“Sono da studiare queste cose, sono criteri tecnici quindi mi pare che lui ha detto quello che abbiamo sempre ribadito”. Lo dice il segretario di Stato vaticano, il cardinale Pietro Parolin, interpellato a margine di un evento alla Lumsa, sulle reazioni alle parole del Papa sulla necessità di indagare se quanto avviene a Gaza si configuri come “genocidio”.
“Sull’antisemitismo – ha aggiunto – credo che la posizione della Santa Sede sia chiara, non c’è bisogno di fare ulteriori considerazioni, lo abbiamo sempre condannato e continueremo a condannarlo e cercheremo di creare quelle condizioni, per quello che ci riguarda, per una seria condanna contro questo fenomeno”.
“Sull’Ucraina mi faccio un po’ interprete del pensiero del Papa, della preoccupazione del Papa, fermiamoci, fermiamoci tutti perché questa escalation non si sa dove porterà, a un certo punto non si saprà più come controllare la situazione quindi un appello davvero a chi ha responsabilità a che non si arrivi all’irreparabile”, ha detto ancora Parolin.
Per quanto riguarda l’attività in cui la Santa sede è impegnata in prima persona e cioè quella umanitaria relativa allo scambio di prigionieri e di restituzione dei bambini ucraini alle loro famiglie, Parolin ha spiegato che da parte del Vaticano rimane la volontà di continuarla: “Si è sempre fatto oltre che per il bene stesso di questa iniziativa anche per preparare un po’ il terreno per arrivare a dei negoziati”. Alla domanda se si sente di dire che questo sia il momento peggiore per l’Ucraina, il segretario di Stato Vaticano ha risposto tutti sono stati momenti peggiori ma “certamente la situazione attuale è particolarmente preoccupante”.
“Nessun commento da parte della Santa sede” sulla condanna di Netanyahu da parte della Cpi. “Abbiamo preso nota di quanto avvenuto – ha aggiunto Parolin – ma quello che a noi interessa è che si ponga fine alla guerra”.