Da quest’estate, è come se qualcosa fosse cambiato in modo apparentemente evidente in superficie, ma silenzioso e subdolo in profondità.
Mi guardo attorno, osservo la mia vita, leggo i giornali e scorgo tanto dolore e sofferenza guadagnare spazio tra le pieghe delle giornate. Potrei condividere sguardi tristi, rassegnati, cuori appesantiti, sfiduciati, malattie, ingiustizie, povertà, disperazione, fatica, accidia… e la lista continuerebbe ricordando volti precisi, bocconi di dialoghi, messaggi inviati, chiacchierate notturne.
Cosa sta succedendo? Me lo sto chiedendo spesso in questi giorni.
Cosa sta succedendo? Perché anche nelle cose belle sistematicamente si sta insinuando il male, un ospedale, un incidente, una sentenza? E penso a Gesù. Che domanda di senso gigante si sta beccando in questo periodo!
“All’udire questo, Gesù disse: «Questa malattia non porterà alla morte, ma è per la gloria di Dio, affinché per mezzo di essa il Figlio di Dio venga glorificato»”.
Brucia. Cosa vuoi dirci? Nella teoria e nella gioia, quando torna la luce anche, può essere logica e comprensibile, ma quando arriva la prova, l’oscurità, allora il perché, il perché proprio a me, il perché sta succedendo questo, il perché Lo permetti, urla dalle viscere e arriva fino al Cielo, come una saetta al contrario.
Dalla TV alla vita…
Mi ha trapassato uno scritto che Maria Maddalena condivide con Matteo in una puntata della serie “The Chosen”.
“L’oscurità non è assenza di luce, sarebbe troppo semplice. È qualcosa di più incontrollabile e sinistro. Non è un luogo, ma una voragine. Ci sono stata, una volta, Più di una volta. E sebbene non potessi né vederti, né sentirti, Tu eri lì… in attesa. Perché l’oscurità non è buia per Te. Almeno, non sempre. […] L’oscurità imminente era troppo profonda per noi da afferrare. Ma lo è anche la luce. L’una doveva precedere l’altra. È sempre stato così con te. Lo è ancora. […] Amaro e poi dolce. Ma, in quel modo, l’amaro perdurava nel dolce senza mai andare via. Ci avevi detto che sarebbe stato così. Non con le tue parole ma con la tua stessa vita. “Un uomo pieno di dolori e che conosce la sofferenza”.
Noi non vogliamo vedere quel dolore…così abbiamo distolto lo sguardo. E così siam soddisfatti della tua vera essenza: “colui davanti al quale ciascuno nasconde la faccia”. Ma ben presto non potremo più nasconderci, né impedire al sole di tramontare o sorgere. Ricordo che desideravi che ci fosse un altro modo. E, ripensandoci ora, lo desidero anch’io. Ancora non so perché dovrebbe andare in questo modo, l’amaro spesso si confonde con il dolce. Forse non lo saprò mai. Almeno non da questa parte del…”
Dio desidera il bene
Nemmeno io so perché stia succedendo tutto questo, e, nonostante da quel buio sia stata tirata fuori tantissime volte, in alcuni giorni ancora non è facile affrontarlo. Ma so con certezza che, anche quando non capivo e continuo a non capire, Dio desidera solo il Bene, il mio Bene, il nostro Bene e che tutto ha sempre portato frutto a posteriori nei modi e nei luoghi fisici e del cuore più assurdi. In aggiunta a tutto quello che ora non vedo e non mi è (ancora) dato di vedere. Forse conosce così tanto bene il nostro abisso, che sa che solo Lui può venirci a prendere quando ci infiliamo nel buio o quando esso viene ad avvolgerci. Vorrei avere la fede di Giobbe. Grano e zizzania, amaro e dolce, ferita e feritoia, morte e vita. É forse questo il grande viaggio dell’uomo e la Speranza che un altro modo ci sia, da questa parte e dall’altra…
Testo: Laura Giulian per Sulla strada di Emmaus
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