E’ salito ad almeno 6.256 morti accertati il bilancio provvisorio complessivo del terremoto in Turchia e Siria. Le rispettive autorità hanno fatto sapere che le vittime accertate in Turchia sono 4.544 e in Siria 1.712.Lo riferisce l’agenzia turca per i disastri e le emergenze Afad, come riporta Anadolu, facendo sapere che i feriti sono 26.721 e gli edifici distrutti 5.775. Si continua a scavare mentre non si fermano le scosse. Si temono 10mila vittime. C’è un italiano che ancora manca all’appello. “Si tratta di Angelo Zen, della provincia di Vicenza, siamo in contatto costante con la famiglia”, ha detto il ministro degli Esteri Antonio Tajani dall’Unità di crisi della Farnesina.
La situazione in Anatolia
La cattedrale e’ venuta giu’ e anche parte degli altri locali sono inagibili. E poi manca tutto al vicariato apostolico dell’Anatolia, a Iskenderun, ma le porte sono aperte per aiutare gli altri con quel poco che e’ rimasto a disposizione. Il terremoto aggrava “una situazione che era gia’ difficile per i rifugiati, per la maggior parte siriani, e tanta povera gente”, dice mons. Paolo Bizzeti, vicario apostolico dell’Anatolia.
La situazione
A Iskenderun “la situazione e’ terribile, anche un ospedale e’ andato distrutto”. Al vicariato “grazie a Dio sono tutti vivi ma non hanno elettricita’, sono isolati e solo in qualche raro momento riescono a collegarsi”, dice il vicario del Papa in Anatolia che al momento del sisma era in Italia. “E ora mi dicono resta li’, ci sei piu’ utile li’ e abbiamo una bocca in meno da sfamare. Manca l’acqua e potrebbe scoppiare un gigantesco problema sanitario”. Caritas ha gia’ preparato un piano di aiuti, “abbiamo bisogno di risorse, di offerte, dell’aiuto di tutti perche’, nelle prossime settimane, quando la notizia del terremoto non sara’ piu’ la breaking news, cominceranno le vere difficolta’”.
Manca tutto
Sul posto e’ rimasto il numero due del vicariato, il gesuita turco Antuan Ilgit: “Avremo urgente bisogno di acqua e cibo, sia per noi ma soprattutto per consegnarlo a chi ne ha bisogno. Non abbiamo acqua potabile, consumiamo i nostri alimenti dal congelatore e dai frigoriferi, ma o si deterioreranno o si esauriranno”, scrive sui social. “Le scosse continuano, ci arrivano notizie brutte dei vicini e parenti dei nostri parrocchiani. C’e’ un grande incendio in corso presso il porto della citta’ – riferiva questa mattina su Facebook – che provoca fumo intenso sopra di noi. Le strade sono piene d’acqua del mare e di sabbia”. A Iskenderun, il centro della Chiesa cattolica in Anatolia, in queste ore attendono tir da Smirne, per ricevere cibo e acqua “ma francamente anche sugli aiuti promessi – riferisce padre Antuan – c’e’ troppa confusione”.
La Madonna dalla Cattedrale
“Stiamo cercando di ospitare un gruppo di persone, cattolici, ortodossi, armeni e musulmani. Condividiamo quello che abbiamo per oggi e forse ancora per domani, siamo tutti nel refettorio che e’ il luogo piu’ agibile dove abbiamo anche celebrato la messa! Ho portato l’immagine della Madonna dalla Cattedrale, questa immagine sara’ la nostra forza e’ con lei affronteremo tutto”, dice ancora il gesuita turco chiedendo di aiutare anche “l’amata Siria”. Sulla situazione delle altre piccole comunita’ cattoliche della regione, mons. Bizzeti riferisce: di Antiochia, dove c’e’ la casa dei cappuccini, “non ho notizie dirette ma mi risulta che stanno bene, la loro casa e’ danneggiata ma meno rispetto ai crolli che ci sono stati nella citta’. Il problema e’ che Antiochia e’ ancora piu’ isolata” rispetto alla possibilita’ di ricevere aiuti immediati. A Tarso ci sono due monaci: “Non abbiamo notizie negative e quindi speriamo sia tutto tranquillo”. Un’altra comunita’ cattolica e’ a Mersin: “La gente e’ molto impaurita e sono tutti radunati nella parrocchia”. (ANSA).