesi a una delegazione di giovani coreani, accompagnati dai loro pastori. I giovani coreani potranno così dare il via al pellegrinaggio dei simboli in Corea e in vari paesi dell’Asia, portandoli ovunque – nelle città, nelle campagne, fra i sofferenti, i carcerati, i poveri, con particolare riferimento ai giovani senza speranza – per recare a tutti vicinanza e consolazione. Tale pellegrinaggio è particolarmente significativo poiché si svolgerà in Paesi prevalentemente non cristiani.
La Croce dei Giovani venne affidata ai giovani da San Giovanni Paolo II in occasione del primo Raduno dei giovani, nel 1984. Alla fine dell’Anno Santo della Redenzione, dopo aver chiuso la Porta Santa, Papa Giovanni Paolo II consegnò la Croce alla gioventù del mondo con queste parole: “Portatela nel mondo, come segno dell’amore del Signore Gesù per l’umanità ed annunciate a tutti che solo in Cristo morto e risorto c’è salvezza e redenzione”. Dal 2003, la Croce è accompagnata dall’icona di Maria Salus populi romani, segno della tenerezza materna di Maria e della maternità stessa della Chiesa per tutta l’umanità.
L’omelia
“Se ci guardiamo attorno, in noi possono sorgere interrogativi inquietanti. Cosa dire delle guerre, delle violenze, dei disastri ecologici? E che pensare dei problemi che anche voi, cari giovani, dovete affrontare, guardando al domani: la precarietà del lavoro, l’incertezza economica e non solo, le divisioni e le disparità che polarizzano la società? Perché succede tutto questo? E cosa possiamo fare per non esserne schiacciati?”. Sono gli interrogativi rivolti ai giovani dal Pontefice durante la messa in San Pietro in occasione della Gmg diocesana. “Si tratta di domande difficili, ma importanti – ha detto il Pontefice che, “mentre in tutte le Chiese celebriamo la Giornata Mondiale della Gioventù”, ha proposto ai giovani di riflettere su tre aspetti, “che possono aiutarci a procedere con coraggio nel nostro cammino, attraverso le sfide che incontriamo”: “le accuse, i consensi e la verità”.
“Cari giovani, forse a volte può capitare anche a voi di essere messi ‘sotto accusa’ per il fatto di seguire Gesù – ha avvertito Francesco -. A scuola, tra amici, negli ambienti che frequentate, ci può essere chi vuole farvi sentire sbagliati perché siete fedeli al Vangelo e ai suoi valori, perché non vi omologate, non vi piegate a fare come tutti gli altri”. “Voi, però, non abbiate paura delle ‘condanne’, non preoccupatevi:
prima o poi le critiche e le accuse false cadono e i valori superficiali che le sostengono si rivelano per quello che sono, illusioni. Cari giovani, state attenti a non lasciarvi ubriacare dalle illusioni: siate concreti, la realtà è concreta”. Ciò che resta, “come Cristo ci insegna, è altro: sono le opere dell’amore. Questo è ciò che rimane e che rende bella la vita! Il resto non conta. Perciò, vi ripeto: non abbiate paura delle ‘condanne’ del mondo. Continuate ad amare!”.
Per quanto riguarda poi l’aspetto del “consenso”, il Papa ha inviato a non lasciarsi contagiare “dalla smania – oggi tanto diffusa – di essere visti, approvati e lodati”. “Chi si lascia prendere da queste fissazioni, finisce col vivere nell’affanno – ha osservato -. Si riduce a ‘sgomitare’, competere, fingere, scendere a compromessi, svendere i propri ideali pur di avere un po’ di approvazione e di visibilità”. “Ma Dio vi ama così come siete: davanti a Lui i vostri sogni puri valgono più del successo e della fama, e la sincerità delle vostre intenzioni vale più dei consensi – ha proseguito il Pontefice: “Non lasciatevi ingannare da chi, allettandovi con promesse futili, in realtà vuole solo strumentalizzarvi, condizionarvi e usarvi per i propri interessi. Non accontentatevi di essere ‘stelle per un giorno’, sui social o in qualsiasi altro contesto!”. Insomma, “non sono i consensi a salvare il mondo, né a rendere felici, ma la gratuità dell’amore”.
