Il commento al Vangelo di oggi, domenica 25 giugno, di Don Giulio Dellavite.
Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù disse ai suoi apostoli: «Non abbiate paura degli uomini, poiché nulla vi è di nascosto che non sarà svelato né di segreto che non sarà conosciuto. Quello che io vi dico nelle tenebre voi ditelo nella luce, e quello che ascoltate all’orecchio voi annunciatelo dalle terrazze. E non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l’anima; abbiate paura piuttosto di colui che ha il potere di far perire nella Geènna e l’anima e il corpo. Due passeri non si vendono forse per un soldo? Eppure nemmeno uno di essi cadrà a terra senza il volere del Padre vostro. Perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati. Non abbiate dunque paura: voi valete più di molti passeri! Perciò chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch’io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli; chi invece mi rinnegherà davanti agli uomini, anch’io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli».
Il commento al Vangelo
Ogni tanto Gesù è un po’ strambo: come può essere decisivo per la vita il ciuffo dei capelli o il costo degli uccellini? Ciò che ci fa paura è ben altro! Come in queste cose da nulla ci si può giocare l’inferno/Geennao la conoscenza del segreto per il benessere psico-fisico o per una comunicazione efficace?Trovo una chiave di lettura in un fatto narrato nel libro “Un Regalo Para Ti” di Patricia Morgado Tapia. In una scuola, durante una riunione con i genitori, la Direttrice indicò essenziale come sostegno educativo trovare tempo ogni giorno – capendo le incombenze – per parlare con i figli. Un papà si alzò e spiegò alla docente, in maniera umile, che quello che lei dava per scontato era per lui impossibile: rientrava tardi dal lavoro e il figlio era ormai addormentato, usciva presto e il bambino stava ancora dormendo, ma non poteva fare diversamente per mantenere la famiglia.
Il nodo sul lenzuolo
Tuttavia – dichiarò – lo angosciava non avere mai tempo per stare con suo figlio. Perciò ogni notte quando rientrava gli si sedeva accanto e faceva un nodo alla punta del lenzuolo. Quando il figlio al mattino si svegliava e vedeva il nodo, sapeva che il suo papà era stato lì e lo aveva accarezzato. Il nodo era il mezzo di comunicazione fra loro: non si parlavano, ma si ascoltavano e si capivano, non si vedevano, ma il bimbo ne coglieva la presenza. Sono molteplici le forme con cui è possibile comunicare. Quel papà ne aveva trovata una semplice, effettiva e affettiva. E la cosa più importante era che suo figlio percepiva. È importante pre-occuparsi e occuparsi delle persone, ma è più importante ancora che esse se ne accorgano. Non ci rendiamo conto di quanto invece siamo ingombranti: il nostro parlare è fatto di monologhi farciti di attese e pretese. Ci piangiamo addosso o ci sbrodoliamo supponenti e tutto rimbalza come pallina imprigionato in un ego gonfiato. Semplici dettagli invece come un nodo al lenzuolo, vengono “sentiti” dal cuore, perché sono più incisivi di tante chiacchiere, discorsi, regali o scuse varie. Per un bambino (ma pure per un adulto) un bacio può curare il mal di testa che è solitudine, il freddo da incomprensione, il dolore di pancia per paura, la ferita che sanguina e brucia più a causa del chi l’ha causata che per lo sgambetto in sé. La discriminante alla fine per Gesù è: “chi mi riconoscerà…”.
I dettagli nascosti
Se riconosci i dettagli nascosti, come quel nodo (“ciò che è fatto nelle tenebre” che però è impastato di luce) non hai più bisogno di rassicurazioni (“tutto sarà svelato”) e non hai più paura di niente (“voi valete di più!”). Forse non è Gesù che è criptico ma siamo noi a fare fatica a riconoscere i nodi fatti da lui e da chi ci ama. A noi sembrano cose da nulla come un passero che vola via, poi anneghiamo nella paura per ansia di mancanza. E facciamo con la realtà come per la caduta dei capelli: per non ammettere una pelata si rasa tutto a zero. Dio si comporta come quel papà: non lo vediamo mai, non ci parliamo, ma lui fa ogni giorno un nodo sull’angolo del lenzuolo della nostra vita per farci rendere conto che se hai una carezza da dare è meglio donarla subito, perché non si sa mai: pensi di farlo dopo e poi se-ma-però e poi fai altro e poi ti dimentichi e poi è tardi e poi resta impigliata tra le tue dita insieme al tuo rimpianto.