Il Papa oggi – in Aula Paolo VI – ha incontrato seimila bambini da tutta Italia: si tratta degli studenti della Rete nazionale delle scuole di pace. Sono arrivati da 137 scuole di 94 città, 18 le regioni rappresentate. ‘Formare una nuova generazione di costruttori e costruttrici di pace’ l’obiettivo della Rete nazionale che sta per incontrare il Papa. Insieme alle giovani generazioni, in Aula Paolo VI c’erano anche docenti universitari, amministratori locali ed esponenti della società civile firmatari del ”Patto di Assisi” per l’educazione alla pace.
L’incontro
L’incontro degli studenti con il Pontefy è parte di un programma di educazione civica chiamato ”Trasformiamo il futuro. Per la pace con la cura” ed è una tappa del percorso che porterà alla realizzazione il 25 e 26 maggio della prima Giornata Mondiale dei Bambini coordinata dal francescano padre Fortunato.
”Cessate il fuoco” hanno gridato gli studenti della Rete nazionale delle scuole di pace in Aula Paolo VI in attesa dell’arrivo del Papa. I seimila studenti arrivati in Vaticano hanno mostrato i cartelli sui quali sono scritti i nomi dei Paesi dove imperversano i conflitti. Quindi è partito l’appello collettivo: “Ripudiamo la guerra, non vogliamo arrenderci: cessate il fuoco”. Su ogni sedia c’è un cartello con la scritta grazie.
Le parole di Papa Francesco
“Voglio prima di tutto ringraziarvi. Grazie per questo cammino ricco di idee, di iniziative, di percorsi formativi e di attività, che intendono promuovere una nuova visione del mondo. Grazie per essere pieni di entusiasmo nell’inseguire obiettivi di bellezza e di bontà, in mezzo a situazioni drammatiche, ingiustizie e violenze che sfigurano la dignità umana”. Lo ha detto Papa Francesco durante l’udienza in Sala Nervi ai seimila studenti e insegnanti della Rete nazionale delle Scuole di Pace.
“Grazie perché con passione e generosità vi impegnate a lavorare nel ‘cantiere del futuro’ – ha proseguito -, vincendo la tentazione di una vita appiattita soltanto sull’oggi, che rischia di perdere la capacità di sognare in grande”. “Oggi più che mai, invece – ha avvertito il Pontefice -, c’è bisogno di vivere con responsabilità, allargando gli orizzonti, guardando avanti e seminando giorno per giorno quei semi di pace che domani potranno germogliare e portare frutto. Grazie ragazzi e ragazze!”.
Il summit del Futuro
“Nel prossimo mese di settembre si svolgerà a New York il Summit del Futuro, convocato dall’Onu per affrontare le grandi sfide globali di questo momento storico e firmare un ‘Patto per il Futuro’ e una ‘Dichiarazione sulle generazioni future'”, ha ricordato il Pontefice. “Si tratta di un evento importante – ha sottolineato -, e c’è bisogno anche del vostro contributo perché non rimanga soltanto ‘sulla carta’, ma diventi concreto e si realizzi attraverso percorsi e azioni di cambiamento. Voi portate nel cuore questo grande sogno: ‘Trasformiamo il futuro. Per la pace, con la cura’”.
“Siete chiamati ad essere protagonisti e non spettatori del futuro”, ha continuato Papa Francesco. A proposito della convocazione in settembre all’ Onu del Summit mondiale sul futuro, secondo il Pontefice esso “ci ricorda che tutti siamo interpellati dalla costruzione di un avvenire migliore e, soprattutto, che dobbiamo costruirlo insieme!”. “Non possiamo solo delegare le preoccupazioni per il ‘mondo che verrà’ e per la risoluzione dei suoi problemi alle istituzioni deputate e a coloro che hanno particolari responsabilità sociali e politiche – ha sollecitato -. È vero che queste sfide richiedono competenze specifiche, ma è altrettanto vero che esse ci riguardano da vicino, toccano la vita di tutti e chiedono a ciascuno di noi partecipazione attiva e impegno personale”.
