Papa Francesco ha deciso di aprire, per la prima volta nella storia, una Porta Santa nella prigione italiana di Rebibbia durante il Giubileo della Speranza, un gesto che i prigionieri hanno accolto come segno di clemenza, vicinanza e speranza.
La sua visita a Rebibbia ha risposto alle linee guida della bolla Spes non confusit, in cui il Pontefice esorta ad essere “segni tangibili di speranza per tanti fratelli e sorelle che vivono in condizioni di miseria”.
“Ho imparato a fare il prete in prigione”
Il P. Grimaldi lasciò la cappellania nella prigione Secondigliano di Napoli, dove servì i prigionieri per 23 anni, per coordinare i 230 sacerdoti che assistono i circa 62.000 detenuti di tutta Italia, di cui 20.000 stranieri.
Dei suoi anni come cappellano sottolinea che non c’erano solo i detenuti comuni, “ma anche quelli di massima sicurezza, persone con una storia criminale molto forte”.
Sottolinea che il suo servizio “era per tutti” e che “non importa quale crimine avesse commesso la persona, perché non dobbiamo identificare l’uomo che è in prigione con i suoi errori”.
“La mia esperienza nella prigione di Secondigliano è stata molto intensa, mi ha formato sia umanamente che spiritualmente. Dico sempre che facendo il cappellano, ho imparato ad essere sacerdote, perché ho incontrato i più deboli, gli esclusi, e soprattutto, ho affrontato la misericordia e il perdono”.
Il sacerdote ha anche osservato che questa è stata l’esperienza “più bella che abbia mai vissuto: stare con loro per 23 anni, con le loro famiglie, cercando di essere un segno di speranza per loro”.
“Noi cappellani siamo davvero convinti che, se aiutiamo i detenuti, possono ritrovare la fiducia in se stessi”, ha affermato. Ha anche indicato che i prigionieri pregano ogni giorno per la pronta guarigione di Papa Francesco e che hanno potuto ascoltare il messaggio audio che ha inviato giovedì dall’ospedale Gemelli, che hanno accolto con speranza.
Una nuova cultura di accoglienza
Sull’appello del Santo Padre a compiere durante l’Anno Santo atti di clemenza verso i detenuti, come è avvenuto a Cuba lo scorso gennaio con il rilascio di 553 prigionieri dopo la mediazione del Vaticano, P. Grimaldi ha sottolineato che, quando il Pontefice lancia una petizione, “lascia la libertà alle persone”.
“L’appello del Papa è evangelico, un appello alla coscienza e alla responsabilità degli altri. L’indulto e l’atto di clemenza che il Papa chiede è una chiamata alla misericordia. Sappiamo bene che i detenuti sono lì per motivi di giustizia, ma non dobbiamo mai separare la misericordia dalla giustizia. Altrimenti, la giustizia si trasforma in vendetta”, ha aggiunto.
Il P. Grimaldi ha sottolineato che Rebibbia è diventato un “simbolo di tutte le prigioni del mondo”, un luogo che il Santo Padre ha scelto “per dire al mondo intero: proviamo a guardare le nostre prigioni”.
Tuttavia, ha precisato che Papa Francesco ha espresso la sua vicinanza ai detenuti da quando ha iniziato il suo pontificato, con il lavaggio dei piedi e i suoi continui appelli alla misericordia.
Parlando ad ACI Prensa, ha sottolineato che “il ruolo dei laici è fondamentale” poiché è necessario “trasmettere un messaggio di benvenuto”. “La porta della prigione è stata aperta in modo da poter attraversare ed entrare nella prigione. Ma non dobbiamo dimenticare che quella porta è aperta anche perché altri escano. Non è solo un’entrata, ma anche un’uscita”, ha insistito.
Ha sottolineato che la sua più grande preoccupazione è che, “quando questi detenuti escono, non trovano accoglienza o disponibilità. Ci sono ancora molti pregiudizi e, ad essere sinceri, la società ha paura di accogliere coloro che escono di prigione”.
Ha insistito sulla necessità di “educare la comunità e la società a renderle più accoglienti e non indifferenti di fronte a tanti problemi”, creando una nuova cultura e ponendo fine all’indifferenza.
Ha inoltre sottolineato che il prossimo 9 aprile, i membri della Conferenza Episcopale Italiana, guidati dal Cardinale Matteo Maria Zuppi, attraverseranno la Porta Santa della prigione di Rebibbia per celebrare il Giubileo. (ACI Stampa).