“Il ministero di Pietro è creare relazioni, ponti; e un rappresentante del Papa è anzitutto a servizio di questo invito, di questo guardare negli occhi. Siate sempre lo sguardo di Pietro! Siate uomini capaci di costruire relazioni lì dove si fa più fatica”. Lo ha detto il Papa nell’udienza ai Nunzi. “Ma nel fare questo conservate la stessa umiltà e lo stesso realismo di Pietro, che sa benissimo di non avere la soluzione a tutto” ma “sa anche di avere ciò che conta, cioè Cristo, il senso più profondo di ogni esistenza”.
Il Papa ha sottolineato che “dare Cristo significa dare amore, dare testimonianza di quella carità che è pronta a tutto. Conto su di voi affinché nei Paesi dove vivete tutti sappiano che la Chiesa è sempre pronta a tutto per amore, che è sempre dalla parte degli ultimi, dei poveri, e che sempre difenderà il sacrosanto diritto a credere in Dio, a credere che questa vita non è in balia dei poteri di questo mondo, ma è attraversata da un senso misterioso”.
“Solo l’amore è degno di fede, di fronte al dolore degli innocenti, dei crocifissi di oggi, che molti di voi conoscono personalmente perché servite popoli vittime di guerre, di violenze, di ingiustizie, o anche di quel falso benessere che illude e delude”, dice il Papa.
Leone XIV si dice grato alla rete delle rappresentanze pontificie, sempre attiva ed operativa, e lo dice “pensando certamente alla dedizione e all’organizzazione, ma ancora di più alle motivazioni che vi guidano, allo stile pastorale che vi caratterizza, allo spirito di fede che vi anima”.
Ma quale è lo stile del rappresentante pontificio? Leone XIV ricorre ad un brano degli Atti degli Apostoli, la guarigione dello storpio che “descrive bene il ministero di Pietro”, il quale vede uno storpio chiedere l’elemosina alla porta del tempio.
Quest’immagine – commenta il Papa – “sembra l’immagine di un’umanità che ha perso la speranza ed è rassegnata”, e che si vive ancora oggi, quando la Chiesa incontra “spesso uomini e donne che non hanno più gioie, che la società ha messo ai margini, o che la vita ha costretto in un certo senso ad elemosinare l’esistenza”.
Pietro chiede allo storpio di guardare verso di loro, dice di non possedere ne oro e ne argento, lo solleva, e di colpo questo guarisce. Leone XIV si sofferma sulla richiesta di Pietro all’uomo di guardare, perché “guardarsi negli occhi significa costruire una relazione”, ed è questo il ministero di Pietro, quello di “creare relazioni e ponti”.
“Un Rappresentante del Papa – chiosa Leone XIV – è anzitutto a servizio di questo invito, di questo guardare negli occhi. Siate sempre lo sguardo di Pietro! Siate uomini capaci di costruire relazioni lì dove si fa più fatica. Ma nel fare questo conservate la stessa umiltà e lo stesso realismo di Pietro, che sa benissimo di non avere la soluzione a tutto”, ma che ha quello che conta, cioè “Cristo, il senso più profondo di ogni esistenza”.
Sottolinea il pontefice “Dare Cristo significa dare amore, dare testimonianza di quella carità che è pronta a tutto”. E allora il Papa dice di contare sui nunzi “affinché nei Paesi dove vivete tutti sappiano che la Chiesa è sempre pronta a tutto per amore, che è sempre dalla parte degli ultimi, dei poveri, e che sempre difenderà il sacrosanto diritto a credere in Dio, a credere che questa vita non è in balia dei poteri di questo mondo, ma è attraversata da un senso misterioso. Solo l’amore è degno di fede, di fronte al dolore degli innocenti, dei crocifissi di oggi, che molti di voi conoscono personalmente perché servite popoli vittime di guerre, di violenze, di ingiustizie, o anche di quel falso benessere che illude e delude”.
Li invita a sentirsi “missionari, inviati dal Papa per essere strumenti di comunione, di unità, al servizio della dignità della persona umana, promuovendo ovunque relazioni sincere e costruttive con le autorità con le quali sarete chiamati a cooperare”.
Chiede loro che la loro competenza “sia sempre illuminata dalla ferma decisione per la santità”, alla scuola dei santi diplomatici come SanGiovanni XXIII e San Paolo VI.
Foto: Vatican Media