Come ogni martedì torna la rubrica dedicata alla figura di Tommaso da Olera, il frate cappuccino vissuto a cavallo tra Cinquecento e Seicento e proclamato Beato nel 2013. Il testo è tratto da “Tommaso da Olera, saggezza umana e sapienza divina” a cura di Clemente Fillarini, Messaggero di Sant’Antonio Editrice.
La riflessione di oggi
È santo Antonio [abate] si lamentava con il sole che gli percuoteva la faccia, disturbandolo dalla contemplazione dei divini misteri, che sarebbero poi la bellezza del suo Dio (II 117 e 519).
Quanti disturbi ogni giorno! Se non si sa che cosa fare, potrebbero essere un passatempo, ma non per chi è impegnato o stanco, specie quando sono insistenti e ci aggrediscono con nostro disappunto: rumori, voci petulanti, telefonate sbagliate o appositamente fatte per carpire qualcosa (non facciamo esempi per non incorrere in qualche denuncia). Non trovandovi rimedio, ci tocca tutto sopportare o cercare di “cavarcela”. Anche fra Tommaso avrà tollerato vari disturbi, ma si preoccupava invece di quelli che vengono arrecati all’anima.
«Se la passione sarà mortificata, poco disturbo ti darà; ma se sarà viva e che ti domina, ti darà molti colpi, e ti penetrerà il cuore» (II 99). «Se avendo un’afflizione, la qual ti affligge molto e tanto ti disturba e inquieta […], avrai qualche gusto o comodo o ricreazione temporale, in un subito si parte quell’inquietudine di cuore e, tu essendo consolato, avrai maggiore devozione» (II 121 e 433). La sposa del Cantico dei cantici «per amore portava il suo diletto entro al cuore: vigilava di fuori, acciocché i nemici non disturbassero la quiete, la pace e l’unione che gustava l’anima con il suo Signore» (II 173). In questo stato di unione con il Signore «anche se il corpo le dà poco disturbo, ogni poca distrazione le sembra molto» (II 621).