Infine, a proposito della “verità”, Francesco ha indicato il rischio di rimanere “prigionieri di una grande menzogna: quella dell”io’ che basta a sé stesso, radice di ogni ingiustizia e infelicità”. E anche, come scriveva il beato Pier Giorgio Frassati, prossimo santo, di non vivere più, ma “vivacchiare”.
“Noi vogliamo vivere, non vivacchiare, e perciò ci sforziamo di testimoniare la verità nella carità, amandoci come Gesù ci ha amato”, ha affermato il Papa, secondo cui “non è vero che la storia la fanno i violenti, i prepotenti, gli orgogliosi. Molti mali che ci affliggono sono opera dell’uomo, inganno dal Maligno, ma tutto è sottoposto, alla fine, al giudizio di Cristo, Re giusto e misericordioso”. “Il Signore ci lascia liberi, ma non ci lascia soli – ha concluso -: pur correggendoci quando cadiamo, non smette mai di amarci e, se lo vogliamo, di risollevarci, perché possiamo riprendere con gioia il cammino”.
“Al termine di questa Eucaristia, i giovani portoghesi affideranno i simboli della Giornata Mondiale della Gioventù ai giovani coreani: la Croce e l’Icona di Maria Salus Populi Romani. Anche questo è un segno:
un invito, per tutti noi, a vivere e portare il Vangelo in ogni parte della terra, senza fermarci e senza scoraggiarci, rialzandoci dopo ogni caduta e non smettendo mai di sperare”, ha detto ancora il Papa. “Così, anche nelle difficoltà, troveremo la forza di andare avanti, senza temere le accuse, senza bisogno dei consensi, con la propria dignità, senza fare dei compromessi, contenti di essere per tutti, nell’amore, testimoni di verità”, ha concluso il Pontefice.
L’Angelus
“Gesù parla a Pilato da molto vicino, ma questi gli resta lontano, perché abita un mondo diverso. Il loro dialogo non diventa un’intesa, Pilato non si apre alla verità, anche se ce l’ha di fronte”. Così Papa Francesco prima della preghiera dell’ Angelus commenta il Vangelo di oggi solennità di Cristo Re.
Il Papa propone un esame di coscienza: “Ascoltare il Signore fa luce nel nostro cuore e nella nostra vita. E allora proviamo a chiederci: posso dire che Gesù è il mio “re”? O nel cuore ho altri re? In che senso? La sua Parola è la mia guida, la mia certezza? Vedo in Lui il volto misericordioso di Dio che sempre perdona ci sta aspettando per darci il perdono ? Le due parole “re” e “mondo” sono le questioni che si aprono nel dialogo tra Gesù e Pilato: “Il potere regale di Gesù, Verbo incarnato, sta nella sua parola vera ed efficace, che trasforma il mondo”, un mondo “del quale Gesù è Re, riscatta la creazione rovinata dal male con la forza dell’amore divino che libera e perdona, che dona pace e giustizia”. E Gesù non si stanca di perdonare, “se c’è qualcosa brutta dentro di te chiedi perdono e Lui perdona sempre”, aggiunge il Papa.
Dopo la preghiera Papa Francesco ha salutato la piazza con due giovani coreani che hanno preso la Croce delle GMG del 2007.
Il Papa ha ricordato due martiri beatificati a Barcellona, Gaietà Clausellas e Antoni Tort, un sacerdote e un laico uccisi nel 1936, e ha ricordato la data di canonizzazione di Carlo Aucutis il 27 aprile e il 3 agosto Piergiorgio Frassati la cui causa è in via di conclusione.
Il Papa ricorda la lotta per la pace in Mynamar e per i più vulnerabili. Un appello ad una dialogo sincero ed inclusivo per una pace duratura. Poi un saluto a diversi gruppi tra cui uno che proviene da Israele. Poi la preghiera per Ucraina, Israle, Palestina Libano e Sudan.
Foto: Vatican Media