Oggi siamo a Roma. Vi porteremo all’interno di sei chiese “natalizie” partendo dalla Stazione Termini. Tutte le altre chiese le lasciamo alla vostra scoperta.
Prima tappa
Una delle chiese più caratteristiche e affascinanti a pochi passi dalla stazione Termini è sicuramente la Basilica di Santa Maria Maggiore, una delle ex quattro chiese patriarcali di Roma (oggi basiliche papali) che rappresentavano simbolicamente il patriarcato di Roma. La Basilica di Santa Maria Maggiore rappresentava per l’appunto il patriarcato di Antiochia ed è una delle chiese più antiche di Roma, anche se non si direbbe soffermandosi su questa “maschera” esterna in stile Barocchetto, ma al suo interno custodisce uno dei cicli musivi più antichi e meglio conservati della città eterna risalenti al V sec d.c,.
I mosaici ci raccontano il ciclo di storie del Vecchio Testamento come: storie di Abramo, Isacco, Mosè e altri personaggi che precedono la venuta di Cristo. Si tratta probabilmente del primo ciclo figurativo apparso in una chiesa romana. Storie che presentano caratteri stilistici legati alla pittura tardo antica, come: ombreggiature, sfumature con passaggi di colore graduali, realistica raffigurazione dello spazio e dei volumi, macchie di colore, fondo cangiante in relazione al contrasto con le figure – il tutto per dare una lettura quanto più agevole possibile e quindi istruire le masse.
La chiesa è nota anche come “basilica Liberiana“, con riferimento al Papa Liberio; si dice che sia stata proprio la Madonna stessa ad ispirare il papa apparendogli in sogno e suggerendo il luogo adatto alla costruzione della basilica. Fu così che la mattina del 5 agosto un’insolita nevicata imbiancò l’Esquilino e papa Liberio avrebbe tracciato nella neve il perimetro della basilica. Non sappiamo se effettivamente il 5 agosto nevicò sull’Esquilino ma ad ogni modo in questa data, ogni anno si ricorda la Nostra Signora della Neve e avviene la rievocazione del cosiddetto “miracolo della nevicata“. Durante la celebrazione della S. Messa al mattino e del Vespro alla sera, viene a scendere dal centro del soffitto a cassettoni in corrispondenza della cripta dell’altare una cascata di petali bianchi, che richiama una nevicata, evento questo da non confondere con la pioggia di petali rossi del Pantheon.
Seconda Tappa
Uscendo dalla Basilica di Santa Maria Maggiore basterà attraversare la piazza, e nascosta tra palazzi moderni troverete la Basilica di Santa Prassede, chiesetta meno appariscente della basilica di Santa Maria Maggiore, ma sicuramente altrettanto suggestiva per un altro ciclo musivo di qualche secolo successivo a quello della basilica Liberiana.
Santa Prassede è leggermente più “giovane” di Santa Maria Maggiore come fondazione, così come i suoi mosaici che sono molto diversi visti nella basilica Liberiana, dove la narrazione lineare quasi “fumettistica” viene sostituita da una narrazione più stilizzata e simbolica, segno di un nuovo modo di istruire non per racconto ma per simboli, dogmi e gerarchie ben definite che prima erano più sfumate e sicuramente meno percepibili nel racconto globale.
Tra i vari santi è possibile riconoscere anche Santa Prassede e il papa che ha voluto questo ciclo musivo, Pasquale I (con l’aureola quadrata, perché ancora vivo quando furono completati i lavori). In questa chiesa è possibile ammirare un altro capolavoro del IX secolo d.c., il Sacello di San Zenone.
Terza Tappa
Uscendo dalla Basilica di Santa Prassede potete avventurarvi nel Rione Monti e magari approfittare di uno dei nostri tour arte cibo e artigianato tipico oppure proseguendo potete proseguire lungo via Merulana, strada che collega la basilica di Santa Maria Maggiore alla cattedrale di Roma, San Giovanni in Laterano. Questa strada segue il tracciato della cinquecentesca via Gregoriana tracciata dal papa Gregorio XIII e poi prolungata da papa Sisto V per offrire un adeguato scenario a processioni e cortei pontifici tra Santa Maria Maggiore, San Giovanni in Laterano, la Scala Santa e la Basilica di Santa Croce in Gerusalemme. Probabilmente questa strada è famosa anche per un altro motivo, perché qui Carlo Emilio Gadda ambientò il suo celebe romanzo thriller Quer pasticciaccio brutto de via Merulana del 1946.
Prima di arrivare a San Giovanni in Laterano, chiesa sede del Vescovo di Roma che poi sarebbe sempre il papa anche se al suo posto c’è un vicario, potrete notare diversi monumenti antichi e moderni come l’Auditorium di Mecenate, anche se in realtà si tratta di un ninfeo, un edificio che faceva parte degli Horti Maecenatis e che risale alla creazione della villa, I sec a.C. Inoltre in più punti è possibile riconoscere le arcate neroniane dell’Aqua Claudia, che portava l’acqua sul Celio e sul Palatino. Siamo di fronte ai resti di uno dei più importanti acquedotti del mondo antico capace di portare 2.211 litri al secondo, anche se c’è da dire che gran parte della sua portata era depotenziata da erogazioni intermedie e delle intercettazioni abusive, e quindi la sua reale potata probabilmente era vicino ai 1.100 litri al secondo.
