“Bernardo operatore di pace”, ha ricordato Papa Francesco durante l’udienza di stamane nella Sala Clementina alle delegazioni della Diocesi di Aosta e della Congregazione dei Canonici del Gran San Bernardo, ricevute al termine dell’Anno giubilare dedicato al centenario della proclamazione di San Bernardo d’Aosta Patrono degli alpinisti, dei viaggiatori e degli abitanti delle Alpi, come pure al nono centenario dalla Canonizzazione e al primo millennio dalla sua nascita.
“L’episodio emblematico, in proposito, è il suo viaggio a Pavia, già malato, per cercare di convincere l’Imperatore Enrico IV a desistere dal proposito di far guerra a Papa Gregorio VII”, ha rivocato il Pontefice.
“Fu un viaggio che gli costò la vita. Sarebbe infatti morto poco tempo dopo il ritorno”, ha proseguito. “Come sappiamo, il suo tentativo non ebbe successo. Ciò però lo rende ancora più nobile ai nostri occhi, perché ce lo mostra impegnato in un’impresa delicata e incerta, al di là di qualsiasi garanzia di riuscita. Promuovere la pace, senza scoraggiarsi, neanche di fronte agli insuccessi. E quanto c’è bisogno anche adesso di questo coraggio!”, ha sottolineato Francesco.
Il Papa ha quindi concluso il suo discorso, “visto che alcuni di voi sono guide alpine e maestri di sci”, ricordando “il vostro Santo Patrono attraverso due simboli della montagna: la piccozza e la cordata”. La piccozza di San Bernardo, ha osservato, “è stata la Parola di Dio, con cui ha saputo scalfire anche gli animi più freddi e induriti”; la sua cordata “è stata la comunità, con cui ha camminato – e aiutato altri a camminare – anche lungo i sentieri rischiosi, per giungere alla meta”. “Auguro a tutti di percorrere cammini belli come il suo, tra le alte montagne, ma soprattutto cammini dentro il cuore”, ha aggiunto Francesco.
L’udienza con i tecnici e partners della Fabbrica di San Pietro
“La vostra visita attesta la laboriosità con la quale state avviando nuovi progetti e collaborazioni a beneficio della Basilica di San Pietro. Sono stato l’altro giorno a vedere, è meraviglioso quello che fate”. Lo ha detto Papa Francesco ricevendo stamane in udienza nella Sala del Concistoro i tecnici e partners della Fabbrica di San Pietro.
“Questa casa di preghiera per tutti i popoli – ha osservato – è stata affidata a noi da quanti ci hanno preceduto nella fede e nel ministero apostolico. Perciò è un dono e un compito prendercene cura, in senso sia spirituale sia materiale, anche attraverso le tecnologie più recenti”.
Il Pontefice si è augurato che la Basilica di San Pietro “sia per tutti i visitatori luogo vivo di fede e di storia, dimora ospitale, tempio d’incontro con Dio e con i fratelli che giungono a Roma da ogni parte del mondo. Tutti, proprio tutti devono sentirsi accolti in questa grande casa: chi ha fede e chi cerca la fede; chi viene per contemplare le tante bellezze artistiche di Roma e chi vuole decifrarne i codici culturali”.
Secondo Francesco, “i lavori in progetto dovranno avere lo stesso scopo: accompagnare gli uomini e le donne di oggi;sostenere il loro cammino di discepoli”. Il Papa ha quindi lasciato “tre criteri, che guidino la vostra opera: l’ascolto della preghiera, lo sguardo della fede, il tatto del pellegrino.
Siano questi sensi, al contempo corporei e spirituali, a ordinare con intelligenza le iniziative da compiere”.
Ha quindi incoraggiato “l’impegno della Fabbrica e dei suoi collaboratori nell’adozione di tecnologie che favoriscano non solo una partecipazione interattiva delle persone, ma soprattutto la loro consapevolezza del luogo sacro, che è spazio di meditazione”.
In secondo luogo, ha esortato a “usare gli strumenti all’avanguardia con stile missionario, non turistico, senza cercare l’attrattiva di effetti speciali, bensì investendo in nuovi mezzi per raccontare la fede della Chiesa e la cultura che essa ha plasmato”.
Infine, ha aggiunto, “nel corso dei secoli, l’arte scultorea, pittorica e architettonica sono state messe a servizio del popolo di Dio utilizzando le migliori tecnologie del tempo. I nostri predecessori hanno operato meravigliosamente! Ogni nuovo progetto sia in continuità col medesimo intento pastorale”.
Secondo Papa Francesco, “c’è un’altra opera d’arte che si svolge nella Basilica, nascosta: i confessori”. Il Pontefice lo ha detto parlando ‘a braccio’ durante l’udienza nella Sala del Concistoro ai tecnici e partners della Fabbrica di San Pietro”.
