Questa mattina, lasciata la Nunziatura apostolica di Dili, Papa Francesco si è trasferito in auto alla Scuola per bambini con disabilità Irmãs Alma, primo appuntamento di questa sua seconda giornata a Timor Est. Al suo arrivo, tra grandi festeggiamenti della folla presente all’esterno, il Papa è stato accolto all’ingresso della Scuola da un gruppo di Suore della Congregazione Alma e da alcuni bambini in abito tradizionali che intonano un canto. Poi è stato accompagnato nella Sala San Vincenzo de’ Paoli dove ha incontrato circa 50 bambini e 28 suore. Un bambino gli ha donato il tais, la sciarpa tradizionale. Quindi la superiora della Congregazione Alma, Suor Getrudis Bidi, ha presentato a Papa Francesco il lavoro della realtà caritativa.
E’ stata portata al Pontefice per la firma una placca celebrativa del 60/o anniversario della fondazione della Congregazione Alma. Al termine, il Papa si è trasferito in auto alla Cattedrale dell’Immacolata Concezione di Dili, dove ha incontrato i vescovi e il clero. La Scuola Irmãs Alma è gestita dalla Congregazione delle Suore Alma e si occupa dei bambini più svantaggiati, cui sono state diagnosticate disabilità fisiche e mentali. L’istituto fornisce ai giovani sedute di terapia più volte alla settimana, una migliore nutrizione e farmaci per migliorarne le condizioni e consentire loro di partecipare alle attività della comunità locale. Accompagna inoltre le famiglie ad essere più preparate ad accettare la condizione di un figlio disabile.
Le Suore Alma – acronimo che sta per “Asosiasi Lembaga Misionari Awam”, Associazione Laici Missionari – gestiscono anche un orfanotrofio e operano a Timor Est dal 2004. L’Alma è stata fondata negli anni ’60 da padre PH Janssen CM a Malang, Giava orientale. È un istituto secolare, che opera nei campi dell’educazione, della predicazione in luoghi e ambienti remoti, nella cura dei bambini disabili, nella pastorale familiare e nella promozione dell’apostolato dei laici.
Le parole di Francesco
“C’è una cosa che mi piace sempre pensare. Quando Gesù parla del giudizio finale e dice alle persone ‘vieni con me’, ma non perché hai fatto questo o quello… Gesù dice ‘vieni con me perché ti sei preso cura di me: quando avevo fame mi hai dato da mangiare, quando avevo sete mi ha dato da bere, quando ero malato mi hai visitato…’. Questo io lo chiamo ‘il sacramento dei poveri’. Un amore che costruisce, rafforza: senza amore questo non si capisce”. Lo ha detto Francesco parlando ‘a braccio’ in un breve intervento durante la visita ai bambini con disabilità della scuola ‘Irmas Alma’ a Dili.
“E così capiamo l’amore di Gesù che ha dato la vita per noi – ha proseguito -. Condividere la vita con le persone che hanno ben più necessità è un programma, il nostro programma di un vero cristiano”. Ringrazio per quello che fate – ha aggiunto il Pontefice -, ringrazio i bambini che ci fanno testimonianza del lasciarsi così prendere cura di loro. Ci insegnano come dobbiamo lasciare che gli altri si prendano cura di noi. Lasciarsi prender cura, lasciare che gli altri si prendano cura di noi. In questo sono i maestri”.
Il Papa alla Cattedrale incontra vescovi e clero
Papa Francesco è arrivato in auto – una Toyota ibrida grigio metallizzata, che usa in questo suo soggiorno a Timor Est, alla Cattedrale dell’Immacolata Concezione di Dili, dove questa mattina ha incontrato i vescovi, i sacerdoti, i diaconi, i consacrati e le consacrate, i seminaristi e i catechisti. Al suo arrivo il Papa è stato accolto, nel cortile antistante la Cattedrale, dall’arcivescovo di Dili, card. Virgílio do Carmo da Silva, salesiano, dal presidente della Conferenza episcopale, mons. Norberto do Amaral, vescovo di Maliana, e dal parroco.
Dopo una danza di benvenuto, due bambini gli hanno offerto dei fiori. Poi il parroco, all’ingresso principale della Cattedrale, gli ha dato la croce e l’acqua benedetta per l’aspersione. Quindi il Papa è entrato nella Cattedrale, attraversando la navata centrale. Prima di raggiungere l’altare ha salutato un gruppo di persone con disabilità. Dopo il saluto di benvenuto del presidente della Conferenza episcopale, una suora, un sacerdote e un catechista hanno portato la loro testimonianza. Il Pontefice ha pronunciato il suo discorso e, dopo la benedizione e il canto finale, ha benedetto alcune prime pietre provenienti dalle tre Diocesi di Timor-Leste. Prima di salire in auto, Papa Francesco ha sostato brevemente all’uscita laterale della Cattedrale per salutare un gruppo di malati e infine è rientrato in auto alla Nunziatura apostolica, dove ha incontrato in forma privata i membri della Compagnia di Gesù presenti nel Paese.