Quarta tappa
Alla fine di via Merulana vi troverete di fronte il monumentale Obelisco Lateranense, uno dei tredici obelischi antichi di Roma (pochi sanno che la città eterna possiede il maggior numero di obelischi al mondo, più dell’Egitto; se volete saperne di più leggete il nostro precedente articolo sugli obelischi di Roma). L’altezza dell’Obelisco Lateranense è di 32,18 metri, e con il basamento raggiunge i 45,70 metri, rendendolo di fatto il secondo obelisco monolitico più alto del mondo dopo quello di Washington, ma sicuramente l’obelisco antico più alto del mondo, infatti fu realizzato all’epoca dei faraoni Tutmosis III e Tutmosis IV, nel XV secolo a.C. e questo lo rende anche l’obelisco più antico di Roma.
Lasciando la Piazza di San Giovanni in Laterano si può costeggiare il monumentale Palazzo Lateranense, si tratta della precedente residenza ufficiale dei Pontefici, che lo hanno abitato per più di mille anni, fino al 1300. Il palazzo fu costruito sui resti del Patriarchio Costantiniano e prende il nome dai proprietari originali, la famiglia Romana dei Plauzi Laterani che tra i suoi membri annovera Lucio Sestio Laterano, il primo plebeo romano a raggiungere la carica di console.
Quinta tappa
Il Palazzo Laterano è circondato a su volta da diversi monumenti che si ricollegano al precedente Patriarchio come la Scala Santa e la Cappella Papale detta Sancta Sanctorum. La Scala Santa custodisce al suo interno la scala originale che Gesù dovette salire per raggiungere l’aula dove fu interrogato da Ponzio Pilato. Secondo una leggenda di origine medievale si pensa questa scala percorsa da Gesù sia stata trasportata a Roma da Sant’Elena Imperatrice, madre di Costantino I, l’imperatore che concesse la libertà di culto ai cristiani nel 313.
La Scala Santa è composta da un insieme di 28 gradini di marmo bianco rivestiti da una protezione di legno, affiancata da altre quattro rampe di scale ai lati della Scala Santa, tutte culminano di fronte alla cappella di San Lorenzo in Palatio, detta Sancta Sanctorum, cioè la cappella privata del papa, fino agli inizi del XIV secolo. Questa cappella era molto importante nel periodo medievale, con una rilevanza pari a quella della Cappella Sistina in Vaticano. Al suo interno infatti erano custodite tantissime reliquie e tra queste la Pala d’Altare della Cappella Papale, l’Acheropita Lateranense. La parola deriva dal greco e significa letteralmente “non fatto da mano umana“; infatti, secondo la leggenda, Maria e i discepoli chiesero a Luca un ritratto di Cristo (il loro maestro), naturalmente Luca fu molto lusingato dalla richiesta e non vedeva l’ora di iniziare il suo lavoro, ma alla fine il santo non fece in tempo ad iniziare il dipinto poiché lo trovò già finito per mano degli angeli.
Sesta Tappa
L’ultima tappa è in Piazza 1 Maggio dove viene organizzato ogni anno, per l’appunto il primo maggio, il Concertone per la festa dei Lavoratori che ha come scenografia le mura Aureliane e la facciata della Basilica di San Giovanni in Laterano, la cattedrale di Roma e che rappresentava per l’appunto il patriarcato di Roma.
La Basilica di San Giovanni in Laterano ha avuto una storia molto travagliata nel corso dei secoli; calamità naturali, incendi e incuria hanno portato spesso a restauri e vere e proprie ricostruzioni, una di queste subito dopo un fatto che oggi potrebbe apparire assurdo, il Processo al Papa cadavere. Noto anche come Concilio Cadaverico, è il nome attribuito al processo per sacrilegio istruito post mortem a carico di papa Formoso nel 897, su decisione di papa Stefano VI. Il corpo del pontefice fu riesumato, sottoposto a un macabro interrogatorio e quindi a esecuzione postuma dopo essere stato formalmente giudicato colpevole. Secondo le descrizioni, al colpevole vennero strappati i paramenti, tagliate le tre dita della mano destra usate per benedire, gettato il cadavere fuori dall’aula e trascinato per le vie fra le urla della plebaglia, prima di essere gettato nel Tevere.
A chiudere la piazza si staglia la grande statua che ritrae San Francesco d’Assisi e i Francescani seguaci che lo accompagnarono a Roma ad incontrare papa Innocenzo III (1198-1216) per il riconoscimento della Regola, e, più in generale rappresentano tutti i suoi discepoli spirituali. Mentre oltre le spalle del “poverello di Assisi”si intravede la chiesa di Santa Croce in Gerusalemme con le sue reliquie collegate alla passione di Cristo posta praticamente ai limiti della vecchia città di Roma. (Romaguidetour).