Il commento al Vangelo di oggi, domenica 22 gennaio, di Don Giulio Dellavite.
Dal Vangelo secondo Matteo
Quando Gesù seppe che Giovanni era stato arrestato, lasciò Nàzaret e andò ad abitare a Cafàrnao, sulla riva del mare, nel territorio della Galilea, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaìa: «Terra di Zàbulon e terra di Nèftali, sulla via del mare, oltre il Giordano, Galilea delle genti! Il popolo che abitava nelle tenebre vide una grande luce, per quelli che abitavano in regione e ombra di morte una luce è sorta». Da allora Gesù cominciò a predicare e a dire: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino». Mentre camminava lungo il mare di Galilea, vide due fratelli, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello, che gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. E disse loro: «Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomini». Ed essi subito lasciarono le reti e lo seguirono. Andando oltre, vide altri due fratelli, Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni suo fratello, che nella barca, insieme a Zebedeo loro padre, riparavano le loro reti, e li chiamò. Ed essi subito lasciarono la barca e il loro padre e lo seguirono. Gesù percorreva tutta la Galilea, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il vangelo del Regno e guarendo ogni sorta di malattie e di infermità nel popolo.
Il commento al Vangelo
Mons. Giacomo Radini Tedeschi, Vescovo di Bergamo dal 1905 al 1914, è un pastore dalla forte personalità, tanto che nel 1909 appoggia il primo sciopero in fabbrica. Dal 21 settembre al 7 novembre, 800 operai e operaie della Zopfi a Ranica bloccarono la fabbrica per 48 giorni, per la libertà di organizzazione sul lavoro, per difendere alcune operaie “crudelmente dileggiate” e per rivendicare trattamenti e ambienti più dignitosi. Coinvolge in questo il suo giovane segretario, don Angelino, che scriverà: “Era in gioco non solo il posto di lavoro e il pane ma il riconoscimento del diritto di organizzazione sindacale. Ecco il Vescovo entrare esplicitamente col suo obolo e colla sua parola nella causa e dichiararsi nettamente in favore delle ragioni degli operai. Il fatto poté produrre impressione. Eppure nulla di più naturale e di più semplice: si trattava di compiere un dovere di carità, verso il debole che soffriva, per il trionfo della giustizia. Sarebbe stato ben doloroso se si fosse fatto diversamente, mostrando di avere idee ben piccole.
Le frasi vuote
Sommamente indecoroso sarebbe stato il non trovarsi d’accordo o il lasciarsi turbare dalle frasi vuote e maliziose di certa stampa avvezza a subordinare i diritti, la dottrina e la vita della Chiesa a idee liberali vecchissime e ormai sorpassate”. Un coraggio incredibile se pensiamo al periodo storico. Cinque anni dopo, il Vescovo sta morendo e al suo segretario, don Angelino, affida un insegnamento, come un padre: “Ricorda: per fare il cristiano e fare l’uomo bisogna sempre pensare in grande e guardare alto e lontano”. Don Angelino plasmò la sua vita su questo insegnamento, da Bergamo partì per Roma e poi Turchia, Bulgaria, Francia, per ritornare a Venezia e infine ancora per Roma, ma come Papa: Giovanni XXIII. Il Santo Papa Buono.
Giovanni XXIII
Non è nato così, lo è diventato grazie ad alcuni incontri, che dalle origini contadine al papato, giorno dopo giorno, nella gioia e nel dolore, hanno formato il suo volto luminoso, la forza della sua carezza, la sua furbizia diplomatica, la determinazione che ha rinnovato la Chiesa e il mondo. È quello che succede agli apostoli che incontrano Gesù. È quello che succede nella vita di ciascuno di noi. Capita di abitare regioni esistenziali nell’ombra della morte – per usare le parole del profeta – dove ti senti schiacciato dall’ingiustizia, dalla frustrazione, dall’incomprensione, dalla crisi, dall’insuccesso, dal non appagamento, dalla delusione per tanti sforzi che non portano a nulla.
La luce in fondo al tunnel
Quanta fatica a tenere accesa la luce in fondo al tunnel. Poi però ti arriva la bolletta e ti dici: ma chi me lo fa fare?! Dio non dà soluzioni, ma offre incontri. Possono essere doni, benedizioni, investimenti. Possono essere lezioni, sfide, persino ostacoli che temprano. Possono essere anche negativi e fare male. Chi non fa tesoro degli incontri, non vive serenamente la vita e finisce per inquinare quella degli altri. Chiediamoci anche, però: chi incontra noi come ci percepisce. Ricordiamocelo: per fare l’uomo bisogna sempre pensare in grande e guardare alto e lontano.