Prato dalla Valle e il sagrato della basilica di Santa Giustina a Padova si sono riempiti con più di 8 mila persone venute da tutta la Regione per dare l’ultimo saluto a Giulia Cecchettin, uccisa dall’ex fidanzato Filippo Turetta. Tantissimi i giovani e giovanissimi presenti, molti con gli occhi rossi, altri stretti l’uno all’altro. Il feretro è transitato nella navata accompagnato dal padre Gino, dal fratello e dalla nonna, assieme ad altri parenti. La sorella Elena è entrata invece da un lato, assieme a un’amica.
L’omelia
Occorre cambiare la cultura che porta a compiere atti di abuso e sopraffazione. Lo ha detto monsignor Claudio Cipolla, vescovo di Padova, nell’omelia dei funerali di Giulia Cecchettin. “Insegnaci, Signore, la pace tra generi, tra maschio e femmina, tra uomo e donna. Vogliamo imparare l’amore e vivere nel rispetto reciproco, cercando anzi il bene dell’altro nel dono di noi stessi. Non possiamo più consentire atti di sopraffazione e di abuso; per questo abbiamo bisogno di concorrere per riuscire a trasformare quella cultura che li rende possibili”, è l’appello del vescovo risuonato nella basilica di Santa Giustina. Poi si è rivolto ai giovani: “Forse voi giovani potete osare di più rispetto al passato: avete a disposizione le università e gli studi, avete possibilità di incontri e confronti a livello internazionale, avete più opportunità e benessere rispetto a 50 anni fa. Nella libertà potete amare meglio e di più: questa è la vostra vocazione e questa può e deve diventare la vostra felicità!”.
Il sorriso di Giulia
Il sorriso di Giulia mancherà al papà Gino, alla sorella Elena e al fratello Davide e a tutta la sua famiglia; mancherà agli amici ma anche a tutti noi perché il suo viso ci è divenuto caro”. Lo ha detto il vescovo di Padova, monsignor Claudio Cipolla, nell’omelia dei funerali di Giulia Cecchettin che si celebrano nella Basilica di Santa Giustina a Padova. “Custodiamo però la sua voglia di vivere, le sue progettualità, le sue passioni. Le accogliamo in noi come quel germoglio di cui parla il profeta. Perché desideriamo insieme attendere la fioritura del mondo nel quale finalmente anche i nostri occhi saranno beati”, ha sottolineato il vescovo. “Non avremmo voluto vedere quello che i nostri occhi hanno visto né avremmo voluto ascoltare quello che abbiamo appreso nella tarda mattinata di sabato 18 novembre. Per sette lunghi giorni abbiamo atteso, desiderato e sperato di vedere e sentire cose diverse. Ed invece ora siamo qui, in molti, con gli occhi, anche quelli del cuore, pieni di lacrime e con gli orecchi bisognosi di essere dischiusi ad un ascolto nuovo” ha detto ancora il vescovo di Padova, affermando che servono ora “parole e gesti di sapienza che ci aiutino a non restare intrappolati dall’immane tragedia che si è consumata, per ritrovare anche solo un piccolo spiraglio di luce”. Dal dolore ora è necessario costruire però un sentimento positivo: “La conclusione di questa storia lascia in noi amarezza, tristezza, a tratti anche rabbia ma quanto abbiamo vissuto ha reso evidente anche il desiderio di trasformare il dolore in impegno per l’edificazione di una società e un mondo migliori, che abbiano al centro il rispetto della persona (donna o uomo che sia) e la salvaguardia dei diritti fondamentali di ciascuno, specie quello alla libera e responsabile definizione del proprio progetto di vita”, ha detto Cipolla sottolineando che “questo impegno è indispensabile non solo per garantire qualità di vita al singolo individuo ma anche per realizzare quei contesti sociali e quelle reti in cui le persone siano valorizzate in quanto soggetti in grado di dare un contributo originale e creativo”. Nella libertà potete amare meglio e di più: questa è la vostra vocazione e questa può e deve diventare la vostra felicità!”, ha continuato il vescovo di Padova. “L’amore non è un generico sentimento buonista, quindi. Non si sottrae alla verità, non sfugge la fatica di conoscere ed educare se stessi. E’ empatia che genera solidarietà, accordo di anime e corpi nutrito di idealità comuni, compassione che nell’ascolto dell’altro trova la via per spezzare l’autoreferenzialità e il narcisismo”, ha aggiunto il vescovo.
