Ogni volta che parliamo della Passione di Cristo, è in gioco una particolare comprensione della parola “passione”. Sembra riferirsi alla sofferenza profonda da un lato e all’amore incrollabile dall’altro. Ma la parola stessa potrebbe essere un po’ problematica, poiché il suo uso e le sue implicazioni dipendono dai contesti in cui viene utilizzata.
Si può essere appassionati, diciamo, dell’arte barocca – una passione che è completamente diversa da quella di Cristo.
O lo è? Perché si usa questa particolare parola?
Attivo e … passivo
Per capire veramente la Passione dobbiamo dare un’occhiata alle sue radici linguistiche (e teologiche), esplorando la sottile danza tra significati attivi e passivi (nessun gioco di parole) che danno a questa parola un tale potere.
In primo luogo, la “passione” inglese deriva dal latino passio. Il latino, a sua volta, sembra derivare dal patos greco, anche se non c’è un vero consenso su questo argomento. In ogni caso, la parola latina una volta significava “affetto” e non necessariamente “sofferenza”. Si può essere influenzati positivamente dalla bellezza, per esempio, senza che questo affetto si traduca in dolore o sofferenza.
Gli ultimi giorni di Gesù
Ma la storia non finisce qui. Mentre Gesù innegabilmente ha sofferto immensamente, le sue azioni durante questo periodo erano tutt’altro che passive. Ha scelto attivamente l’amore e il perdono, resistendo all’amarezza e al risentimento. Si impegnò in una conversazione (anche dalla croce), offrì conforto agli altri malati e alla fine asinunciò la sua vita, in un ultimo atto di fiducia amorevole.
Qui sta la distinzione cruciale tra gli aspetti attivi e passivi della passione. Mentre Gesù certamente sopportava una sofferenza straziante, non era solo un’accettazione passiva. Era una scelta consapevole alimentata da un fuoco interiore – una passione, nel senso più moderno della parola. Questa passione non riguardava il desiderio personale o il piacere, ma un amore ardente per l’umanità e un profondo impegno a compiere la sua missione divina.
Inoltre, la parola “passione”, almeno nel suo uso contemporaneo, risuona con ulteriori strati di significato. Evoca temi di devozione, impegno e zelo, come quando si è appassionati di qualcosa. La convinzione incrollabile di Gesù a modo suo, nonostante il dolore e il rifiuto che ha affrontato, incarna questo spirito appassionato. Questo aspetto ispira i credenti a coltivare una dedizione simile nei loro viaggi di fede.
Cercando di spiegare una realtà unica….
È importante notare, tuttavia, che la parola “passione” in questo contesto specifico non esiste nei Vangeli greci originali. Il termine greco più vicino sarebbe, ancora una volta, pathos, che ha una gamma più ampia di significati, tra cui sofferenza, emozione ed esperienza. Il latino passio fu usato dai primi traduttori per catturare il significato unico della sofferenza di Gesù.
La parola inglese “passione” alla fine si è diramata dal suo significato puramente teologico per includere le connotazioni più ampie di forte emozione, zelo e desiderio. Questa evoluzione derivava dalla connessione intrinseca tra intensa sofferenza ed emozioni forti. Inoltre, la passione di Gesù per l’umanità stessa potrebbe essere vista come una fonte di ispirazione per attività appassionate in altre aree della vita.
Così, il termine “Passione di Cristo” va ben oltre la semplice sofferenza.Comprende una complessa interazione di dolore, amore, impegno e trasformazione. Rappresenta non solo gli ultimi giorni di Gesù, ma anche l’impatto duraturo del suo sacrificio sulla fede e sulle vite individuali. Comprendere questi significati intrecciati, insieme all’evoluzione linguistica della parola, ci permette di apprezzare la vera profondità e potenza di questo termine significativo nel vocabolario cristiano.
Passioni nel Catechismo
Ora, l’uso della parola per riferirsi alla passione di Gesù è separato da quelle che conosciamo come “le passioni” nella vita morale.
Il Catechismo ha un’intera sezione dedicata esclusivamente allo studio delle passioni. Amminando nel complesso mondo delle emozioni umane mette in evidenza due fatti fondamentali. In primo luogo, che le passioni sono tanto naturali quanto inevitabili. In secondo luogo, il loro profondo impatto sulla nostra bussola morale. Il fatto che siano naturali non significa che non siano indomiti.
In primo luogo, il Catechismo spiega la natura fondamentale delle passioni, in questo senso. Sono risposte emotive intrinseche, come l’amore, la paura e la gioia, che nascono dal nostro appetito sensibile e alla fine ci guidano verso il bene o il male percepito: siamo attratti da ciò che percepiamo come buono e fuggiamo da ciò che riteniamo cattivo. Questi sentimenti colmano il divario tra i nostri sensi e il nostro intelletto, attingendo alle nostre esperienze e plasmando i nostri desideri. Mentre esistono numerose passioni, l’amore è al centro della scena, descritto come il movimento fondamentale del cuore verso il bene. Nella famosa formulazione di Agostino, il mio amore è il mio peso.
Tuttavia, il Catechismo chiarisce che le passioni stesse sono moralmente neutrali. La loro bontà o il loro male dipende da come interagiscono con la ragione e la volontà. Se permettiamo alla ragione di guidare le nostre risposte emotive, indirizzandole verso azioni positive, le passioni diventano strumenti potenti per il bene morale. Al contrario, una volontà malvagia può arrendersi e persino amplificare le emozioni negative, portandoci lungo un percorso dannoso.
Il Catechismo sottolinea che la forza di questi sentimenti non ci definisce. Anche le emozioni intense non hanno alcun peso morale intrinseco. Invece, è il modo in cui scegliamo di gestirli che conta davvero. Ciò richiede di allineare le nostre passioni con la ragione e, in definitiva, con la volontà di Dio.
Infine, il Catechismo offre speranza per integrare anche emozioni impegnative in una vita virtuosa. Attraverso l’opera dello Spirito Santo, anche il dolore, la paura e la tristezza possono essere integrati in una vita piena di amore, rispecchiando l’esperienza di Cristo: l’incontro dell’emozione umana e della beatitudine divina. /Aleteia).




