“La nostra vita vale” e non deve essere svenduta. Lo ha detto il Papa all’udienza generale proseguendo le catechesi sulla speranza. “A volte infatti abbiamo l’impressione di non riuscire a trovare un senso per la nostra vita: ci sentiamo inutili, inadeguati, proprio come degli operai che aspettano sulla piazza del mercato, in attesa che qualcuno li prenda a lavorare. Ma a volte – ha sottolineato Papa Leone – il tempo passa, la vita scorre e non ci sentiamo riconosciuti o apprezzati. Forse non siamo arrivati in tempo, altri si sono presentati prima di noi, oppure le preoccupazioni ci hanno trattenuto altrove. La metafora della piazza del mercato è molto adatta anche per i nostri tempi, perché il mercato è il luogo degli affari, dove purtroppo – ha commentato il Pontefice – si compra e si vende anche l’affetto e la dignità, cercando di guadagnarci qualcosa. E quando non ci si sente apprezzati, riconosciuti, si rischia persino di svendersi al primo offerente. Il Signore ci ricorda invece che la nostra vita vale, e il suo desiderio è di aiutarci a scoprirlo”.
”Ne vale sempre la pena nella vita”. Lo sottolinea il Papa nell’udienza generale. ”A volte abbiamo l’impressione di non riuscire a trovare un senso per la nostra vita: ci sentiamo inutili, inadeguati, proprio come degli operai che aspettano sulla piazza del mercato, in attesa che qualcuno li prenda a lavorare. Ma a volte il tempo passa, la vita scorre e non ci sentiamo riconosciuti o apprezzati. Forse non siamo arrivati in tempo, altri si sono presentati prima di noi, oppure le preoccupazioni ci hanno trattenuto altrove”.
Papa Prevost riprendendo il ciclo di catechesi che si svolge lungo l’intero Anno Giubilare, ”Gesù Cristo nostra speranza” – all’udienza generale incentra la sua meditazione sul tema ‘Gli operai nella vigna’. ”La metafora della piazza del mercato – spiega – è molto adatta anche per i nostri tempi, perché il mercato è il luogo degli affari, dove purtroppo si compra e si vende anche l’affetto e la dignità, cercando di guadagnarci qualcosa. E quando non ci si sente apprezzati, riconosciuti, si rischia persino di svendersi al primo offerente. Il Signore ci ricorda invece che la nostra vita vale, e il suo desiderio è di aiutarci a scoprirlo”.
Commentando la parabola del giorno, papa Leone spiega che ”ci sono degli operai in attesa di qualcuno che li prenda a giornata. Siamo nel capitolo 20 del Vangelo di Matteo e anche qui troviamo un personaggio che ha un comportamento insolito, che stupisce e interroga. È il padrone di una vigna, il quale esce di persona per andare a cercare i suoi operai. Evidentemente vuole stabilire con loro un rapporto personale. Come dicevo, si tratta di una parabola che dà speranza, perché ci dice che questo padrone esce più volte per andare a cercare chi aspetta di dare un senso alla sua vita. Il padrone esce subito all’alba e poi, ogni tre ore, torna a cercare operai da mandare nella sua vigna. Seguendo questa scansione, dopo essere uscito alle tre del pomeriggio, non ci sarebbe più ragione di uscire ancora, perché la giornata lavorativa terminava alle sei”.
”Questo padrone instancabile, che vuole a tutti i costi dare valore alla vita di ciascuno di noi, – evidenzia Prevost – esce invece anche alle cinque. Gli operai che erano rimasti sulla piazza del mercato avevano probabilmente perso ogni speranza. Quella giornata era andata a vuoto. E invece qualcuno ha creduto ancora in loro. Che senso ha prendere degli operai solo per l’ultima ora della giornata di lavoro? Che senso ha andare a lavorare solo per un’ora? Eppure, anche quando ci sembra di poter fare poco nella vita, ne vale sempre la pena. C’è sempre la possibilità di trovare un senso, perché Dio ama la nostra vita”.
