Come ogni martedì torna la rubrica dedicata alla figura di Tommaso da Olera, il frate cappuccino vissuto a cavallo tra Cinquecento e Seicento e proclamato Beato nel 2013. Il testo è tratto da “Tommaso da Olera, saggezza umana e sapienza divina” a cura di Clemente Fillarini, Messaggero di Sant’Antonio Editrice.
La riflessione di oggi
Era giunta questa santa Vergine dal lungo viaggio stanca e afflitta, cercando in Betlemme alloggiamento […]. Furono costretti a ritirarsi fuori della città, in una grotta dove stavano gli animali al coperto quando pioveva (I 150).
Il significato originale è “luogo nascosto”. Ci vissero tantissimi popoli preistorici, ma le grotte non sono più adatte oggidì, se non per eremiti in cerca di solitudine. Esse vengono invece esplorate alla ricerca di curiosità naturali, e le migliori sono oggetto di visite guidate per numerosi turisti. In un contesto odierno di impegni familiari, lavoro, interessi, amicizie, hobby e quant’altro, anche se non proprio in una grotta, un angolino riservato a noi stessi lo possiamo trovare per un momento di riflessione e di preghiera.
«I Magi forse pensavano di entrar in città con maestà e veder un sontuosissimo palazzo, ricco, addobbato, con servi e schiavi; e vedendo poi una grotta o caverna, dove che dovessero adorar un re così grande, si stupivano di un caso tale» (I 160 e 357). Nei primi secoli del cristianesimo «persino negli aspri deserti i santi padri edificavano monasteri di uomini e donne, e caverne e grotte furono abitate da santi religiosi» (II 549), «per orare a Dio […]. Io dirò che sono luoghi solitari, perché quest’orazione mentale il suo proprio è di cercar luoghi remoti come celle, oratori, chiese, monti, colli, grotte, valli, luoghi ombrosi, deserti e altri luoghi simili» (II 87 e 406). Per questi eremiti «la povertà gli sarà ricchezza, la nudità e penuria somma abbondanza; le grotte, deserti, cilici, discipline, digiuni gli saranno delizie, la lontananza dalle creature gli sarà un accostarsi al suo Dio» (II 507). «Gli stessi principi e re nella primitiva chiesa andavano in gran numero nei deserti e grotte lasciando le corone e scettri per far penitenza e attendere a macerar la loro carne e ridurla nella servitù dello spirito» (III 195).