Il commento al Vangelo di oggi, domenica 29 ottobre di Don Giulio Dellavite.
Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, i farisei, avendo udito che Gesù aveva chiuso la bocca ai sadducèi, si riunirono insieme e uno di loro, un dottore della Legge, lo interrogò per metterlo alla prova: «Maestro, nella Legge, qual è il grande comandamento?». Gli rispose: «“Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente”. Questo è il grande e primo comandamento. Il secondo poi è simile a quello: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”. Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti»
Il commento
“Amerai Dio e il prossimo come te stesso”, dice Gesù. Non è: amerai Dio e gli altri e poi te stesso, dopo, se avanza. Non è: amerai nella misura in cui Dio e l’altro è come dici tu. Questi due eccessi causano “amore tossico”. E ce n’è tanto. Al posto di riempire cuore, anima, mente fa inacidire lo stomaco, fa mangiarsi il fegato, fa sputare bile. Ogni rapporto ha alti e bassi, ma una relazione è malata quando il ricatto affettivo prevale sul donarsi effettivo. Intossica il cuore chi interpreta tutto a uso del suo ego espanso mentre si barrica nella corazza del “io sono fatto così” che è il peggiore alibi per far male a qualcuno. Chi ti vuole diverso a tutti i costi, non ti vuole affatto. Intossica l’anima chi usa due metri per sé e per gli altri, chi ha il risentimento rancoroso del beneficiato, che si sente incompreso e attaccato mentre non comprende e attacca. Intossicala mente chi è sempre acidamente critico, chi manipola con sensi di colpa (se mi ami devi farlo), chi ha manie di controllo su tutti e tutto, pure su Dio, chi fa pesare che quello che fa è sempre di più e meglio. Per evitare il rischio di non avere altro Dio all’infuori di IO, Gesù vince “l’amore tossico” investendoci tutto il cuore, tutta l’anima e tutta la tua mente per renderlo “amore sacro”.
I morti
In questi giorni visitando e ricordando i nostri morti, i santi quelli nostrani e casalinghi, speciali angeli custodi, facciamoci un serio esame di coscienza pensando che loro hanno trasformato il loro cuore, la loro anima, la loro mente in una torre per poter vedere lontano, in una finestra per aprirsi a tutto ciò che c’è attorno, in uno specchio attraverso il quale entrare in se stessi. Amare con tutto il cuore è fare fatica a salire in cima alla torre per vedere non solo alto o altro, ma oltre, con orizzonti diversi. È il saltare in piedi sulla croce là dove il cuore aperto di Cristo diventa cannocchiale per scorgere indizi dell’invisibile. Snoopy diceva “ama l’imperfetto tuo prossimo con l’imperfetto tuo cuore”. Si traduce nel dare senza lesinare, nel condividere senza “se…”, senza “ma…”, senza “però…”. Amare con tutta l’anima è spalancare finestre nella torre per scrutare anche il bello attorno, sconosciuto o dimenticato, riconoscendosi debitori, bisognosi, ma comunque fortunati. Si traduce nel godere invece che brontolare, nel fidarsi invece che dubitare, nel promettere e non solo aspettarsi. Amare con tutta la mente è mettersi in questione allo specchio, dopo aver alzato il livello con la torre e aperto finestre liberanti dandosi pure il diritto di arrabbiarsi, sbagliare, essere fragile. Si traduce nell’ascoltare e non interrompere, nel ragionare e non volere avere ragione, nell’ammettere e non rinfacciare. La poetessa Alda Merini, alla fine della vita annotava: “Chi ti ama accarezzerà le tue insicurezze. Chi vorrà starti accanto si accoccolerà alle pieghe della tua anima. Tu cerca di accettarti così come sei!”. Questa è la logica Dio. Questa è l’eredità valoriale dei nostri morti. Questa è la responsabilità del “come te stesso”. È disintossicante per cuore, anima e testa.