Siamo sull’isola di Cebu, nelle Filippine, e la devozione al Santo Niño è la devozione più grande che abbia mai visto nel mondo, paragonabile probabilmente solamente a quella di Guadalupe, in Messico, che però ha una storia completamente diversa, è nata a seguito di un’apparizione, ed iniziò quando il Messico e il Sud America erano stati già colonizzati ed erano paesi parzialmente cattolici.
La Statua del Santo Niño
La Statua del Santo Niño, invece, arrivò sull’isola circa 500 anni fa, quando gli Spagnoli approdarono sulle coste di quella che sarebbe diventata Cebu City e il cristianesimo era completamente sconosciuto. La statua del Bambino Gesù – una tradizione millenaria in Europa probabilmente proveniente dal Monte Carmelo, in Israele – era stata sicuramente pensata come dono del Re di Spagna al Re e alla popolazione locale, ma il galeone sul quale era stata riposta naufragò, e il Santo Nino non arrivò a destinazione. Solo anni più tardi venne rinvenuta, insieme ai resti del naufragio, dalla gente del luogo. Una devozione nata in circostanze simili a quelle della Madonna Aparecida, in Brasile: una statua ritrovata in un fiume da un pescatore, intorno alla quale iniziò a crescere una devozione grazie ai miracoli che iniziarono a susseguirsi.
Magnete per la popolazione locale
Così come per l’Aparecida, anche il Santo Niño diventò qui presto un magnete per la popolazione locale che, convertitasi al cristianesimo, iniziò a pregarlo e a ricevere miracoli. D’allora, il Santo Niño può essere considerato un po’ il patrono delle Filippine. A lui, centro di tanti nomi, tra cui “via della pace”, i Filippini attribuiscono la pace politica che si instaurò, quasi da subito, tra spagnoli e locali – caso più unico che raro, soprattutto nel mezzo del continente asiatico, con paesi vicini in cui ancora adesso la fede cristiana è perseguitata – vedi Indonesia e Cina – e la pace interiore che davvero si respira in questa terra, appena ci si mette piede, e in particolar modo su quest’isola, l’isola di Cebu.
La festa di Gennaio
Ogni anno, a poche settimane dal Natale, si festeggia il Santo Niño. La sua festa è il 15 di Gennaio, ma i festeggiamenti iniziano 10 giorni prima. Per i nove giorni precedenti, si susseguono messe e processioni nel cuore della notte, alle 3, e centinaia sono i Cebuani in giro per le strade già dalle 2.30 per partecipare agli eventi. (…)
La processione
Quest’anno, la processione ha contato più di 10,000 persone per le strade, e la Messa si è tenuta nella zona esterna antistante la basilica. Qui, dopo una messa lunga e commovente, in cui la gente si è letteralmente ammassata una sull’altra per poter prendere la comunione, allungando anche solo una mano e gridando: “Padre, per favore, qui!” – mi ha tanto ricordato gli episodi del vangelo in cui si racconta delle folle che seguivano Gesù e cercavano anche solo di sfiorare un pezzo del suo mantello – c’è stata una danza di lode bellissima. Ognuno col suo Santo Niño personale – ho scoperto che nella stessa famiglia queste statue si possono tramandare di generazione in generazione per centinaia di anni – ha partecipato in una festa che trasudava di gioia, forza ed esultanza, in modi in cui, nel mondo occidentale, siamo abituati a vedere solo per eventi sportivi o per star dello spettacolo.
Il carnevale religioso
Qui, la vera star, è il Santo Niño. In un paese asiatico, eppure uno dei paesi più cattolici del mondo, con più dell’80 per cento di cattolici, la fede si tocca con mano: la gioia, l’esuberanza, l’eccitazione, nelle pieghe di una vita sicuramente più semplice di quella occidentale. Il giorno dopo, il 15, oltre ad un’altra messa solenne, per le strade di Cebu ha sfilato il “Sinulog”, un festival di danza e di musica in cui da tutte le Filippine sono accorsi gruppi che nei loro abiti tradizionali hanno danzato con e per il Santo Niño fra le braccia. Una sorta di “carnevale religioso”, un evento rarissimo, un festival culturale ma dalle radici religiose fortissime, un paese dove davvero cultura e fede si mischiano e si fondono in un bellissimo modo, dove folklore e colore non si oppongono alla fede ma anzi la celebrano, dove la tradizione ha sposato perfettamente il Cristianesimo e quello stupore per quella piccola statua di un Re bambino che arrivò su queste coste 500 anni fa, è ancora presente ed assolutamente vivo. (Aleteia.org).