Nei dibattiti degli ultimi mesi sull’età del pensionamento, si è spesso parlato di fatica, stanchezza, usura sul lavoro… La dimensione negativa del lavoro è stata quindi molto evidenziata. Lei è reale. Ma è riduttivo considerare il lavoro solo sotto questo aspetto: il lavoro è una realtà prima di tutto positiva.
Il libro della Genesi
Nella storia che ci racconta il libro della Genesi, all’uomo viene conferito un potere specifico: portare l’intera creazione alla sua perfezione, “portare le cose statiche a ciò che possono essere dinamicamente”, scrive André Lacocque in un’opera dedicata al lavoro nei primi capitoli della Genesi (1)“Il potere autentico, lungi dall’essere oppressivo, consiste nell’alizzare gli oggetti dall’anonimato insignificante – “le sedie” – alla “glooiosa e maestosa distinzione” (Ps 8, 6) dei “troni””, spiega il biblista. E anche se questo compito diventa difficile dopo la caduta, rimane comunque fonte di realizzazione. Tuttavia, accade che le condizioni oggettive in cui si esercita il lavoro facciano perdere di vista la sua faccia eminentemente positiva: privato di significato, il lavoro diventa poi un lavoro, fonte di sofferenza, causa di malessere, a volte fino all’esaurimento. In queste condizioni, chi vorrebbe avere voglia di lavorare? Ma è anche lì che siamo convocati, per evangelizzare il lavoro, per fargli ritrovare il suo significato primario, come un potere di co-creazione ricevuto da Dio per rendere più bella tutta la sua Creazione.
La grazia del lavoro
E scrivendo queste righe, mi rendo conto della grazia che mi viene fatta nel lavoro che devo svolgere. La sedia da ufficio dove sono seduto in questo momento è in realtà un trono da cui mi è dato di partecipare all’opera di Dio. Cerco di farlo mettendo parole su ciò che molti uomini e donne stanno vivendo e sperimentando oggi. È nominando il mondo che lo co-creiamo facendolo uscire dall’anonimato.
Dominique Grenier (La Croix Croire)