Il discordo del Papa in Cattedrale
“Sono felice di trovarmi in mezzo a voi, nel contesto di un viaggio che mi vede pellegrino nelle terre d’Oriente”, ha detto Papa Francesco ai vescovi e al clero di Timor Est, incontrati nella Cattedrale dell’Immacolata Concezione di Dili. “Timor Est è un Paese ‘ai confini del mondo’. E – vorrei dire – proprio perché è ai confini si trova al centro del Vangelo! Una Chiesa che non ha questa capacità, che si nasconde nel centro, è una Chiesa malata!”, ha sottolineato il Pontefice. “Perché nel cuore di Cristo – lo sappiamo – le periferie dell’esistenza sono il centro: il Vangelo è popolato da persone, figure e storie che sono ai margini, ai confini, ma vengono convocate da Gesù e diventano protagoniste della speranza che Egli è venuto a portare”, ha aggiunto.
“Carissimi, voi siete il profumo di Cristo! E questo simbolo a voi non è estraneo: qui a Timor, infatti, cresce in abbondanza il legno di sandalo, con la sua fragranza molto apprezzata e ricercata anche presso altri popoli e Nazioni”, ha continuato i Papa “La Bibbia stessa ne loda il valore – ha ricordato -, quando racconta che la regina di Saba fece visita al re Salomone offrendogli in dono il legno di sandalo. Non so se la regina di Saba, prima di andare da re Salomone, ha fatto scalo qui a Timor Est per prendere il sandalo!”.
“Fratelli e sorelle, voi siete il profumo del Vangelo in questo Paese – ha osservato -. Come un albero di sandalo, sempreverde, forte, che cresce e produce frutti, anche voi siete discepoli missionari profumati di Spirito Santo per inebriare la vita del vostro popolo”. Francesco ha quindi esortato a “ricordarci che il profumo non serve per noi stessi ma per ungere i piedi di Cristo, annunciando il Vangelo e servendo i poveri, significa vigilare su sé stessi perché la mediocrità e la tiepidezza spirituale sono sempre in agguato”.
Purificare la fede dalle tradizioni superstiziose
“Non trascurate di approfondire la dottrina cristiana, di maturare nella formazione spirituale, catechetica e teologica; perché tutto questo serve ad annunciare il Vangelo nella vostra cultura e, nello stesso tempo, a purificarla da forme e tradizioni arcaiche e talvolta superstiziose”, ha detto ancora il Papa. “Se una Chiesa è incapace di inculturare la fede nella cultura locale sarà una Chiesa elitista, che non ha futuro”, ha spiegato ‘a braccio’.
“Ci sono tante cose belle nella vostra cultura – ha proseguito il Pontefice -, penso specialmente alla fede nella risurrezione e nella presenza delle anime dei defunti; però tutto questo va sempre purificato alla luce del Vangelo e della dottrina della Chiesa”. “Impegnatevi in questo – ha aggiunto -, perché ‘ogni cultura e ogni gruppo sociale necessita di purificazione e maturazione’ (Esort. ap. Evangelii gaudium, 69)”.
“Anche il vostro Paese, radicato in una lunga storia cristiana, ha bisogno oggi di un rinnovato slancio nell’evangelizzazione, perché a tutti arrivi il profumo del Vangelo: un profumo di riconciliazione e di pace dopo gli anni sofferti della guerra; un profumo di compassione, che aiuti i poveri a rialzarsi e susciti l’impegno per risollevare le sorti economiche e sociali del Paese; un profumo di giustizia contro la corruzione. E state attenti: molte volte la corruzione può entrare nelle nostre comunità, nelle nostre parrocchie”.
Così il Papa ai vescovi e al clero di Timor Est. “E, in particolare, il profumo del Vangelo bisogna diffonderlo contro tutto ciò che umilia, deturpa e addirittura distrugge la vita umana, contro quelle piaghe che generano vuoto interiore e sofferenza come l’alcolismo, la violenza, la mancanza di rispetto per la dignità delle donne – ha detto Francesco nel suo discorso nella Cattedrale di Dili -. Il Vangelo di Gesù ha la forza di trasformare queste realtà oscure e di generare una società nuova”. “E’ il messaggio che voi religiose date su questa mancanza di rispetto per le donne: le donne sono al centro della Chiesa!”, ha aggiunto.
Preti non si sentano mai superiori al popolo
“C’è bisogno di questo sussulto di Vangelo; e, perciò, c’è bisogno di sacerdoti, di religiosi e di catechisti appassionati, preparati, creativi. E’ necessaria la creatività nella missione”, ha detto il Papa nel suo incontro con i vescovi e il clero di Timor Est.
“In particolare ai sacerdoti vorrei dire: ho appreso che il popolo si rivolge a voi con tanto affetto chiamandovi ‘Amu’, che qui è il titolo più importante, significa ‘signore’. Però, questo non deve farvi sentire superiori al popolo, voi venite dal popolo, voi siete nati da donne del popolo, non dimenticate la cultura del popolo da cui provenite, non siete superiori indurvi nella tentazione della superbia e del potere; Sapete da che nasce? Mia nonna diceva: il diavolo entra sempre dalle tasche – ha avvertito il Pontefice -. Non dovete pensare al vostro ministero come un prestigio sociale, agire come capi che schiacciano gli altri”.
“Ricordiamoci questo: col profumo si ungono i piedi di Cristo, che sono i piedi dei nostri fratelli nella fede, a partire dai più poveri: i privilegiati sono i più poveri”, ha proseguito. “Il prete è strumento di benedizione – ha osservato -: mai deve approfittare del ruolo, sempre deve benedire, consolare, essere ministro di compassione e segno della misericordia di Dio. Forse il segno di tutto questo è il prete povero: amate la povertà come la vostra sposa”.