C’erano tante bandiere dell’Ucraina, del Libano, dell’Iraq e di altri Paesi del Medio Oriente nell’Aula Paolo VI, dove Papa Leone XIV ha incontrato i cattolici di rito orientale che celebrano il loro Giubileo. Erano presenti anche molti profughi, soprattutto dall’Ucraina, scappati dalle guerre in corso nel mondo e accolti in Italia.
Il Papa, nell’udienza alle Chiese orientali che celebrano il loro Giubileo, sottolinea il bisogno di recuperare “il senso del mistero, così vivo nelle vostre liturgie, che coinvolgono la persona umana nella sua totalità, cantano la bellezza della salvezza e suscitano lo stupore per la grandezza divina che abbraccia la piccolezza umana! E quanto è importante riscoprire, anche nell’Occidente cristiano, il senso del primato di Dio, il valore della mistagogia, dell’intercessione incessante, della penitenza, del digiuno, del pianto per i peccati propri e dell’intera umanità (penthos), così tipici delle spiritualità orientali!”. Per questo, secondo Leone XIV “è fondamentale custodire le vostre tradizioni senza annacquarle, magari per praticità e comodità, così che non vengano corrotte da uno spirito consumistico e utilitarista”. “Le vostre spiritualità, antiche e sempre nuove, sono medicinali”, ha concluso.
Papa Leone XIV invita le Chiese orientali a mantenere i propri riti, anche quando sono costretti, a causa di guerre e persecuzioni, a lasciare la propria terra. Prevost ricorda anche che Leone XIII aveva sottolineato l’importanza di non perdere questi riti. “La sua preoccupazione di allora è molto attuale, perché ai nostri giorni tanti fratelli e sorelle orientali, tra cui diversi di voi, costretti a fuggire dai loro territori di origine a causa di guerra e persecuzioni, di instabilità e povertà, rischiano, arrivando in Occidente, di perdere, oltre alla patria, anche la propria identità religiosa.
E così, con il passare delle generazioni, si smarrisce il patrimonio inestimabile delle Chiese Orientali”. Per Papa Leone XIV, occorre dunque “custodire e promuovere l’Oriente cristiano, soprattutto nella diaspora; qui, oltre ad erigere, dove possibile e opportuno, delle circoscrizioni orientali, occorre sensibilizzare i latini. In questo senso chiedo al Dicastero per le Chiese Orientali, che ringrazio per il suo lavoro, di aiutarmi a definire principi, norme e linee-guida attraverso cui i Pastori latini possano concretamente sostenere i cattolici orientali della diaspora a preservare le loro tradizioni viventi e ad arricchire con la loro specificità il contesto in cui vivono. La Chiesa ha bisogno di voi. Quanto è grande l’apporto che può darci oggi l’Oriente cristiano!”, ha sottolineato il Papa rivolgendosi ai rappresentanti delle Chiese orientali nell’Aula Paolo VI.
Il Papa ricorda: “Chi più di voi, che conoscete da vicino gli orrori della guerra, tanto che Papa Francesco chiamò le vostre Chiese ‘martiriali’? È vero: dalla Terra Santa all’Ucraina, dal Libano alla Siria, dal Medio Oriente al Tigray e al Caucaso, quanta violenza! E su tutto questo orrore, sui massacri di tante giovani vite, che dovrebbero provocare sdegno, perché, in nome della conquista militare, a morire sono le persone, si staglia un appello: non tanto quello del Papa, ma di Cristo, che ripete: ‘Pace a voi!'”.
“La pace di Cristo non è il silenzio tombale dopo il conflitto, non è il risultato della sopraffazione, ma è un dono che guarda alle persone e ne riattiva la vita. Preghiamo per questa pace, che è riconciliazione, perdono, coraggio di voltare pagina e ricominciare”, sottolinea il Papa.
“Perché questa pace si diffonda, io impiegherò ogni sforzo. La Santa Sede è a disposizione perché i nemici si incontrino e si guardino negli occhi, perché ai popoli sia restituita una speranza e sia ridata la dignità che meritano, la dignità della pace. I popoli vogliono la pace e io, col cuore in mano, dico ai responsabili dei popoli: incontriamoci, dialoghiamo, negoziamo!”, dice ancora il Pontefice. “La guerra non è mai inevitabile, le armi possono e devono tacere, perché non risolvono i problemi ma li aumentano; perché passerà alla storia chi seminerà pace, non chi mieterà vittime; perché gli altri non sono anzitutto nemici, ma esseri umani: non cattivi da odiare, ma persone con cui parlare. Rifuggiamo le visioni manichee tipiche delle narrazioni violente, che dividono il mondo in buoni e cattivi”.
“La Chiesa non si stancherà di ripetere: tacciano le armi”, ha detto ancora Leone XIV. “E vorrei ringraziare Dio per quanti nel silenzio, nella preghiera, nell’offerta cuciono trame di pace; e i cristiani, orientali e latini, che, specialmente in Medio Oriente, perseverano e resistono nelle loro terre, più forti della tentazione di abbandonarle. Ai cristiani va data la possibilità, non solo a parole, di rimanere nelle loro terre con tutti i diritti necessari per un’esistenza sicura. Vi prego, ci si impegni per questo!”, ha concluso il Papa.
Il Papa chiede unità e trasparenza nella gestione dei beni anche alle Chiese di rito orientale. “Le vostre Chiese siano di esempio, e i Pastori promuovano con rettitudine la comunione, soprattutto nei Sinodi dei Vescovi, perché siano luoghi di collegialità e di corresponsabilità autentica. Si curi la trasparenza nella gestione dei beni, si dia testimonianza di dedizione umile e totale al santo popolo di Dio, senza attaccamenti agli onori, ai poteri del mondo e alla propria immagine”, ha detto nell’incontro nell’Aula Paolo VI.
Foto: Vatican Media