Il pensiero per Filippo
Nel giorno del dolore per i funerali di Giulia Cecchettin, il vescovo di Padova, monsignor Claudio Cipolla, rivolge un pensiero anche a Filippo Turetta, in carcere con l’accusa di avere ucciso la sua ex fidanzata.
“Chiediamo la pace del cuore anche per Filippo e la sua famiglia”, ha detto il vescovo nell’omelia. “Il nostro cuore cerca tenerezza, comprensione, affetto, amore. La pace del cuore è pace con se stessi, con il proprio corpo, con la propria psiche, con i propri sentimenti soprattutto quelli che riguardano il senso delle azioni che compiamo e il senso della vita”, ha sottolineato il vescovo aggiungendo che “il nostro cuore è il luogo dove il Vangelo e la Pasqua di Gesù di Nazareth bussano con delicatezza pronti a dispiegare la loro forza umanizzante”.
Le parole del papa’
“Cara Giulia è il momento di lasciarti andare, salutaci la mamma. Impareremo a danzare sotto la pioggia. Grazie per questi 22 anni”. Così Gino Cecchettin concludendo il suo messaggio durante i funerali della figlia. “Che la memoria di Giulia ci ispiri a lavorare insieme contro la violenza, che la sua morte sia la spinta per cambiare”. “Il femmincidio è spesso il risultato di una cultura che svaluta la vita donne, vittime di coloro che avrebbero dovuto amarle; invece sono state vessate, costrette a lunghi periodi di abusi, fino a perdere la loro libertà, prima di perdere anche la vita. Come può accadere tutto questo. Com’è può essere successo a Giulia?”. E’ la riflessione di Gino Cecchettin, durante il messaggio ai funerali della figlia. “Ci sono tante responsabilità – ha aggiunto – ma quella educativa coinvolge tutti. Mi rivolgo per primi agli uomini: per primi dobbiamo dimostrare di essere agenti di cambiamento, contro la violenza di genere”.
Una giovane donna
“Mia figlia Giulia era proprio come l’avete conosciuta, una giovane donna straordinaria, allegra e vivace, mai sazia di imparare. Ha abbracciato la responsabilità della gestione familiare dopo la prematura perdita della sua amata mamma.”, ha aggiunto. “Io ti amo tanto, e anche Elena e Davide di adorano, Io non so pregare, ma so sperare. Voglio sperare insieme a te a alla mamma, e a tutti voi qui pressenti, che tuita questa pioggia di dolore fecondi il terreno delle nostre vite, e un giorno possa germogliare, e produca il suo frutto di amore, di perdono, e di pace. Addio Giulia, amore mio””, ha concluso Gino Cecchettin, dopo aver letto il suo messaggio di addio alla figlia, durante i funerali a Padova.
Il saluto della sorella
“Guardo il cielo e ti vedo in mezzo alle stelle, che fai a metà di un gelato con la mamma. Prima o poi ci rivedremo, lo prometto, ma fino a quel momento so che sarai con me, perché sei il mio angelo custode, perché in fin dei conti lo sei sempre stato”. E’ il saluto di Elena alla sorella Giulia Cecchettin, durante il momento di preghiera nella chiesa di Saonara.
L’uscita del feretro
Il feretro bianco di Giulia Cecchettin, con le rose dello stesso colore posate sopra, è uscito dalla basilica di Santa Giustina di Padova alle ore 12.15, accompagnato dai familiari, con un fiocco rosso contro la violenza di genere appuntato sul cappotto, dai sacerdoti e dalle autorità . Fuori, l’applauso degli oltre 8 mila presenti, che hanno affollato il sagrato e Prato dalla Valle per portarle l’ultimo saluto, seguendo il funerale dai due maxi schermi. Grande la commozione delle persone che non hanno trattenuto lacrime dopo il discorso finale del padre Gino Cecchettin. Campanelli agitati e urla per ‘fare rumore”.