Il Vaticano ha pubblicato il 29 maggio un documento pastorale che invita i cristiani presenti sui social network a rimanere attenti alla realtà delle persone che incontrano sugli spazi digitali. Rileggendo in questo senso la parabola del buon Samaritano.
L’odio online
L’odio online e le fake-news sono piaghe del nostro tempo. I social network sono infatti luoghi in cui si può esprimersi senza ritegno, in modo più o meno anonimo. Le piattaforme sono persino accusate di favorire la circolazione dei contenuti più divisivi. “Anche negli ambienti cattolici si possono superare i limiti, si ha l’abitudine di banalizzare la diffamazione e la calunnia, e ogni etica così come ogni rispetto per la fama altrui sembrano evacuati”, si rammarica Papa Francesco nella sua esortazione Exultate e gaudete sulla santità.
Come usare le reti
Come allora usare le reti per non cadere nella trappola di questa violenza che perverte, distorce, violenta la comunicazione? In una riflessione pastorale resa pubblica all’inizio di questa settimana, il Dicastero per la Comunicazione propone alcuni elementi di risposta. Questo testo intitolato “vers una presenza totale”, ci invita ad ascoltare la parabola del Buon Samaritano. La scelta di questo testo per riflettere sulla cultura digitale può sembrare sorprendente. Ma permette di aprire gli occhi su ciò che accade sui social network. C’è chi si comporta come briganti, quando molestano, esprimono il loro odio o rubano l’attenzione degli altri. Ci sono le vittime delle loro azioni. C’è chi passa, indifferente, sulle autostrade digitali. Infine, ci sono coloro che agiscono come il Samaritano, curando le ferite fisiche ma anche le divisioni e l’animosità che esistono tra i gruppi sociali e che permettono alle connessioni di trasformarsi in veri e propri incontri.
Il buon samaritano
La parabola del Buon Samaritano ci fa scoprire che gli spazi digitali sono terre da evangelizzare. Questo cantiere missionario è sia immenso che urgente. Ma i suoi operai sono ancora troppo pochi. Certamente i cristiani usano le reti e contribuiscono ad alimentarle con testi, immagini, video. Ma quanti sono veramente, realmente, totalmente presenti, non per occupare lo spazio digitale ma per fare di queste reti luoghi di un autentico scambio, in cui ognuno si dà e raccoglie dagli altri?
Domenique Grenier per La Croix