Sono passati dieci anni da quando venne postato il primo tweet di un Papa. Il Pontefice era Benedetto XVI e l’account su Twitter, ancora oggi presente e attivo, si chiamava, e si chiama, @Pontifex. Che uno dei più fini teologi della storia della Chiesa, Joseph Aloisius Ratzinger, all’ epoca 85enne, ex Prefetto della Congregazione per la dottrina della Fede, sia stato il primo a mettere una firma papale su di un social media dà l’idea della potenza pervasiva del mondo digitale.
Dieci anni di Pontifex
Un Papa, Benedetto, per tutti un “rigoroso conservatore” si è aperto ai follower con queste parole: “Cari amici, sono contento di stare in contatto con voi tramite Twitter. Grazie alla vostra generosa risposta. Vi benedico tutti con tutto il mio cuore”. Erano le 11.28 del 12 dicembre del 2012, data nella quale abbiamo assistito alla prima benedizione via Twitter della storia della Chiesa. In pochi minuti 10mila condivisioni. Per la Santa Sede un momento storico. Il Papa era sbarcato nel mondo dei social media. La “voce” del Pontefice aveva raggiunto un altro traguardo.
La voce del Papa
Il percorso tecnologico si è sviluppato in meno di un secolo: piazza San Pietro, radio, televisione e internet. Dapprima la voce giungeva solo ai fedeli in Piazza San Pietro. Il Papa parlava dall’appartamento papale, Poi, dal 1931, anno di inizio delle trasmissioni di Radio Vaticana, la voce toccò il mondo. “Qui arcano Dei”, furono le prime parole di Papa Pio XI alla radio. La televisione, dal 1954, ha reso la voce, un’immagine. Internet l’ha consolidata. Dieci anni fa, i social media. Si è passati dal messaggio ai fedeli in Piazza San Pietro a Twitter entrando, di fatto, in un mondo divenuto fondamentale per chiunque voglia comunicare. Il Vaticano, restio per secoli ai cambiamenti, ha compreso che non poteva restare lontano da ciò che, di fatto, ha cambiato il mondo.
Cinque miliardi di persone usano i social
Gli esseri umani, dall’avvento dei social media, hanno trovato un nuovo modo di reperire e scambiarsi informazioni. Su 8 miliardi di persone sulla Terra quasi 5 miliardi utilizzano piattaforme social. Numeri impressionanti. Stare ai margini di questo mondo avrebbe significato per la Santa Sede non cogliere un’opportunità. Oggi l’account di Papa Francesco in italiano su Twitter ha poco meno di 5 milioni e 400 mila follower. Se, invece, si considerano anche gli altri otto canali linguistici si sale a 53 milioni. Ogni giorno viene pubblicato almeno un tweet. All’inizio dell’avventura social qualcuno storse il naso: non serve, si diceva, che un Papa utilizzi questi strumenti. La parola di Dio non ha bisogno di Twitter. Non era così.
Comunicare significa farsi capire
Comunicare, innanzitutto, significa raggiungere i propri utenti e farsi capire. La platea del social ora di proprietà di Elon Musk è stimata in 300 milioni di seguaci. In questo numero c’è una buona percentuale di cattolici, quindi il raggiungimento degli utenti cristiani presenti è garantito. Quando venne pubblicato il primo tweet di Benedetto XVI i caratteri da utilizzare per ogni messaggio erano 140, diventati 280 dopo il 2017. La brevità imponeva chiarezza. La stessa chiarezza che poi venne utilizzata nella comunicazione vaticana.
Il tweet di Papa Francesco
E proprio Papa Francesco oggi ha twittato: “Grazie a quanti mi seguono su questo account, nato 10 anni fa per annunciare anche qui la gioia del Vangelo – scrive Bergoglio -. Continuiamo a tessere insieme una rete di spazio libero per favorire l’incontro e il dialogo e valorizzare cio’ che ci unisce”. Ormai la rete e i social sono parte integrante della realtà umana. Una delle frasi più utilizzate nei Vangeli è: “In quel tempo…”. Oggi, “quel tempo” è anche il tempo di una vita di fede digitale: annunciare la Parola e vivere il Vangelo possono passare anche da un social media. La rete, ormai, è la seconda pelle delle esperienze umane.