“Per favore, che ci siano sempre, a portata di mano, i confessori – ha chiesto -. La gente va, sente qualcosa, anche i non cristiani si avvicinano per chiedere una benedizione… In questo mondo così artistico e bello, c’è anche l’arte della comunicazione personale”. “E per favore, dite ai confessori di perdonare tutto, tutto! Tutto va perdonato – ha detto ancora il Papa -. Il Signore vuole questo e non fare discorsi: ‘Tu devi…’. No, niente ‘devi’. Ti perdono e vai avanti, con il Signore”.
“Perdonare, non tanto predicare – ha ribadito -; qualche parola si deve dire, ma perdonare; che nessuno vada fuori [senza benedizione]. Anche quelli che non sono cristiani, mi dicono i confessori che tante volte sono musulmani o di altre religioni, si avvicinano a chiedere una benedizione”. “Date la benedizione sempre a tutti, e coloro che vogliono confessarsi, perdonare tutti, tutti, tutti!”, ha concluso Francesco.
L’udienza con i membri del Catholic Philanthropy Network (Fadica)
“Sono particolarmente grato del sostegno che date agli uffici della Santa Sede, che cercano di discernere i segni dei tempi e di aiutare la Chiesa universale a rispondere con sapienza, carità e lungimiranza ai bisogni e alle sfide del presente. Al tempo stesso, vi ringrazio per il vostro silenzioso appoggio a tante iniziative che arricchiscono la vita e l’apostolato della Chiesa negli Stati Uniti. Grazie, grazie tante”. Così il Papa si è rivolto stamane ai membri del Catholic Philanthropy Network (Fadica) ricevuti in udienza nella Sala dei Papi, in occasione del loro pellegrinaggio e simposio a Roma.
“Recentemente, come sapete – ha ricordato Francesco -, la Chiesa è stata impegnata in un processo di riflessione sulla sua natura di comunità ‘sinodale’, fondata sulla nostra comune dignità di battezzati e sulla corresponsabilità per la sua missione; e questo mentre affrontiamo un momento di cambiamento epocale, con le sue conseguenze per il futuro della famiglia umana”.
“Come ‘rete’ – ha aggiunto il Pontefice -, Fadica è di sua natura sinodale, contando sulla comune visione, dedizione e cooperazione di tante persone, tante famiglie e fondazioni”.
“Vi chiedo che questo spirito di solidarietà e di generoso interesse per gli altri sia sempre nutrito da un senso di gratitudine per gli abbondanti doni che il Signore ci ha elargito, e da una sempre più viva esperienza del potere trasformante del suo amore – ha concluso -. Perché l’amore trasforma sempre, cambia le cose, trasforma”.
L’udienza con i membri della Chiesa orientale ortodossa
“Questo è certamente un giorno di gioia nella lunga storia delle nostre Chiese, perché è la prima volta che il Santo Sinodo della venerabile Chiesa Siro-malankarese Mar Thoma visita la Chiesa di Roma per scambiare l’abbraccio di pace con il Vescovo”. Così Papa Francesco si è rivolto ai membri della Chiesa orientale ortodossa ricevuti in udienza in Vaticano. Il Pontefice ha sottolineato come la Chiesa erede della tradizione siriaca dei cristiani di San Tommaso si definisca “giustamente una ‘Chiesa ponte’ tra Oriente e Occidente” e come in questi ultimi anni si siano sviluppate “nuove relazioni tra le nostre Chiese”.
“Questi nostri contatti hanno portato all’avvio di un dialogo ufficiale – ha ricordato -: il primo incontro si è tenuto lo scorso dicembre in Kerala e il prossimo avrà luogo tra qualche settimana. Mi rallegro per l’inizio di tale dialogo, che affido allo Spirito Santo e che spero possa affrettare il giorno in cui potremo condividere la stessa Eucaristia”.
Il Papa, dopo aver evocato il recente Sinodo sulla sinodalità, ha evidenziato che “sinodalità ed ecumenismo sono inseparabili anche perché entrambi hanno come obiettivo una migliore testimonianza dei cristiani”. Tuttavia, ha aggiunto, “la missione non è solamente il fine del cammino ecumenico, ne è anche il mezzo”. Francesco si è detto “convinto che lavorare insieme per testimoniare Cristo Risorto sia il modo migliore per avvicinarci”. Per questo, “come ha proposto il nostro recente Sinodo, mi auguro che un giorno si possa celebrare un Sinodo ecumenico sull’evangelizzazione, tutti insieme”. “E questo Sinodo – ha concluso – sarà per garantire, per pregare, per riflettere e impegnarsi insieme per una migliore testimonianza cristiana, ‘affinché il mondo creda’”.
Foto: Vatican Media