Il commento al Vangelo della domenica di Don Giulio Dellavite. Oggi 28 maggio 2023.
Dal Vangelo secondo Giovanni
La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».
Il commento al Vangelo
“Devo ricordarti la 76esima regola dell’acquisizione?”. “La 76esima?”. “Una volta ogni tanto dichiara la pace”. “La pace?”. “Sì! Non dichiarare guerra, ma dichiara pace: niente è più efficace per confondere il nemico”. È un dialogo curioso del film Star Trek (Deep Space Nine). Agli apostoli il Risorto dice: “Pace a Voi!” e mostra le piaghe. Oggi è il mondo che ci mostra le piaghe e urla “pace a Noi!”. Se parliamo di pace noi pensiamo al conflitto Ucraina-Russia, ma le guerre dichiarate nel mondo, in corso ora, sono 59 (usando il criterio di 1.000 morti all’anno per violenza armata). Tra quelle con più vittime, ricordiamo Nigeria (10.584 morti), Tigray e Sahel in Etiopia (8.786), Rep. dem. Congo (5.725), Yemen, Birmania, Somalia, Burkina Faso, Mali, Sud Sudan, e poi Israele e Palestina (proprio la terra di Gesù), Iraq, Siria, Afghanistan, Libano, Libia, Maghreb, Rep. Centro-Africana, Mozambico, Camerun, Myanmar, Pakistan e India (Kashmir). Vanno considerate anche le FARC in Colombia e la guerra dei narcos in Messico. Quante piaghe da mostrare! Papa Francesco ha ripetuto spesso la sua convinzione che “stiamo vivendo la terza guerra mondiale a pezzetti”.
La 60esima
Poi però, c’è la 60ma, la più pericolosa e devastante: la nostra. La guerra noi ce l’abbiamo attorno nei nostri appartamenti, nei luoghi di lavoro, nelle istituzioni, nei campi sportivi, nelle trasmissioni televisive, nei social che traboccano di odio, rancore, vendetta. La guerra noi ce l’abbiamo attorno nel nostro modo di ragionare ottuso che rade al suolo, nel nostro sparare nell’anima a chi non fa ciò che vogliamo, nei nostri rapporti ossessivi, possessivi, pretenziosi, che lasciano macerie di storie che abbiamo bombardato. La guerra noi ce l’abbiamo attorno quando non riconosciamo le ragioni o le sofferenze dell’altro, quando la furia prevale sul buonsenso, quando sputiamo veleno senza conoscere i fatti e le ragioni, quando epuriamo chi ci è sgradito o non è allineato o alleato, quando ci sembra normale offendere, insultare, aggredire, quando senza ritegno ci si accusa delle peggiori nefandezze. Insegnava Madre Teresa di Calcutta: “Cosa puoi fare per promuovere la pace nel mondo? Vai a casa e rispetta chi hai vicino, donando amore.
La pace inizia con un sorriso
La pace inizia con un sorriso, anche a chi non vuoi sorridere”. La scelta della Pentecoste non è tra violenza e non-violenza ma tra non-violenza e non-esistenza, perché lo Spirito Santo è principio di realizzazione. Dio Padre è colui che crea il mondo e ci dona la vita, Dio Figlio Gesù apre e rinnova la storia (prima e dopo Cristo), nel mondo e nella storia Dio Spirito Santo investe su di noi. Se si gusta questa pienezza si dichiara pace a se stessi. Pace non è mancanza di guerra, non è un accordo tra nazioni, non è una pia intenzione religiosa, ma la pace è una prassi, è una tabella di marcia, una procedura nell’agire quotidiano, un metro di misura per esaminare il modo di relazionarsi. La pace è lo stile di chi è allergico a ogni ingiustizia, di chi difende il bello, costruisce dialoghi, apprezza i doni, centellina attimi di amore e gesti di premura (dati e ricevuti). Lo Spirito ci aiuti a dichiarare pace. È spiazzante e riempiente. Non è bello ciò che è bellico, ma è bello ciò che è pace.