«Allora Sara disse: “Motivo di lieto riso mi ha dato Dio: chiunque lo saprà sorriderà di me!”» (Genesi 21,6). Isacco, il figlio della promessa, è conferma e prova visibile di tale dono: è il regalo di Dio ad Abramo e Sara quando ormai sono vecchi, è il segno di Dio che dona il sorriso; con il suo nome, Isacco, vuole indicarci che anche il nostro Dio – spesso rappresentato serio o addirittura adirato – è un Dio che sa sorridere e che porta il sorriso alle sue creature preferite: noi uomini.
L’identità tra promessa e sorriso
Quasi il redattore della Genesi, con questo passaggio, avesse voluto sottolineare una certa identità tra promessa e sorriso, tra l’alleanza e un segno esteriore di una gioia intima.
Perché il sorriso è un segno di gioia, della gioia che si possiede, che si riceve, che si scambia, che si offre. Invece spesso sappiamo solamente ridere per una barzelletta, per una battuta; abbiamo dimenticato che cosa sia invece il sorriso, che non nasce da qualcosa che viene da fuori, ma da dentro di noi.
Ognuno si è costruito maschere
Ognuno si è ormai costruito maschere che si mette sul volto prima di uscire tra la gente e di porsi in relazione con gli altri. Siamo incupiti e tristi, infelici e insoddisfatti; vanno di moda le lamentele, i talk show di denuncia, i servizi televisivi che trasmettono situazioni tristi, che mostrano persone arrabbiate, in continua contesa con gli altri, con ciò che accade, con se stessi, con Dio. Esiste quasi un atteggiamento un po’ masochistico, come di chi vuole farsi del male, a sé e agli altri, generando così un senso di precarietà e di insicurezza, di diffidenza e di tensione.
Il fascino di chi sa sorridere
Sarebbe bello, invece, incontrare persone cordiali, che vogliano esprimere benevolenza partendo dall’espressione del viso, che comunica con il sorriso cortesia e simpatia. Anche se non vogliono mostrarlo, pure le persone che sembrano “dure” in realtà sentono un bisogno di carezze, di sentirsi accettati e benvoluti. E allora siamo naturalmente orientati verso chi ispira tranquillità, chi sembra in armonia con il mondo, chi appare disponibile verso il prossimo. In poche parole, siamo affascinati da chi sa ancora sorridere.
Lavorare con il sorriso
Se è così, ciò che vorremmo incontrare negli altri potremmo imparare a esprimerlo: potremmo impegnarci a comunicare non solamente con le parole o i gesti, ma anche con il sorriso. Potremmo imparare a salutare con il sorriso, a rispondere sempre e comunque con il sorriso, ad affrontare le questioni, anche quelle conflittuali, con il sorriso, a fare domande, a ringraziare, a chiedere, ad ascoltare con il sorriso; ad iniziare una discussione, e a terminarla, con il sorriso, ad andare tra la gente con il sorriso, a lavorare con il sorriso, a stare in mezzo agli altri, ma anche da soli, con il sorriso; a pensare, a meditare, a riflettere sorridendo dentro di noi; a pregare con il sorriso, a vivere la carità con il sorriso, a sorridere quando parliamo con Dio. E ad essere cristiani con il sorriso.
Un segno distintivo di appartenenza alla Chiesa
Il sorriso, dunque, deve essere un segno distintivo della nostra appartenenza alla Chiesa: deve esprimere, prima delle parole e dei gesti concreti, la gioia che è in noi quando ci mettiamo a disposizione degli altri, quando cerchiamo di camminare lungo la strada verso la santità che il Signore ci ha predisposto. Talvolta è indispensabile la serietà del volto, ma molto più spesso deve essere il sorriso a dichiarare la nostra disponibilità all’ascolto, al dialogo, alla comprensione, alla costruzione di una relazione positiva e feconda.
Un segno di leggerezza emotiva
Che differenza tra una richiesta accompagnata da un sorriso e quella formulata in maniera troppo seria o impersonale; che differenza tra un gesto di aiuto compiuto sorridendo e un’azione senza sorriso. Il sorriso è segno di leggerezza emotiva che non banalizza o rimpicciolisce i problemi o le difficoltà, non riduce le differenze o i contrasti, ma induce ad allentare la tensione in chi lo mostra e suscita in chi lo riceve atteggiamenti simili.
Il sorriso è contagioso
Perché il sorriso è contagioso, il sorriso costruisce amicizie, rende meno faticose le strade in salita e più veloci quelle in discesa, riesce a limare gli angoli e a raddrizzare
i percorsi troppo tortuosi. Il sorriso è dono del Signore e segno evidente e concreto del suo essere in noi; il nostro piccolo sorriso deve brillare come una minuscola scintilla dell’eterno e gioioso sorriso di Dio.