Estratto dell’articolo di Roberta Scorranese per il Corriere della Sera
Roby Facchinetti, come festeggerà gli ottant’anni il primo maggio?
«Ho sette nipoti, provi a indovinare…»
Le canteranno «Cento di queste vite»?
«Lei scherza, ma Mia (la figlia di Francesco Facchinetti e Alessia Marcuzzi, ndr) suona benissimo “Dammi solo un minuto” al pianoforte».
Talento di famiglia.
«Mica è stato sempre facile per me. Lo racconto nell’autobiografia “Che spettacolo è la vita”: sono nato ad Astino, nella Bergamasca, da una famiglia umile e tutti i giorni mi facevo dieci chilometri a piedi per andare prima a scuola e poi al doposcuola».
La terra di papa Roncalli.
«Nella mia vita ho incontrato quattro Papi ma lui ha un posto speciale nel cuore. Lo sa che io prego ogni sera? Quando ero bambino a casa mia si recitavano due rosari al giorno. A me adesso la preghiera aiuta nel conforto serale».
«Se un giorno mi sveglio senza niente da fare mi viene l’ansia, che ci posso fare?».
È sempre stato così?
«Io me li ricordo gli inizi, difficilissimi. Eravamo nella seconda metà degli Anni 60, le band musicali avevano tante spese, per esempio l’acquisto degli strumenti, la manutenzione. Io e Riccardo (Fogli, ndr) tante volte ci siamo divisi un panino. Io e lui, poi, non eravamo di Bologna come gli altri, vuoi mettere anche le trasferte?».
I Pooh sono stati la sua vera famiglia?
«No, certo, però posso dire di aver trascorso più tempo con loro che con le mie mogli e con i miei figli».
Oggi, a distanza di quasi sessant’anni dagli esordi, qual è secondo lei il grande merito musicale dei Pooh?
«Abbiamo imposto un canone, abbiamo inventato un nuovo modo di fare musica».
Come i Pink Floyd.
«Non amo i paragoni e poi sono due cose diverse».
Però Paul McCartney stravede per voi, lo ha scritto lei.
«Abbiamo venduto oltre ottanta milioni di dischi nel mondo, faccia lei».
Piccolo gioco della torre?
«Ahia».
McCartney o Lennon?
«Premessa: McCartney è un artista straordinario, versatile e innovativo. Però il carisma di Lennon è qualcosa di unico».
Phil Collins o Peter Gabriel?
«Qui sono sicuro, preferisco Collins. Secondo me è lui la vera voce dei Genesis».
Yoko Ono o Patty Pravo?
«Che cattiveria».
Risponda.
«Patty Pravo. Questa non se l’aspettava, eh?».
No, perché la leggenda narra che quando lei vi «portò via» Riccardo Fogli…
«Sia messo agli atti: io penso che Patty Pravo sia stata una delle pochissime italiane davvero “dive”. Mi ricordo bene quando lei stava con Riccardo e capitava di incrociarla in qualche città: pellicce, Rolls con vetri oscurati, camere d’albergo blindate. Una volta sotto al nostro hotel vedemmo una folla di trecento persone ed erano tutte lì per lei».
Lei però ha conosciuto anche Yoko Ono.
«Come ho detto, sono un fan di Lennon e una volta, a New York, incontrai Yoko proprio vicino al luogo dove John era stato ucciso. Ero con gli altri “ragazzi” e così le chiedemmo di fare una foto assieme. Lei, smentendo ogni maldicenza nei suoi confronti, fu gentilissima, anche se ci pregò di non fare la foto proprio lì. E giustamente, aggiungo». (…)
È vero che lei ha strumenti musicali preziosi?
«Diciamo storici, come la tastiera Hohner che avevano impiegato i Them per incidere la hit “Gloria”, l’organo Hammond L122 con il Leslie dei Procol Harum. Con i Pooh sono stato il primo a usare questi strumenti in Italia».
Nel 2023 il vostro album «Parsifal», pietra miliare del prog italiano, ha compiuto mezzo secolo.
«Ma lei lo sa che solo oggi, cinquant’anni dopo, ho capito quanto sia stato importante? È difficile valutare un brano appena nato. Per esempio, noi eravamo convinti che la canzone “In silenzio” sarebbe stata un successo, ma oggi tutti ricordano il lato B di quell’album, “Piccola Katy”».
Roby, qual è l’antidoto alla noia?
«La convinzione che ogni volta che suono so che davanti a me ho persone diverse, perché per fortuna il pubblico cambia e cambio anche io».