Il Papa, tornato da pochi giorni dal suo viaggio più lungo tra Asia e Oceania, introduce l’udienza generale in piazza San Pietro, interamente dedicata al viaggio, con una battuta scherzosa: ”Vorrei cominciare con una bella sorpresa: vorrei presentarvi due suicidi. Questi due si sposeranno sabato prossimo”, dice Bergoglio presentando ai fedeli due giovani lettori che lo aiutano nelle udienze generali con le traduzioni delle catechesi. Poi spiega: ”E’ bello vedere quando l’amore ci porta avanti per formare una nuova famiglia”.
Il viaggio
”Nel pensare alla Chiesa siamo ancora troppo eurocentrici, o, come si dice, ”occidentali”. In realtà, la Chiesa è molto più grande d’Europa e, mi permetto di dire, molto più viva! ”, ha detto ancora il Papa. Bergoglio ha dedicato l’udienza al racconto del viaggio in Indonesia, Papua Nuova Guinea, Timor Est e Singapore:
”Paolo VI, nel 1970, e’ stato il primo Papa a volare incontro al sole nascente, visitando a lungo Filippine e Australia ma sostando anche in diversi Paesi asiatici e nelle Isole Samoa. Un viaggio memorabile!
Anche in questo ho cercato di seguire il suo esempio, ma, con addosso qualche anno più di lui, mi sono limitato a quattro Paesi. Ringrazio il Signore, che mi ha concesso di fare da vecchio Papa quello che avrei voluto fare da giovane gesuita! Perché volevo andare dai missionari”.
Quindi, la tappa in Papua: ”La bellezza di una Chiesa missionaria, in uscita, l’ho ritrovata in Papua Nuova Guinea, arcipelago proteso verso l’immensità dell’Oceano Pacifico. Là i diversi gruppi etnici parlano più di ottocento lingue: un ambiente ideale per lo Spirito Santo, che ama far risuonare il messaggio dell’Amore nella sin-fonia dei linguaggi. Là, in modo particolare, i protagonisti sono stati e sono tuttora i missionari e i catechisti”.
Soffermandosi sulla tappa a Timor Est, Bergoglio ha detto di essere stato soprattutto ”colpito dalla bellezza di quel popolo: un popolo provato ma gioioso, un popolo saggio nella sofferenza. Un popolo che non solo genera tanti bambini -c’era un mare di bambini – ma insegna loro a sorridere. Non lo dimenticherò mai.E questo è garanzia di futuro. Insomma, a Timor Orientale ho visto la giovinezza della Chiesa: famiglie, bambini, giovani, tanti seminaristi e aspiranti alla vita consacrata. Vorrei dire senza esagerare: ho respirato ”aria di primavera”!”.
Ultima tappa del viaggio, Singapore: ” Un Paese molto diverso dagli altri tre: una città-Stato, modernissima, polo economico e finanziario dell’Asia e non solo. Lì – ha osservato il Pontefice – i cristiani sono una minoranza, ma formano comunque una Chiesa viva, impegnata a generare armonia e fraternità tra le diverse etnie, culture e religioni. Anche nella ricca Singapore ci sono i ”piccoli”, che seguono il Vangelo e diventano sale e luce, testimoni di una speranza più grande di quella che possono garantire i guadagni economici. Vorrei ringraziare questi popoli e i loro governanti”.
Il saluto agli studenti
Il Papa, nell’udienza generale, ha anche rivolto un pensiero a “ragazzi, giovani e studenti che in questi giorni state tornando a scuola. Possa il Signore aiutarvi a preservare nella fede e a nutrirvi di scienza per un futuro migliore, in cui l’umanità possa godere di pace, fratellanza e tranquillità”, ha detto nei saluti ai fedeli di lingua araba.
Foto: Vatican Media