Leone XIV spiega il senso della parabola: ”Ecco che l’originalità di questo padrone si vede anche alla fine della giornata, al momento della paga. Con i primi operai, quelli che vanno nella vigna all’alba, il padrone si era accordato per un denaro, che era il costo tipico di una giornata di lavoro. Agli altri dice che darà loro quello che è giusto. Ed è proprio qui che la parabola torna a provocarci: che cosa è giusto? Per il padrone della vigna, cioè per Dio, è giusto che ognuno abbia ciò che è necessario per vivere. Lui ha chiamato i lavoratori personalmente, conosce la loro dignità e in base ad essa vuole pagarli. E dà a tutti un denaro. Il racconto dice che gli operai della prima ora rimangono delusi: non riescono a vedere la bellezza del gesto del padrone, che non è stato ingiusto, ma semplicemente generoso, non ha guardato solo al merito, ma anche al bisogno”.
”Dio vuole dare a tutti il suo Regno, cioè la vita piena, eterna e felice. E così fa Gesù con noi: non fa graduatorie, a chi gli apre il cuore dona tutto Sé stesso”, ha detto ancora il Papa.
A commento della parabola del giorno, Leone sottolinea: ”Il cristiano di oggi potrebbe essere preso dalla tentazione di pensare: ”Perché cominciare a lavorare subito? Se la remunerazione è la stessa, perché lavorare di più?”. A questi dubbi Sant’Agostino rispondeva dicendo:
‘Perché dunque ritardi a seguire chi ti chiama, mentre sei sicuro del compenso ma incerto del giorno? Bada di non togliere a te stesso, a causa del tuo differire, ciò ch’egli ti darà in base alla sua promessa”’.’
‘Vorrei dire, specialmente ai giovani, di non aspettare, ma di rispondere con entusiasmo al Signore che ci chiama a lavorare nella sua vigna. Non rimandare, rimboccati le maniche, perché il Signore è generoso e non sarai deluso!”, ha continuato Prevost. ”Lavorando nella sua vigna, troverai una risposta a quella domanda profonda che porti dentro di te: che senso ha la mia vita?”, ha osservato.
”Cari fratelli e sorelle, non scoraggiamoci! Anche nei momenti bui della vita, quando il tempo passa senza darci le risposte che cerchiamo, chiediamo al Signore che esca ancora e che ci raggiunga là dove lo stiamo aspettando. Il Signore è generoso e verrà presto!”, ha detto Leone.
”Il nostro mondo fatica a trovare un valore alla vita umana, anche nella sua ultima ora: lo Spirito del Signore illumini le nostre menti, affinché sappiamo difendere la dignità intrinseca di ogni persona umana”. Sono le parole del Papa nel corso dei saluti ai fedeli di lingua francese all’udienza generale. Proprio una settimana fa in Francia l’Assemblea nazionale con 305 deputati contro 199 ha approvato il testo che consente di morire dignitosamente in caso di malattia.
L’incontro con la National Italian American Foundation
Il Papa, prima dell’udienza generale, ha incontrato una delegazione della National Italian American Foundation e ha ricordato che “decine di milioni di americani rivendicano con orgoglio la propria eredità italiana, anche se i loro antenati sono arrivati ;;negli Stati Uniti d’America generazioni fa. Il vostro impegno nel continuare a educare i giovani alla cultura e alla storia italiana, oltre a fornire borse di studio e altri aiuti caritatevoli in entrambi i Paesi, contribuisce a mantenere un legame concreto e reciprocamente vantaggioso tra le due nazioni. Un segno distintivo di molti immigrati negli Stati Uniti dall’Italia – ha sottolineato Leone XIV – era la loro fede cattolica, con le sue ricche tradizioni di pietà popolare e devozione che continuarono a praticare nella loro nuova nazione.
Questa fede li sostenne nei momenti difficili, anche quando arrivarono con un senso di speranza per un futuro prospero nel loro nuovo Paese”.
Il Papa ha quindi invitato la fondazione, “in un’epoca afflitta da numerose sfide”, a ricordare che “molti santi che hanno rafforzato la Chiesa in periodi difficili della storia” e quindi a “rinnovare il vostro senso di speranza e fiducia nel futuro”. “Prego che ciascuno di voi e le vostre famiglie custodiscano sempre la ricca eredità spirituale e culturale che avete ereditato da coloro che vi hanno preceduto”, ha concluso Papa Leone nell’udienza agli italo-americani.
Foto: Vatican Media
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