«Come Chiesa dobbiamo stare attenti a non fare passi indietro a livello di comunicazione dell’accoglienza». È l’appello di padre Alberto Maggi dopo la nuova puntualizzazione di Leone XIV sul tema famiglia: ieri il Papa ha precisato che «il matrimonio è il canone del vero amore tra l’uomo e la donna». Religioso dell’Ordine dei Servi di Maria, teologo 79enne, dal 1995 Maggi dirige il Centro Studi biblici Giovanni Vannucci a Montefano, in provincia di Macerata, dove la prima domenica di ogni mese organizza incontri sul Vangelo, a cui partecipano centinaia di persone che arrivano da tutta Italia e dall’estero. In particolare, «ho sempre accolto chi si sente escluso e ferito dalla Chiesa. Tantissime persone omosessuali e transgender»
Che cosa pensa delle varie sottolineature di Papa Prevost sul tema famiglia?
«Non è mia intenzione correggere le parole del Pontefice, ci mancherebbe. In generale, credo che come Chiesa dobbiamo stare attenti a non fare passi indietro a livello di messaggio d’accoglienza. Questo vale sempre, non mi riferisco solo a Leone XIV, che ha appena iniziato il pontificato. Nei Vangeli troviamo un sguardo liberante della famiglia».
«Gesù libera la famiglia dai “ricatti sociali” che ne bloccano la maturazione. L’obiettivo è, e deve essere sempre, aiutare ogni persona ad accedere alla pienezza di vita cui è chiamata. Nei Vangeli, famiglia vuol dire comunità accogliente. Non è una questione di dottrina, che non è in discussione, ma di mentalità. La direzione deve continuare a essere quella di una Chiesa aperta concretamente a tutti».
Come si concilia il richiamo alla famiglia «tradizionale» con la dichiarazione «Fiducia supplicans» del Dicastero per la Dottrina della Fede che consente di benedire coppie omosessuali?
«Papa Leone è chiamato ad affrontare la grande sfida dell’equilibrio tra la difesa della sacralità del matrimonio fra uomo e donna e l’accoglienza delle persone gay. E tra le anime ecclesiastiche in contrasto su questi temi. D’altronde, la vitalità della Chiesa sta proprio nel “ruolo” che Gesù affida – nel Vangelo di Giovanni – allo Spirito: “Vi guiderà alla verità tutta intera”. Non si tratta di prevedere il futuro, ma di comprendere sempre più a fondo il messaggio di Dio, che è innanzitutto Padre. E più la comunità dei suoi figli diventa umana più la Parola di Cristo risplende, diventa chiara e attuale».
Che cosa intende con «diventare umana»?
«Lo Spirito è garanzia di una Chiesa capace di rispondere alle novità della storia. Perché l’umanità cambia: si modificano i modelli relazionali, le strutture sociali, le sensibilità. Di fronte a questi cambiamenti, la Chiesa non deve avere paura, ma porsi in ascolto. Ha lo Spirito che la rende viva, creativa, profetica. Il pericolo è quando, spaventata, la Chiesa si rifugia in vecchie risposte a domande nuove. Quando lo fa, le persone non ascoltano».