I primi cristiani usano come primo simbolo di fede e di legame a Gesù Cristo un pesce. La croce viene dopo, tra l’altro prima quella gloriosa (cioè senza Gesù morto sopra), come patibolo di morte fiorito e gemmato, poi solo molto più tardi compare il Crocifisso.
Il simbolo adottato
Le comunità cristiane adottarono questo simbolo probabilmente rifacendosi alle parole di Gesù ai discepoli: “Non temete, seguitemi, vi farò pescatori di uomini”. Un ulteriore episodio evangelico è quello della moltiplicazione dei pani e dei pesci, che in alcune figurazioni si incrocia con il racconto eucaristico dell’Ultima Cena e con l’apparizione del Risorto (Gv 21) dove dopo che lo hanno riconosciuto (“è il Signore!”) lo raggiungono sulla riva con le reti piene, ma trovano Gesù che aveva già prepara per i suoi del pesce. Il dono di Cristo si moltiplica per tutti: il corpo pane spezzato e la vita del risorto. La parola pesce in greco è ikzus Ἰχθύς a sua volta è un acronimo (ogni lettera è l’iniziale di una parola che compone a sua volta una frase): ‘Ιησοῦς Χριστός θεoῦ ύιός ςωτήρ (Iesùs CHristòs THeù HYiòs Sotèr) che significa Gesù Cristo Figlio di–Dio Salvatore. Sono esattamente sintetizzati tutti i nomi di Gesù su cui abbiamo riflettuto nelle volte scorse.
Le varie interpretazioni
Le interpretazioni simboliche del pesce sono diverse. Il pesce essendo un animale che vive sott’acqua senza annegare, simboleggiava il Cristo, che può entrare nella morte restando vivo. Durante il diluvio universale i pesci sono gli unici che non sono colpiti dalla maledizione di Dio. Nell’antico testamento Giona viene inghiottito dalla balena e ci rimane per tre giorni e per i primi cristiani questo ricorda il sepolcro di Gesù nell’abisso della morte. Il mare è il luogo della morte, dell’insicurezza, delle insidie, dove vive il Leviatano, la bestia per eccellenza, quella forza del male che nessuno riesce a dominare, proprio come la forza del mare che quando si scatena fa affogare e inghiotte. Proprio per questo, in una società legata al mare, la pesca è simbolo di ricchezza e saggezza: devi saper guardare i segni che ti circondano e saper interpretare il tempo. In un contesto come quello arabo desertico l’acqua è spesso portatrice di malattie (ancora oggi, figuriamoci allora). L’acqua “viva”, cioè pulita e buona la riconosci quando è piena di pesci. Così la vita, la riconosci viva e buona se ci vive dentro il Cristo pesce. Insieme, per la quantità di uova che ha dentro il pesce è simbolo di fertilità.
L’episodio di Tobia
L’acqua pescosa è quindi simbolo di risurrezione.Nell’antico testamento in Ezechiele e nel nuovo testamento nell’Apocalisse c’è la stessa immagine: dal fianco del tempio sgorgherà un’acqua sorgiva limpida, che farà crescere piante curative e sarà piena di pesci (cfr il parallelo del costato del Crocifisso da cui sgorga appunto sangue ed acqua). Questa acqua entra in un mare e lo guarisce (il riferimento geografico al Mar Morto, privo di ogni genere di vita, diventa alquanto simbolico). C’è poi nella Bibbia l’episodio di Tobia, che cattura un pesce e con le sue interiora guarisce il padre dalla cecità e libera la fidanzata dal demonio. I primi cristiani hanno visto un rimando alla salvezza di Gesù: egli guarisce le relazioni profonde, perché dà un senso nuovo, come figlio (di Dio) e come sposo (dell’umanità).
Il battesimo
L’ancora
Nell’evoluzione dell’immagine al pesce si aggiunge l’ancora. La forma è quella delle prime ancore marine con due bracci e con un anello alla sommità dove si passava la corda. Proprio per questa sua forma divenne ben presto un modo alternativo per rappresentare la croce cristiana, la prima raffigurazione della croce, specialmente in quel periodo di persecuzione in cui era pericoloso rivelare la propria appartenenza cristiana. L’ancora rappresenta ciò che lega e fissa; è il mezzo con il quale la nave ottiene stabilità e fermezza, sia nel porto tranquillo per non essere trascinata via dalle onde, sia nel mare tempestoso, quando la burrasca minaccia e spaventa.Interessanti, poi, i significati mistici affidati all’ancora, divenendo il simbolo della speranza come primo ed ultimo sostegno nelle difficoltà della vita (l’ancora della speranza, si dice).
L’armonizzazione
Un ulteriore significato è quello dell’armonizzazione, poiché l’ancora crea un legame tra la terra ferma sicura conil mare mobile, incerto e talvolta caotico. È il mezzo con il quale questi due opposti si conciliano. I mistici cristiani, poi, arriveranno ad affermare che la tranquillità e la pace e la sicurezza non sono di questo mondo, dunque è necessario “affidarsi alla propria ancora che è Cristo”. Ha scritto Papa Benedetto XVI nella “Caritas in veritate”: “Non dalle piccole speranze, ma occorre partire dalla grande speranza,che è questo ancoraggio al trascendente, all’eternità, a Dio. Il simbolo della speranza nell’arte paleocristiana è l’àncora, che si aggancia all’altra sponda della vita per attrarla a sé, per farla camminare. La speranza è la sorella più piccola che fa camminare la fede e l’amore-carità. In questo tempo un po’ appiattito sul presente, sul contingente, dobbiamo riscoprire questa speranza che dà senso al tutto, la grande speranza in Dio senza la quale le piccole o grandi speranze terrene spariscono”. È il pesce attaccato all’ancora, segno della fede in Cristo.
Il pesce si ribella al mare
Ma quell’ancora diventare anche un amo. Il pesce che – per sua scelta di libertà – si ribella al mare, diviene bestia (il Leviatano, il demonio, il male): diventa cioè colui che trasforma l’acqua sorgente di vita, in luogo di preda e di morte. I due pesci sono simbolo della scelta libera dell’uomo, che immerso nell’acqua decide se essere “pesciolino” o “bestia”. La medesima ancora diviene allora salvezza o condanna, dipende da come tu scegli di vivere nel mare della vita. La fede è sempre una scelta libera che condiziona lo stile delle tue scelte. Facendosi chiamare “pesciolini” i cristiani esprimevano la scelta di affrontare l’oceano vasto e non di accontentarsi delle pozzanghere, esprimendo così una fede dinamica, che apre sempre a un oltre, che ti fa sempre andare oltre, perché ad un pesce le onde alte o le burrasche non gli fanno nulla, non lo spaventano: lui continua a nuotare.