Lo Spirito Santo, che congiunge tutte le membra, è più grande delle nostre divisioni carnali. E perciò giusto affermare che quanto ci unisce supera di molto quanto ci divide e che, più camminiamo secondo lo Spirito, più saremo portati a desiderare e, con l’aiuto di Dio, a ristabilire la piena unità tra di noi”. Lo ha sottolineato il Papa nel corso dell’incontro ecumenico presso la Cattedrale di Nostra Signora d’Arabia, nel Bahrein. Bergoglio ha invitato a proseguire “la bella abitudine di mettere a disposizione di altre comunità gli edifici di culto per adorare l’unico Signore”.
Non bisogna essere isolati
“Essere qui in Bahrein come piccolo gregge di Cristo, disseminato in vari luoghi e confessioni, – ha osservato Bergoglio- aiuta ad avvertire il bisogno dell’unità, della condivisione della fede: come in questo arcipelago non mancano saldi collegamenti tra le isole, così sia anche tra di noi, per non essere isolati, ma in comunione fraterna”.
Unità e testimonianza sono coessenziali
Il Pontefice ha ricordato che “unità e testimonianza sono coessenziali: non si può testimoniare davvero il Dio dell’amore se non siamo uniti tra noi come Egli desidera; e non si può essere uniti rimanendo ciascuno per conto suo, senza aprirsi alla testimonianza, senza dilatare i confini dei nostri interessi e delle nostre comunità in nome dello Spirito che abbraccia ogni lingua e vuole raggiungere ognuno. Egli unisce e invia, raduna in comunione e manda in missione.
Affidiamogli nella preghiera il nostro percorso comune e invochiamo su di noi la sua effusione, una rinnovata Pentecoste che dia sguardi nuovi e passi celeri al nostro cammino di unità e di pace”. Nel suo discorso, Bergoglio ha ricordato i “tanti martiri cristiani di varie confessioni – quanti ce ne sono stati negli ultimi anni in Medio Oriente e nel mondo intero”.
Niente scorciatoie
“Non dobbiamo lasciarci tentare da scorciatoie indegne dell’Altissimo, il cui nome di pace è insultato da quanti credono nelle ragioni della forza, alimentano la violenza, la guerra e il mercato delle armi, “il commercio della morte” che attraverso somme di denaro sempre più ingenti sta trasformando la nostra casa comune in un grande arsenale”. Lo ha detto il Papa parlando ai membri del Muslim Council of Elders, nel secondo giorno di viaggio in Bahrein.
Il secondo giorno del Papa in Bahrein
“Cari amici, fratelli in Abramo, credenti nel Dio unico, i mali sociali e internazionali, quelli economici e personali, nonché la drammatica crisi ambientale che caratterizza questi tempi e sulla quale qui oggi si è riflettuto, provengono in ultima analisi dall’allontanamento da Dio e dal prossimo. Noi, dunque, – ha osservato Bergoglio- abbiamo un compito unico e imprescindibile, quello di aiutare a ritrovare queste sorgenti di vita dimenticate, di riportare l’umanità ad abbeverarsi a questa saggezza antica, di riavvicinare i fedeli all’adorazione del Dio del cielo e agli uomini per i quali Egli ha fatto la terra”.
La preghiera e la fraternità
Papa Francesco ha indicato la strada: “I nostri mezzi sono essenzialmente due: la preghiera e la fraternità. Sono queste le nostre armi, umili ed efficaci. Non dobbiamo lasciarci tentare da altri strumenti, da scorciatoie indegne dell’Altissimo. Quante trame oscure e quante dolorose contraddizioni dietro a tutto questo!”. Bergoglio ha in mente le persone che “si vedono costrette a migrare dalla propria terra a causa di conflitti foraggiati dall’acquisto a prezzi contenuti di armamenti datati, per venire poi individuate e respinte presso altre frontiere attraverso apparecchiature militari sempre più sofisticate. E così la speranza viene uccisa due volte!
Ebbene, davanti a questi scenari tragici, mentre il mondo insegue le chimere della forza, del potere e del denaro, noi siamo chiamati a ricordare, con la saggezza degli anziani e dei padri, che Dio e il prossimo vengono prima di ogni altra cosa, che solo la trascendenza e la fratellanza ci salvano. Sta a noi dissotterrare queste fonti di vita, altrimenti il deserto dell’umanità sarà sempre più arido e mortifero. Soprattutto, sta a noi testimoniare, più coi fatti che con le parole, che crediamo in questo”.
Dobbiamo essere modelli di quanto predichiamo
Il Pontefice ha poi evidenziato la “grande responsabilità davanti a Dio e davanti agli uomini e dobbiamo essere modelli esemplari di quanto predichiamo. Noi che discendiamo da Abramo, padre nella fede delle genti, non possiamo avere a cuore soltanto “i nostri” ma, sempre più uniti, dobbiamo rivolgerci all’intera comunità umana che abita la Terra. Perché tutti si pongono, almeno nel segreto del cuore, le medesime grandi domande: chi è l’uomo, perché il dolore, il male, la morte, l’ingiustizia, cosa c’è dopo questa vita? In molti, però, anestetizzati da un materialismo pratico e da un consumismo paralizzante, gli stessi quesiti giacciono assopiti, mentre in altri vengono messi a tacere dalle piaghe disumane della fame e della povertà. Guardiamo la fame e la povertà di oggi. Tra i motivi dell’oblio di quello che conta non si annoveri però la nostra incuria, lo scandalo di impegnarci in altro e non nell’annunciare il Dio che dà pace alla vita e la pace che dà vita agli uomini. Sosteniamoci in questo, diamo seguito al nostro incontro odierno, camminiamo insieme!”.