Come ogni martedì torna la rubrica dedicata alla figura di Tommaso da Olera, il frate cappuccino vissuto a cavallo tra Cinque e Seicento e proclamato beato nel 2013. Il testo è tratto da “Tommaso da Olera, un anno con un mistico del Cuore di Gesù” di Sergio Calzone. Le riflessioni di oggi.
L’operazione di discredito di Giuda non potrebbe essere più efficace e si affida anche a dettagli inseriti con consumata perizia: i piedi sono i «tuoi piedi sporchi». Per chi usava calzari era normale e questo accomunava tutti i discepoli ma, sottolineato a proposito di Giuda, sembra una rapida metafora per alludere anche alla sua anima. E, poi, la prolungata «lezione» di buon senso impartita allo stesso Giuda, con «consigli» su come avrebbe potuto comunque riparare a «errori» precedenti o, più semplicemente, chiedere quel perdono a Gesù che sarebbe infallibilmente arrivato. È forse un poco ingenuo questo accanimento, ma serve proprio a rimarcare la gratuità del terribile gesto che sta per compiersi.
le motivazioni di Giuda
Quanto alle motivazioni di Giuda, il beato Tommaso aveva in verità fonti scarne: i Vangeli di Matteo e di Marco si limitano a dire che egli, volendo tradire Gesù, riceve del denaro per compenso (cfr Mt 26,14 e Mc 14,10), mentre sia quello di Luca, che quello di Giovanni lo «giustificano» con il fatto che Satana era entrato in lui (cfr Lc 22,3 e Gv 13,26); in più, Giovanni riferisce della sua avarizia: «Maria allora prese trecento grammi di profumo di puro nardo, assai prezioso, ne cosparse i piedi di Gesù, poi li asciugò coi suoi capelli, e tutta la casa si riempì dell’aroma di quel profumo. Allora, Giuda Iscariota, uno dei suoi discepoli, che stava per tradirlo, disse: Perché non si è venduto questo profumo per trecento denari e non si sono dati ai poveri? Disse questo non perché gl’importasse dei poveri, ma perché era ladro e, siccome teneva la cassa, prendeva quello che vi mettevano dentro» (Gv 12,3-6). Episodio simile, ma la cui protagonista non è Maria Maddalena, è presente in Mt 26,6-8: «Mentre Gesù si trovava a Betania, in casa di Simone il lebbroso, gli si avvicinò una donna con un vaso di alabastro, pieno di profumo molto prezioso, e glielo versò sul capo mentre egli stava a tavola. I discepoli, vedendo ciò, si sdegnarono e dissero: A che tanto spreco? Il profumo poteva vendersi molto caro e dare il prezzo ai poveri». Viene ripreso, in modo leggermente accorciato, da Mc 14,3-5. Ma in entrambi questi ultimi passi, sono i discepoli tutti o addirittura dei presenti non identificati a mormorare contro lo spreco, e, dunque, Fra Tommaso si appoggia a san Giovanni, dove trova, insieme, la malafede di Giuda e quella Maria Maddalena che è una delle figure predilette dal nostro autore.
Giuda […] aveva conceputo odio mortale contra il suo maestro: ché, essendo lui avaro e non avendo potuto avere quell’unguento che Madelena aveva sparso sopra il capo del Signore per poter rubbare parte del dinaro, restò con un mal animo contra il Signore, e già il diavolo gli era intrato nel cuore. (Selva, 206)
Una sorta di pastiche, di miscela, tra gli elementi citati dal Vangelo di Giovanni in quella occasione e in 13,26. Eppure, Fra Tommaso vuole ancora insistere su Giuda, lui che porta a Cristo un amore «pazzo» e che, nel momento in cui scrive, è l’antitesi esatta di Giuda.
Trasferiamoci nel Cenacolo
Oh quanto dolore portava al Signore il vedere l’infelice Giuda, che questo divinissimo cibo non doveva portar a lui vita, ma magior dannazione, perché, ricevendo lui questo santissimo sacramento come li altri, doveva per il suo peccato entrargli il diavolo e come indiavolato doveva andar a vender il suo maestro! Oh quanto mi dà a credere che alora, mentre aveva il suo santissimo corpo nelle mani, vedendo che tanti lo dovevano ricever in sua disgrazia, si ramaricasse e si dolesse che tanti come Giuda lo averiano vituperato e calpestrato a loro dannazione! Oh quanto gli passava il cuore in vedere che oggi li suoi apostoli ricevevano il suo santissimo corpo e il giorno sequente lo averiano arbandonato! E che Pietro lo doveva negare, Tomaso esser incredulo della sua resurrezione, Giuda vender e tradirlo dandolo nelle mane de’ suoi inimici! O benedetto Dio e in eterno laudato, che ha dato a l’uomo in cibo e beveragio il suo divinissimo corpo e sangue! (Selva, 211)
Giuda, come si è detto, rappresenta l’umanità traditrice, tutti quelli che «lo averiano vituperato e calpestrato a loro dannazione!» E, se persino i più fedeli, Pietro e Tommaso, non sarebbero stati all’altezza del loro ruolo, tanto meno lo sarebbe stato l’Iscariota, già conquista del diavolo: «Satana entrò in Giuda detto l’Iscariota, che era uno dei Dodici» (Lc22,3).
Fino a suscitare, nel nostro Beato, un sentimento di ben cristiana pietà per la sorte del traditore, peccatore contro Cristo, sì, ma, proprio per quello e secondo la buona novella portata da Gesù, più da compatire, che da condannare.
O povero Giuda, dapoiché d’apostolo de Dio sei diventato traditore de Dio, e non solo traditore, ma anche spion e zaffo e capo de sbiri! Oh quanto sei digradato della tua prima dignità! E che pensi, o Giuda, che con trenta dinari sarai ricco? O ingrato e crudelle, traditor del tuo maestro che tanti favori ti aveva fatto! (Selva, 226)
«Zaffo», sia detto tra parentesi, è un’antica voce dialettale veneta che sta per «sbirro», con tutta la carica di negatività che il termine ha sempre avuto. Ma dove, soprattutto, prevale quasi la derisione per la pochezza di un Giuda che si accontenta di trenta denari per il suo gesto scellerato. La modestia del compenso segna per sempre la limitatezza d’orizzonti di un uomo che Satana ha ottenebrato, tanto che qualsiasi cifra, anche inferiore, sembra dire Fra Tommaso, sarebbe stata sufficiente a «comprarlo».
La docilità d’agnello di Gesù davanti a coloro che lo arrestano e, anzi, la generosità nel sanare proprio i suoi persecutori toccano però nel profondo quell’animo tormentato che si agita in Giuda e che Satana, evidentemente, non ha conquistato del tutto, pur se ne conquisterà l’anima.
E Pietro cominciò a menare del suo cortello e, tagliando una orechia a Malco, il Signore lo riprese, e, toccando il Signore l’orechio de Malco, lo risanò. E tornando un’altra volta il Signore a interrogarli, di novo cascorno in terra come morti. O povera gente, non bastava farvi connossere che quello era Dio e Messia, non potendo alcun puro uomo operare cose tale si non la potenza de Dio? O povero Giuda, come ti ritrovavi alora mentre con la turba giaceve per terra da una sol parola del tuo maestro? Voglio io ben credere, o Giuda, che alora restasti tutto confuso e svergognato. Non ti accorgesti di aver fallato? E con tutto ciò, te ne andasti dalli principi de’ sacerdoti gettandogli li dinari, dicendo che aveve tradito sangue giusto. (Selva, 230).