Da domenica a Praga, i 600 delegati dell’Assemblea sinodale continentale riflettono sul futuro della Chiesa in tutta Europa. Il processo sinodale voluto da Papa Francesco continua il suo corso. Dopo una prima consultazione paese per paese, inizia la sua fase continentale. Per l’Europa, circa 200 delegati sono riuniti a Praga da domenica e per una settimana, mentre altri 390 seguiranno i dibattiti a distanza. Questa sessione dovrebbe permettere di rielaborare sulle grandi aspettative espresse sul campo.
Una tappa delicata
L’esercizio è inedito. Infatti, le Chiese europee, a differenza delle Chiese latinoamericane o asiatiche, non sono abituate a lavorare insieme per riflettere sul loro futuro. È anche delicato, a causa della grandissima diversità delle realtà ecclesiali in tutto il continente europeo, anche se il documento di lavoro preparato per questa tappa fa emergere preoccupazioni comuni.
Tensioni e disaccordi
Le tensioni e i disaccordi sono inevitabili. Fanno parte del processo sinodale, che ha proprio lo scopo e la virtù di identificarli e affrontarli, senza necessariamente cercare di risolverli. Si tratta, per riprendere una formulazione di sant’Agostino, di “riscare, all’interno delle divergenze, a immaginare le convergenze”. L’esercizio è impegnativo e il rischio non è mai escluso da una confisca della parola da parte di alcuni o dalla trasformazione del Sinodo in una semplice assemblea in cui ognuno fa valere le proprie idee. È anche questa paura che ha portato negli ultimi mesi varie personalità ecclesiastiche ad esprimere la loro riluttanza, anche la loro ostilità, contro il processo in corso, castigando in particolare il “via sinodale” su cui è impegnata la Chiesa cattolica tedesca dal 2019. I delegati riuniti a Praga questa settimana avranno a cuore di negarli mostrando la loro capacità di mettersi insieme ad ascoltare ciò che lo Spirito dice alla Chiesa che è in Europa. (La Croix).
Domenique Grenier, caporedattore La Croix