”Fa ancora paura il ‘genio’ femminile” nella Chiesa? Se lo chiede, con un interrogativo tutt’altro che aperto, Gian Franco Svidercoschi, decano dei vaticanisti, nell’ultimo libro edito da Rubbettino “L’altro Francesco”.
Il libro
I retroscena di un pontificato scomodo’ nel quale racconta senza veli un pontificato decisamente controcorrente; volutamente provocatorio ma anche per questo divisivo. Ripercorrendo dunque il ‘pontificato rivoluzionario’, Svidercoschi affronta anche la questione legata alle donne nella Chiesa. ”Era stato uno dei risultati più eclatanti del Vaticano II – scrive -: l’aver sanzionato la fine del secolare stato di minorità dei laici, in particolare delle donne, e il riconoscimento delle loro responsabilità nella Chiesa, dei loro carismi, delle loro competenze specifiche. Ma poi, passata l’esplosione iniziale del post-Concilio, l’effervescenza laicale aveva perduto di vivacità, di iniziativa”. Poi l’arrivo del Papa argentino. ”Per potere operare qualche rinnovamento – scrive Svidercoschi – Francesco ha agito da solo, d’autorità. Ha modificato il Codice, comunque solo per confermare ufficialmente quello che le donne facevano da decenni nel servizio di trasmissione della fede, in quello all’altare, alla Parola, alla carità e all’accoglienza…Il Papa ha anche inserito, ma con il contagocce, alcune laiche e religiose in posti di responsabilità in Vaticano”. Fino a quello che Svidervoschi definisce il ‘colpo grosso’, con l’inserimento- nel recente Sinodo dei Vescovi sulla sinodalità – 70 membri non Vescovi la metà dei quali donne, laiche, religiose, tutti con diritto di voto. ”Subito – scrive Svidercoschi – precisando che non per questo ‘viene intaccata la natura episcopale del Sinodo’ è che i membri laici vengono scelti dal Papa su un elenco delle Conferenze episcopali”.
Gli ostacoli
Da qui le perplessità del decano dei vaticanisti: ”Senza sminuire il coraggio di Francesco viene qualche perplessità a constatare i tanti ostacoli che questi cambiamenti- così distanziati nel tempo, sempre ben circoscritti – devono superare. Al punto – ecco il tarlo – da sembrare e specialmente quelli che riguardano le donne, delle concessioni. E non come aveva proclamato il Concilio qualcosa che spetta a tutti i cristiani in forza del comune battesimo e dell’eguale chiamata all’agosto lato e alla santità ”. La conclusione è tranciante: ”Se questa è la situazione a sessant’anni dal Vaticano II, se i doni carismatici continuano ad essere mortificati rispetto a quelli gerarchici, se il ‘genio’ femminile fa ancora così fatica ad essere riconosciuto, allora non avevano torto quegli illustri canonisti a chiedersi se nella Chiesa i diritti dei fedeli fossero davvero tutelati”.