Torna la rubrica dedicata alla figura di Tommaso da Olera, il frate cappuccino vissuto a cavallo tra Cinquecento e Seicento e proclamato Beato nel 2013. Il nuovo testo, che da oggi cominciamo a pubblicare, è tratto da “Tommaso da Olera, saggezza umana e sapienza divina” a cura di Clemente Fillarini, Messaggero di Sant’Antonio Editrice. Oggi vi offriamo la prefazione del libro. Da martedì prossimo cominceremo la pubblicazione dei pensieri.
La prefazione
Ho avuto la possibilita`, in questi ultimi anni, di leggere gli Scritti di fra Tommaso da Olera: ne sono rimasto affascinato, soprattutto pensando come una persona priva di cultura scolastica (‘‘idiota’’, cioe` illetterato, si e` piu` volte definito) abbia potuto – per obbedienza ai suoi superiori – scrivere, con tanta ricchezza di vocaboli, concetti profondamente spirituali, talora difficili per noi che non siamo in grado di ‘‘volare cosı in alto’’; per capirli bisognerebbe viverli: «e giuro per quel Dio colmo d’ogni amore che chi non gusta l’amore puro di Dio non puo` sapere che cosa sia bene in questa vita; solo lo pratica e lo gusta chi ama questo vivente Dio, e tanto gustera` quanti gradi d’amore avra` verso Dio» (II 157). Teniamo presente le difficolta`, a quel tempo rispetto a noi, nell’uso degli strumenti per scrivere e il freddo della cella, specie quand’era nel convento di Innsbruck, e di conseguenza la lentezza nel procedere versando sui fogli parte dei molti pensieri di cui l’anima traboccava.
Questi suoi scritti sono certamente il frutto di tante prediche udite – lo si intuisce anche da frasi in latino riportate –, rimuginate in se ́ quand’era nella cella, in chiesa, mentre accudiva ai lavori richiestigli in convento e, forse soprattutto, per strada quando andava alla cerca di pane e altro cibo per il convento e per i poveri; ma ci sono anche tanti pensieri suoi originali, frutto delle sue meditazioni, anzi contemplazioni, su Dio e i suoi misteri.
Non intendo ovviamente, in queste pagine, considerare tutto il pensiero presente negli Scritti, ma solo offrire un abbondante assaggio – ‘‘pillole’’ quotidiane potremmo definirle – per farcene un’idea e conoscere meglio questo religioso semplice, ricco di «saggezza umana», ma soprattutto di «sapienza divina», come ho voluto mettere nel sottotitolo del libro. Per questo lavoro mi sono avvalso dell’ampio Indice analitico-tematico presente nel quinto volume. Prima, pero`, ho creduto opportuno proporre una cronologia del beato, per meglio conoscerne la vita e collocarlo nell’ambiente storico e geografico in cui visse, quando Bergamo, Verona e Vicenza facevano parte della Repubblica di Venezia.
Le parole del curatore del testo
Non posso non ricordare papa Giovanni XXIII, suo conterraneo – una curiosita`: nasce esattamente 250 anni dopo la morte di fra Tommaso (1881 e 1631), e muore 400 anni dopo la di lui nascita (1963 e 1563), e i 150 anni di differenza (400 meno 250) corrispondono alla somma delle due eta` al momento della morte (82 + 68 anni) –, di cui noi tutti conosciamo la santita`. Sul letto di morte il ‘‘Papa buono’’ si faceva leggere ogni giorno dal suo segretario, monsignor Loris Capovilla (poi vescovo e cardinale), qualche pagina di questi scritti, in un’edizione precedente a quelle sotto ricordate.
Nelle due parti del volume (anni dispari e anni pari) viene riportato, per ogni giorno, un pensiero del beato, una breve considerazione estemporanea – e quindi anche discutibile, oltre che incompleta – per evidenziare la differenza di mentalita` e di interessi rispetto ai nostri (ci sono di mezzo ben quattrocento anni!), e infine alcune citazioni pertinenti all’argomento, scelte spesso tra le tante presenti negli Scritti. Ho ripreso il testo delle edizioni critiche, aggiornando alcuni termini alla nostra grafia – perche ́ la stessa parola viene scritta in modo diverso (il cane/canne/cagne) o l’uso frequente dell’apostrofo (degl’atti, gl’era, negl’occhi) – lasciando pero` alcune forme verbali ben comprensibili come salischino (salgano), assalisce (assale), saria (sarebbe), diria (direbbe), averia (avrebbe), potria (potrebbe), sapria (saprebbe), gettaria (getterebbe) e anche alcuni termini, non sempre presenti nel nostro vocabolario, perche ́ ben comprensibili, come anco (anche), appo (presso), caneva (cantina), a guisa di (come), laonde (cosicche ́, percio`). Rimane pure invariato il periodare, caratteristico della parlata veneta del Seicento. Quando il testo non e` comprensibile alla prima lettura, se ne faccia con calma pure un’altra, e poi ci si accorgera` che e` piacevole anche questa costruzione delle frasi: ci piacerebbe poterlo udire dalla viva voce di un bravo predicatore del tempo, con quelle modulazioni vocali e con quei gesti che tanto sapevano attirare l’attenzione dell’uditorio!
Molte di queste riflessioni del beato Tommaso riguardano l’amore di Dio verso l’uomo, e ne da` numerose prove; poi scrive molto dell’amor proprio – e ‘‘proprietari’’ sono quanti si rendono succubi di questo amor proprio –, cioe` di chi vede tutto indirizzato a se ́, ed e` il maggior nemico di un’anima spirituale; infine dell’amore filiale, mercenario e servile. La differenza fra queste tre ultime ‘‘specie’’ di amore e` presto detta.
