Papa Leone XIV “mi fa ben sperare per il ritorno della musica sacra in chiesa“. Lo afferma, in un’intervista al ‘Corriere della Sera’, il maestro Riccardo Muti. “I concerti in Vaticano – sottolinea Muti – sono pressoché spariti. Gli ultimi furono con Benedetto XVI. Non si è fatto nulla per riportare la grande musica sacra rinascimentale e gregoriana nelle chiese, dove ancora regnano sovrani strimpellatori e testi imbarazzanti”. “Non credo – aggiunge – di essere l’unico fedele che in chiesa preferirebbe ascoltare Palestrina. Monteverdi. Luca Marenzio. Gesualdo da Venosa. E il canto gregoriano. Non è solo mancanza di fede; è mancanza di spiritualità. I grandi santi della cristianità andavano incontro al martirio cantando, non strimpellando”.
Secondo Muti, “il declino della musica in chiesa è uno degli aspetti di un fenomeno più ampio”: “In Occidente c’è da decenni un crollo del sacro. Spero proprio che Papa Leone possa riportare questo concetto di sant’Agostino nelle chiese: cantare è proprio di chi ama”.
Quanto a Papa Prevost, Muti conclude: “Non do giudizi. Spero in una Chiesa più spirituale, che porterà nuove vocazioni. Spero in un Papa che porti la pace. E poi è nato a Chicago, città che amo e di cui dirigo l’orchestra, e ha un nonno piemontese. Come lei sa, ‘prevost’ in dialetto piemontese vuol dire prete. Ma non mi faccia dire altro. In Italia siamo stati tutti virologi, ora tutti vaticanisti. Lasciamo lavorare il Santo Padre”.