Secondo Francesco, “in un mondo globalizzato, dove siamo tutti interdipendenti, non è possibile procedere come singoli individui che si prendono cura soltanto del proprio ‘orto’, per coltivare i propri interessi: occorre invece mettersi in rete e fare rete, entrare in connessione, lavorare in sinergia e in armonia. Questo significa passare dall’io al noi: non ‘io lavoro per il mio bene’, ma ‘noi lavoriamo per il bene comune, per il bene di tutti'”.,
contro le nubi oscure d’oggi servono il coraggio e la creatività di tutti
“Le sfide odierne, e soprattutto i rischi che, come nubi oscure, si addensano su di noi minacciando il nostro futuro, sono anch’essi diventati globali. Ci riguardano tutti, interrogano l’intera comunità umana, richiedono il coraggio e la creatività di un sogno collettivo che animi un impegno costante, per affrontare insieme le crisi ambientali, economiche, politiche e sociali che il nostro pianeta sta attraversando”, ha detto ancora il Papa nel suo discorso di oggi. “Si tratta di un sogno che richiede di essere svegli e non addormentati! – ha avvertito – Sì, perché lo si porta avanti lavorando, non dormendo; camminando per le strade, non sdraiati sul divano; usando bene i mezzi informatici, non perdendo tempo sui social; e poi – ascoltate bene – questo tipo di sogno si realizza anche con la preghiera, cioè insieme con Dio, non con le nostre sole forze”.
La pace e la cura
“Cari studenti e insegnanti, voi avete messo al cuore del vostro impegno due parole-chiave: la pace e la cura”, ha detto ancora Papa Francesco durante l’udienza in Sala Nervi ai seimila studenti e insegnanti della Rete nazionale delle Scuole di Pace. “Sono due realtà legate tra loro – ha osservato -: la pace, infatti, non è soltanto silenzio delle armi e assenza di guerra; è un clima di benevolenza, di fiducia e di amore che può maturare in una società fondata su relazioni di cura, in cui l’individualismo, la distrazione e l’indifferenza cedono il passo alla capacità di prestare attenzione all’altro, di ascoltarlo nei suoi bisogni fondamentali, di curare le sue ferite, di essere per lui o lei strumenti di compassione e di guarigione”. Secondo il Pontefice, “questa è la cura che Gesù ha verso l’umanità, in particolare verso i più fragili, e di cui il Vangelo ci parla spesso”. “Dal ‘prendersi cura’ reciproco nasce una società inclusiva, fondata sulla pace e sul dialogo”, ha aggiunto.
“Io vorrei parlarvi due minuti sulla guerra: pensate ai bambini che sono in guerra, pensate ai bambini ucraini che hanno dimenticato di sorridere. Pregate per questi bambini, abbiateli nel cuore. Pensate ai bambini di Gaza, mitragliati, che hanno fame. Pensate ai bambini. Adesso un piccolo silenzio e ognuno di noi pensa ai bambino ucraini e ai bambini di Gaza”. “Vi auguro che vi stiano a cuore i bambini ucraini, che dimenticano di sorridere, e i bambini di Gaza che soffrono sotto le mitraglie”, ha ribadito il Pontefice al termine del suo discorso.
essere artigiani di pace
“In questo tempo ancora segnato dalla guerra, vi chiedo di essere artigiani della pace; in una società ancora prigioniera della cultura dello scarto, vi chiedo di essere protagonisti di inclusione; in un mondo attraversato da crisi globali, vi chiedo di essere costruttori di futuro, perché la nostra casa comune diventi luogo di fraternità, di solidarietà e di pace”, ha concluso Papa Francesco. “Vi auguro di essere sempre appassionati di questo sogno! – ha aggiunto – Lo dico con il motto di Don Lorenzo Milani, il priore di Barbiana, che al ‘non mi importa’, tipico dell’indifferenza menefreghista, opponeva l”I care’, cioè il ‘mi sta a cuore’, ‘mi interessa’”. “Che anche a voi stia sempre a cuore la sorte del nostro pianeta e dei vostri simili; vi stia a cuore il futuro che si apre davanti a noi, perché possa essere davvero come Dio lo sogna per tutti: un futuro di pace e di bellezza per l’umanità intera”, ha concluso il Papa.
Foto: Vatican Media