Il commento al Vangelo di oggi, 25 dicembre, di don Giulio Dellavite.
Dal Vangelo secondo Luca
In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. Questo primo censimento fu fatto quando Quirinio era governatore della Siria. Tutti andavano a farsi censire, ciascuno nella propria città. Anche Giuseppe, dalla Galilea, dalla città di Nàzaret, salì in Giudea alla città di Davide chiamata Betlemme: egli apparteneva infatti alla casa e alla famiglia di Davide. Doveva farsi censire insieme a Maria, sua sposa, che era incinta. Mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per loro non c’era posto nell’alloggio. C’erano in quella regione alcuni pastori che, pernottando all’aperto, vegliavano tutta la notte facendo la guardia al loro gregge. Un angelo del Signore si presentò a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande timore, ma l’angelo disse loro: «Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia». E subito apparve con l’angelo una moltitudine dell’esercito celeste, che lodava Dio e diceva: «Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini, che egli ama».
Possa Dio benedirti e proteggerti sempre. Possano i tuoi desideri diventare realtà. Possa tu fare sempre qualcosa per gli altri e lasciare che gli altri facciano qualcosa per te. Possa tu costruire una scala verso le stelle e salirne ogni gradino. Possa tu conoscere sempre la verità e vedere le luci che ti circondano. Possa tu essere coraggioso, stare a testa alta e forte. Possano le tue mani essere sempre occupate. Possa il tuo piede essere sempre svelto. Possa tu avere delle forti fondamenta quando soffiano i venti del cambiamento. Possa il tuo cuore essere sempre gioioso. Possa tu restare per sempre giovane!
La canzone
Questa bellissima benedizione è in realtà una poesia “laica” anzi una canzone: è “Forever young” di Bob Dylan (1974). Dio per essere sicuro che tutto questo si realizzi davvero, si tuffa dal cielo, si lascia andare dentro la storia e le storie. E l’onnipotente si fa neonato che si lascia andare in braccio. Lasciamoci andare anche noi! Il Natale ci chiede questo: un lasciarsi andare ai sogni, alla tenerezza, alle speranze!Un Dio neonato stona con la nostra realtà complessa che ci rende complessati. Tutto è complicato, ci ingarbugliamo e ci logoriamo accartocciando l’anima e stropicciando il cuore. Un Dio neonato stride con tanti scheletri di progetti, relazioni, dialoghi, sentimenti, nascosti nell’armadio del quotidiano. Dio a Natale ci dimostra (prima di Bob Dylan) che è possibile essere “forever young”, che è possibile lasciarsi andare, che è possibile ricominciare e riscrivere tutto in bella. Caro Gesù Bambino, facile dirlo a parole, ma a pensarci bene non c’è posto per te e il mondo è proprio una stalla! Ma… fermi un attimo… questa l’ho già sentita… non c’è posto… una stalla… ma allora il tuo è un vizio! Sono le stesse condizioni in cui sei nato 2000 anni fa! Allora puoi nascere ancora oggi in questo nostro mondo! Caro Gesù, se è così, c’è di più… puoi nascere nel mio cuore! Non c’è posto per te, sono ingolfato e troppo preso, e quante volte anche la mia storia è proprio una stalla. Gesù, non dire nulla, né cerca di rimettermi in ordine, come del resto non hai fatto con la grotta e con il mondo. Non hai cambiato nulla a Betlemme, la stalla è rimasta stalla, la puzza è rimasta puzza, il freddo è rimasto freddo, il buio è rimasto buio, la paglia è rimasta paglia scomoda, non l’hai fatta diventare velluto, ma ci sei nato dentro! Per la verità c’era un posto in cui tutto era bello e in ordine: era la reggia di Erode. Lì però avresti fatto un brutta fine. Caro Gesù bambino, nasci nella mia stalla, nel mio disordine, nel mio freddo, nel mio buio, nel mio vuoto, nelle mie puzze. Ho bisogno di sentire la Vita in me, ho bisogno di sentirmi gravido di infinito, ho bisogno di sentirmi “forever young”, per sempre giovane.