“Ho avuto molte tentazioni contro la fede; ma ho sempre resistito. Il dubbio e le tentazioni sono due cose molto diverse. Il dubbio sospende l’assenso. La tentazione è una spinta a non credere, cui si può rispondere: no, io credo, e mi impegno con la mia testa a superare questa tentazione. Le tentazioni sono venute in particolare dalla lettura dei libri. Dai miei studi. Quanto più uno conosce la teologia, tanto più sa anche quante sono le difficoltà. Ma ora da anziano le tentazioni non ci sono quasi più”. Lo afferma il cardinale Camillo Ruini, che festeggia 70 anni di sacerdozio, in un’intervista al quotidiano ‘Il Corriere della Sera’ aggiungendo di non essere “mai stato propriamente innamorato. Ma di sicuro sono stato molto attratto da alcune mie amiche. Con l’aiuto di Dio però non ho mai ceduto a questa attrazione”.
“Non sono mai stato un progressista. Semmai, se vogliamo usare queste categorie, un conservatore. Ero molto amico di Romano Prodi e ho celebrato il suo matrimonio. Nei nostri rapporti c’è stato un equivoco, almeno da parte mia: ritenevo che lui la pensasse come me. A ogni modo per Prodi provo amicizia e stima, che so ricambiate”, ha aggiunto ancora il card. Ruini.
In merito a Silvio Berlusconi il card. Ruini ha ricordato che “ho appoggiato Berlusconi nel senso che non l’ho demonizzato. E ho cercato di collaborare con lui per il bene del Paese. Nella sostanza, terrei anche adesso questa linea. Noi cattolici ci entusiasmammo per Kennedy; ma neppure lui era un modello di vita familiare. Ricordo che, appena ricevuto l’incarico di primo ministro, Berlusconi venne da me, a chiedermi cosa poteva fare per la Chiesa. Ero in imbarazzo. Era il primo a farlo: nessun democristiano era mai venuto. Non mi aspettavo un approccio del genere. Se Berlusconi credeva in Dio? Avendoci parlato credo che sì, fosse credente. Di sicuro aveva avuto una formazione cattolica, ad Arcore aveva una cappella dove faceva dire messa”.
“Non ho avuto con Papa Francesco un rapporto analogo a quello che avevo con i due Pontefici precedenti. Quando Bergoglio è stato eletto avevo già ottantadue anni, ero già in pensione. Inoltre non c’era con lui la consonanza spontanea che mi legava a Giovanni Paolo II e a Benedetto XVI. Però non sono in alcun modo ostile a Papa Francesco. E non concordo con coloro che non riconoscono niente di buono nel suo pontificato, o addirittura ne contestano la legittimità”, dice ancora il cardinal Ruini.
“Ratzinger mi disse che per due come noi era impossibile avere la fede dei semplici. L’inferno? Certo che esiste, speriamo solo che vi siano meno persone possibile”, ha detto ancora il Card. Ruini. La Chiesa di domani? “Sono sempre stato un fautore della Chiesa di popolo; ma ormai devo constata- re che sta rapidamente tramontando. Spero che si avveri l’intuizione di Benedetto XVI sulle minoranze creative che fanno lievitare la società in senso cristiano”.
Il cardinale Ruini parla poi della premier: “Insieme al presidente Mattarella, e nella diversità dei rispettivi ruoli, Giorgia Meloni mi sembra l’architrave su cui si regge oggi la politica italiana. Le auguro di proseguire con coraggio, per il bene dell’Italia. La conosco, e la stimo molto”. Mentre sulla segretarida del Pd, Elly Schlein dice: “Le nostre vedute sono molto distanti, in particolare sui grandi temi etico-politici. Ciò premesso, come personaggio politico mi pare vivace”.