L’amore filiale e` quello di un figlio che obbedisce al padre perche ́ così egli vuole; ed e` proprio dell’anima che osserva i comandamenti e la volonta` di Dio perche ́ lo ama, senza pensare a una ricompensa. L’amore servile, invece, e` quello proprio del servo che obbedisce per paura del castigo (o addirittura licenziamento); corrisponde a quello di un’anima che si comporta bene per paura dell’inferno. Infine l’amore mercenario e` proprio di chi agisce per la ricompensa, come appunto i mercenari che lasciavano un padrone per un altro che offriva di più; e` quello dell’anima che agisce per un proprio utile guadagno, il paradiso, e non per il solo amore che dovrebbe avere verso Dio.
Ricordo che la maggior parte delle trentuno lettere rimaste sono state scritte quando fra Tommaso si trovava nei conventi di Rovereto, Trento, Vienna e Innsbruck – ivi richiesto dall’arciduca Leopoldo V per contrastare l’avanzata verso sud del protestantesimo, iniziato con Martin Lutero cento anni prima – territori allora facenti parte dell’Impero Austriaco.
Ancora, il beato Tommaso parla spesso di ‘‘parte inferiore’’ e ‘‘parte superiore’’ nell’uomo. Si tratta della nostra persona composta di materia e spirito, oppure corpo e anima (detta anche spirito o ragione). E` ovvio che egli insista sulla sudditanza della parte inferiore, cioe` il corpo, alla parte superiore, cioe` la ragio- ne, e ne dimostra la necessita` con esempi e paragoni efficaci: se riesce bene questa ‘‘convivenza’’ fra le due parti, ambedue ne escono vittoriose e in pace. Inoltre parla di chiesa militante (noi qui in terra), chiesa purgante (le anime del purgatorio) e chiesa trionfante (i santi in paradiso).
I pensieri del Beato Tommaso da Olera
La lunghezza dei pensieri quotidiani non e` uniforme, come si puo` trovare in altre pubblicazioni consimili, ma e` proporzionata all’importanza che il beato Tommaso da` a ciascuna voce. Vi e` immancabilmente qualche ripetizione, ma ho creduto opportuno lasciarla perche ́ quella frase e` ‘‘azzeccata’’ a piu` di una voce e la completa.
Fra Tommaso, infine, ha scritto un intero trattato contro gli eretici, i luterani, che a un secolo dallo scisma (1521) con la chiesa cattolica, dalla Germania continuavano a propagarsi verso sud. Cio` che egli scrive per loro puo` essere oggi rivolto a quanti, pur ammettendo le verita` del cristianesimo, pensano e vivono in modo diverso: «sebbene con la bocca confessano la fede cattolica, la negano poi con le opere» (III 173), e di conseguenza non frequentano la chiesa, ne ́ s’interessano di argomenti religiosi.
Negli Scritti troviamo quattordici volte le parole «conosco un religioso»: di certo fra Tommaso parla di se stesso, ma non vuole ‘‘rivelare’’ le sue considerazioni, le visioni di anime per cui prega e le sue estasi, o che, mentre mangia, piange in contemplazione, e camminando avverte la presenza di Dio. Talvolta si rivolge al lettore, talaltra all’anima, o immagina che sia Dio stesso o Gesu` a parlare. Non ho creduto opportuno chiarire perche ́ lo si capisce facilmente fin dalle prime parole della frase.
Notiamo nei suoi scritti tante citazioni della Sacra Scrittura (il luogo ve lo abbiamo aggiunto fra parentesi quadre; i Salmi seguono la numerazione della Vulgata), segno della sua conoscenza: non per averla letta, pensiamo, ma per averla ascoltata dai predicatori e quindi memorizzata e meditata.
La scelta di esporre questi pensieri del beato Tommaso distribuiti per ogni giorno dell’anno dipende dal fatto che non si tratta di un romanzo da leggersi in fretta con la curiosita` di giungere all’epilogo, ma richiedono riflessione, approfondimento della nostra fede e vedere quanto sia applicabile alla nostra vita quotidiana. Ero partito con l’idea di scegliere 366 temi, ma lavorando si e` avverato il detto: «L’appetito vien mangiando», e mi dispiaceva lasciare da parte altre voci interessanti, cercando in questo modo di avere una visuale piu` completa del pensiero del nostro beato Tommaso da Olera, e cosı` ho creduto opportuno distribuire il tutto in due anni… con dell’avanzo. Alla fine ho inserito l’elenco completo delle voci considerate, per una piu` facile ricerca.
Penso che tutti abbiamo fatto questa esperienza: dopo esserci impegnati, magari con tanta e diuturna fatica, per raggiungere un risultato (ad esempio una promozione), ne abbiamo poi gioito e festeggiato dimenticando forse le sofferenze e le lacrime versate per le difficolta` incontrate, come scrive il beato: «Crescendo la difficolta` e battaglia, cresce ancora la gloria del combattente, co- me il soldato dopo lunga guerra se vincera` il suo nemico, trionfando d’esso, andra` consolato» (II 436), e il Manzoni: «la gloria maggior dopo il periglio». Questo, o buon lettore, e` l’augurio che voglio farti: che un piccolo sforzo per leggere una pagina di questo libro e rifletterci un attimo sopra, ti possa rendere la vita piu` serena, avendo anche dinanzi agli occhi la meta in cui crediamo dopo questo ‘‘pellegrinaggio terreno’’.